domenica 6 maggio 2007

Contro la storia contraffatta!

Sosteniamo la rivista STORIA VERITA', bimestrale di ricerca storica



Contrariamente alla prassi corrente, rinunciamo alla consueta 'illustrazione' dei contenuti di questo numero '45' di StoriaVerità' (testata giunta al suo dodicesimo anno di vita) in quanto riteniamo più opportuno – alla luce delle grandi sfide epocali che ci attendono – soffermarci brevemente sul significato e sugli obiettivi culturali che la nostra testata vanta e persegue. StoriaVerità è nata per colmare un vuoto e per combattere, con gli strumenti dell'intelletto e in virtù dell'amore per la libertà di espressione, la presunta (diciamo 'presunta' in quanto non reale) 'egemonia culturale' della Sinistra nel settore della storiografia, soprattutto quella riguardante l'epoca delle grandi ideologie, cioè il Novecento. Una 'presunta egemonia' (lo ripetiamo) che si è potuta imporre nell'immaginario collettivo del popolo italiano solo e soltanto grazie all'appoggio sistematico di soggetti politici e finanziari estremamente potenti e ben radicati nei centri di potere e nella finanza. Per decenni, la Sinistra istituzionale ha infatti lavorato con lo scopo, peraltro brillantemente conseguito, di creare una sorta di conformista monopolio della storiografia e del sapere in genere, negando nel contempo dignità culturale non soltanto ai ricercatori 'tradizionalisti', ma a tutti coloro i quali non condividevano determinati principi. In buona sostanza – grazie anche al completo e colpevole disinteresse manifestato, anche in questi ultimi anni di bipolarismo, dai partiti di Cen-tro-Destra – la Sinistra ha avuto buon gioco nel negare a più soggetti l'opportunità di esprimere liberamente e con cognizione di causa opinioni circa la storia intesa come genesi non del tutto casuale della specie umana. Non solo. Recentemente, certa Sinistra si è presa pure il lusso di esercitare una sorta di blanda e incompleta 'revisione' dei fatti relativi al secolo scorso, vedi ad esempio le foibe e gli eventi del 'triangolo rosso' emiliano: storie e temi in realtà da decenni a noi noti, ma sconosciuti al grande pubblico, tentando di darsi un'immagine più liberale ed aperta, ma agendo in realtà con il preciso scopo di addomesticare, attraverso un'accorta, misurata, ma molto disinvolta tecnica della 'parziale ammissione' (cioè storicamente contingentata) di realtà spaventose che, se analizzate con più cruda e radicale onestà intellettuale e politica, avrebbero smascherato una volta per tutte l'inconsistenza scientifica e la sostanziale falsità ideologica insite nell'indagine storiografica marxista o post marxista. Detto questo, riteniamo che StoriaVerità possa – nel suo piccolo - contribuire a ribaltare questo criterio o prassi di indagine mistificatorio, malato, oltre che inadeguato, dando spazio alla rivisitazione obiettiva, e quindi non conformista, di eventi che hanno determinato, nel bene e nel male, quei cambiamenti epocali ai quali stiamo assistendo e dei quali, purtroppo, molti italiani non sono ancora in grado di darsi una spiegazione logica: impossibilità determinata, come si è accennato, da decenni di disinformazione. Il tutto per offrire al lettore non certo soluzioni definitive, bensì opportunità di valutazione e scelta, e soprattutto strumenti che lo possano aiutare a decrittare il presente attraverso un'onesta, corretta e finanche severa rilettura e comprensione del passato. Il tutto, nella convinzione che il vero impegno non possa limitarsi ad una sorta di autocompiacimento di tipo elitario, ma ad una veritiera e sempre più ampia opera di divulgazione nel rispetto di valori che riteniamo tuttavia immutabili. Ciò che ci proponiamo è, infatti, la rivalutazione di un patrimonio culturale immanente, quello della Tradizione (cioè l'insieme di quelle credenze filosofiche basate essenzialmente sull'azione propositiva, sul senso di appartenenza comunitario e sulla commistione equilibrata tra culto del sacro e razionalità sulle quali l'Occidente ha creato le sue fortune) che tanto scherno, ma anche tanta paura suscita nei circoli 'progressisti' e 'relativisti' tanto ciecamente impegnati nella loro speculativa e massificatrice azione pedagogica da dimenticare il vero ed immutabile 'comune sentire' dei popoli e delle nazioni: cioè la certezza di essere liberi artefici del proprio destino non soltanto attraverso il diritto – opportunità di cui si abusa già a sufficienza – ma soprattutto attraverso il dovere.
Alberto Rosselli, direttore

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Giangiacomo

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