sabato 9 gennaio 2010

Piemonte: i cattolici non salgono in Mercedes

Piemonte: i cattolici non salgono in Mercedes
La Bresso: una vita per la Rivoluzione


di Massimo Introvigne

Nota: Una versione lievemente diversa di questo articolo appare su "Libero" del l'8 gennaio. Raccomando la lettura anche per chi non è piemontese: l'attuale presidentessa della Regione Piemonte, candidata alla riconferma, offre il raro esempio di una vita tutta consacrata al servizio di quel processo di negazione teorica e pratica delle verità naturali e cristiane che la scuola cattolica contro-rivoluzionaria chiama Rivoluzione. Da questo punto di vista, l'esempio è da manuale e il rilievo del personaggio è nazionale.

“Non sono interessata a partecipare a questa corsa per accreditarsi verso il mondo cattolico. Non sono credente e non ho cambiato idea. Se mai decidessi di convertirmi, ma lo escludo, non abbraccerei certo la religione cattolica. Diventerei valdese, Perché i Valdesi hanno il senso della differenza tra fede e morale religiosa e il ruolo dello Stato. Fede e morale religiosa sono un fatto privato”. Sono affermazioni di Mercedes Bresso, candidata alla riconferma alla presidenza della Regione Piemonte, in una famosa intervista a La Stampa del 30 settembre 2005. “Ero seria, non era una provocazione”, ha confermato la Bresso – con riferimento alla battuta sui Valdesi – confessandosi al Corriere della Sera del 24 febbraio 2009.

L’anticlericalismo della “zarina”, come la chiamano a Torino per il piglio autoritario, viene da lontano. Da un’antica militanza radicale e dalla collaborazione con Emma Bonino quando quest’ultima – racconta la Bresso – “era vicepresidente del CISA, l’associazione che assicurava alle donne diritto all’aborto”: “con Franca Rame facemmo una dichiarazione di aborto. Fummo incriminate per autocalunnia” (intervista a Gay TV, 5.6.2009). Scelte confermate da una vita privata francamente rivelata nelle interviste: “Mi sono sposata due volte. Entrambe con rito civile” (ibid.). “Non ho figli perché non ne ho voluti. Sensi di colpa? Pas du tout” (Corriere della Sera, 16.4.2008).

Nonostante gli sforzi dell’UDC, il prodotto Bresso risulta invendibile a una Chiesa piemontese che non sembra davvero intenzionata a salire sulla Mercedes. Su tutti i temi che il Papa indica come “non negoziabili” – e che invita a far prevalere nelle scelte politiche su ogni altro argomento – le posizioni della Bresso sono antitetiche a quelle cattoliche. Radici cristiane, identità? No: “Stato laico come garanzia di una società sempre più multiculturale e multireligiosa. Su questo non sono disposta a transigere” (La Stampa, 30.9.2005). Come logica conseguenza, abolizione del Concordato: “I Patti Lateranensi?... Sì, sarebbe il momento di abolirli” (Corriere della Sera, 24.2.2009).

Aborto? Dalla vecchia militanza con Emma Bonino e Franca Rame, la Bresso è passata alla battaglia per la RU486. “La scelta della pillola abortiva rientra fra le opzioni previste da una legge dello Stato, la 194. Una soluzione dal punto di vista medico che permette alle donne di soffrire di meno” (La Stampa, 30.9.2005), dichiara la zarina, benché giuristi e medici smentiscano tutte e due queste affermazioni. E la Bresso non bada a spese (dei contribuenti) pur di promuovere la pillola che uccide, senza ricovero ospedaliero: “Sono contraria all’obbligo di ospedalizzazione, una volta assunta la pillola abortiva Ru486, per le donne che decidono di interrompere la gravidanza. Sono convinta che, sotto il profilo etico, non ci siano differenze tra l’interruzione di gravidanza terapeutica e quella farmacologica. Da questo punto di vista, un eventuale aggravio di costi per la Regione è del tutto indifferente” (dichiarazione del 6.8.2009, sul suo sito).

Caso Eluana? A suo tempo la Bresso si è offerta per farle sospendere l’alimentazione e l’idratazione in Piemonte: “Ovviamente saranno utilizzate strutture pubbliche perché quelle private sono sotto scacco del ministro [Sacconi]” (La Stampa, 20.1.2009). “Tutti sappiamo che la vita di Eluana è artificiale. Si sostiene che alimentazione e idratazione non sono trattamenti medici e questo è un falso” (L’Unità, 23.1.2009). E alle critiche del cardinale arcivescovo di Torino Severino Poletto ha risposto: “A Poletto, che richiama i medici cattolici alla obiezione di coscienza, chiedo: quale è la differenza tra l'Italia di oggi e gli stati clericali, come quello degli Ayatollah?” (Repubblica, 22.1.2009).

“Il disporre della propria vita e della propria morte rappresenta un diritto di libertà assoluto per l’individuo” (appello della sorella della zarina, Paola Bresso, condiviso e diffuso sul proprio sito dalla presidente il 4.3.2009). Le posizioni del centro-destra e della Chiesa sono liquidate come “assurdità e “sciocchezze” perché Eluana fa parte di una “coorte crescente di persone che non sono più né vive né morte e che in qualche modo trascinano i vivi con sé verso la morte, verso la disperazione” (video diffuso sul sito, 22.4.2009).

Famiglia? “Era seria quando ha detto che il gay pride vale una processione religiosa?

«Possono essere entrambe manifestazioni di orgoglio identitario»” (Corriere della Sera, 24.2.2009). A La Stampa la Bresso dichiara che per le coppie omosessuali “per quanto riguarda la Regione ci muoveremo per garantire pari opportunità a tutti i cittadini e per combattere ogni discriminazione” (30.9.2005). Che cosa questo significhi davvero lo rivela al canale omosessuale Gay TV: “Per il momento [corsivo mio] credo si debba introdurre un provvedimento simile al Pacs che garantisca diritti veri. In prospettiva, compatibilmente con il necessario cambiamento culturale, credo che si debba pensare ad un riconoscimento vero e proprio come il matrimonio” (5.6.2009).
No, la Chiesa non salirà sulla Mercedes. Del resto, la Mercedes non la vuole. La Chiesa – si legge nell’appello redatto dalla sorellina Paola, sottoscritto e diffuso dalla Bresso il 4 marzo 2009 – è un’istituzione che vuole “imporre agli altri il proprio punto di vista, chiamato anche «verità»”. La zarina lancia il suo appello contro la presunta “trasformazione del ruolo pubblico della religione in offensiva politica da parte delle gerarchie ecclesiastiche” (ibid.). Cattolici: comprereste una Mercedes usata da questa signora?

Postilla: Qualche amico politicamente perplesso cui ho anticipato il testo mi ha risposto: “D'accordo. Ma il centro-destra non candida forse in Piemonte un esponente della Lega? E la Lega non è in contrasto con la Chiesa sull'immigrazione?”. A questa domanda sul piano dei principi per fortuna non devo rispondere io. Ha già risposto la Congregazione per la Dottrina della Fede, allora presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger, in una lettera ai vescovi degli Stati Uniti in occasione della campagna elettorale del 2004 (http://www.cesnur.org/2004/04_ratzinger.htm). Qui si contrapponevano democratici – quasi tutti abortisti, molti favorevoli all'eutanasia e molti contrari alla guerra in Iraq e alla pena di morte – e repubblicani, il cui partito era a maggioranza contro l'aborto e l'eutanasia ed era anche tutto favorevole alla guerra in Iraq e alla pena di morte. Superficialmente si sarebbero potute considerare le due posizioni dal punto di vista dei cattolici sullo stesso piano: il Papa (allora Giovanni Paolo II) era naturalmente contrario all'aborto e all'eutanasia ma era contrario anche alla guerra in Iraq e alla pena di morte. Ma sarebbe stato un errore, spiegava la Congregazione per la Dottrina della Fede, senza fare nomi di partiti ma enunciando i principi. Infatti “ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia”. Quelli in materia di vita e di famiglia sono “principi non negoziabili” e obbligatori in modo assoluto per tutti i cattolici. Il resto – che comprende questioni gravissime come la guerra e la pena di morte e dunque senz’altro l'atteggiamento sull'immigrazione – è materia “negoziabile” su cui “ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici”.

Questo per quanto riguarda il principio. Quanto al fatto, occorrerebbe studiare meglio il complessivo magistero della Chiesa in tema d’immigrazione, che non coincide con le dichiarazioni del tale o talaltro monsignore. Si dirà che il centro-destra avanza talora tesi scandalose come quella secondo cui sarebbe meglio aiutare gli immigrati a casa loro anziché farli venire in così gran numero da noi. Tesi come questa, forse? “La soluzione fondamentale [al problema dell'immigrazione] è che non ci sia più bisogno di emigrare, perché ci sono in Patria posti di lavoro sufficienti, un tessuto sociale sufficiente, così che nessuno abbia più bisogno di emigrare. Quindi, dobbiamo lavorare tutti per questo obiettivo, per uno sviluppo sociale che consenta di offrire ai cittadini lavoro ed un futuro nella terra d’origine”, anziché nella terra d’immigrazione. Solo che queste parole non sono di un esponente del centro-destra italiano. Sono di Benedetto XVI, 15 aprile 2008, sull'aereo che lo portava negli Stati Uniti.

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Giangiacomo

domenica 3 gennaio 2010

Macché ecologista, Ratzinger rifugge dalle tesi sullo sviluppo sostenibile

“…la salvaguardia del creato e la realizzazione della pace sono realtà tra loro intimamente connesse! […] Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. In molti hanno commentato il XLIII Messaggio per la giornata mondiale della pace di Benedetto XVI come una svolta ecologista del Magistero pontificio. Si tratta di una evidente forzatura, sebbene comprensibile, in quanto è innegabile che l’attuale Pontefice abbia offerto una coerente riflessione sociale nella quale in modo opportuno le questioni ambientali rivestono un ruolo di primissimo piano.

Dovendo selezionare alcuni elementi tra una miriade di sollecitazioni che suscita la lettura del Messaggio, riteniamo che un aspetto meriti di essere particolarmente sottolineato. Si tratta del nesso che Benedetto XVI stabilisce tra le questioni ecologiche, propriamente dette, e la cosiddetta “ecologia umana”: “I doveri verso l’ambiente derivano da quelli verso la persona considerata in se stessa e in relazione agli altri”. Ne consegue che Benedetto XVI acutamente incoraggia l’educazione ad una peculiare responsabilità ecologica, che, tuttavia, non cede mai alla retorica dello “sviluppo sostenibile” (dove la denatalità è la cifra della sostenibilità), ma che di contro si ponga come obiettivo principale la salvaguardia di un’autentica “ecologia umana”.

Il nesso di Benedetto XVI rinvia alla questione antropologica e non ad una, pur nobile, per quanto ancora cristianamente inadeguata, sociologia dell’“egualitarismo” di tutti gli esseri viventi. Con tale nesso, Benedetto XVI rinnova l’appello centrale della Dottrina sociale della Chiesa in ordine “all’inviolabilità della vita umana in ogni sua fase e in ogni sua condizione”, oltre alla rivendicazione della “dignità della persona e l’insostituibile missione della famiglia, nella quale si educa all’amore per il prossimo e al rispetto della natura”.

Gli argomenti del Pontefice sono quelli tradizionali della “teologia della Creazione”, argomenti che hanno contraddistinto in modo peculiare il Magistero sociale di Giovanni Paolo II: si considerino i temi del lavoro, del capitale, dell’impresa e del profitto analizzati nelle encicliche Laborem exercens (1981); Sollicitudo rei socialis (1987); Centesimus annus (1991). Benedetto XVI evidenzia la cifra autenticamente umana dello sviluppo, riprendendo quanto sostenuto nella recente enciclica Caritas in veritate (2009), nella quale scrive: “Dio è il garante del vero sviluppo dell'uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità e ne alimenta il costitutivo anelito ad ‘essere di più’. L'uomo non è un atomo sperduto in un universo casuale, ma è una creatura di Dio, a cui Egli ha voluto donare un'anima immortale e che ha da sempre amato”.

Il Messaggio di Benedetto XVI fa propria la cifra autenticamente umana dello sviluppo, una cifra che appare in stretta relazione con la dimensione antropologica dell’uomo, del suo essere creato ad immagine e somiglianza di Dio e di partecipare con il Creatore dell’Amore del Padre, un amore che, rendendoci figli, ci rivela la fratellanza con tutti gli uomini della terra e la vocazione ad amare il prossimo come Dio ci ama. La cifra è evidentemente rintracciabile nel mistero-scandalo della Croce, è quella la misura con la quale Dio ci ha amati e ci ama.

Tale prospettiva antropologica appare ancora più evidente quando il Pontefice afferma che “Se il Magistero della Chiesa esprime perplessità dinanzi ad una concezione dell’ambiente ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo, lo fa perché tale concezione elimina la differenza ontologica e assiologica tra la persona umana e gli altri esseri viventi. In tal modo, si viene di fatto ad eliminare l’identità e il ruolo superiore dell’uomo, favorendo una visione egualitaristica della ‘dignità’ di tutti gli esseri viventi. Si dà adito, così, ad un nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, la salvezza per l’uomo”. Al contrario, ci dice il Papa che la Chiesa invita ad aggredire le questioni ecologiche “in modo equilibrato”, rispettando in primis la “‘grammatica’ che il Creatore ha inscritto nella sua opera”. Tale grammatica affida all’uomo un ruolo di custode attivo e non di sciocco guardiano che abdica al suo ruolo di co-creatore; un ruolo che gli deriva dall’essere stato creato ad immagine e somiglianza del Creatore.

Il rispetto, la salvaguardia del mondo, non sono che il versante minimale di uno spazio di attivazione che è aperto all’uomo perché egli vi esplichi la propria creatività. La creazione non è solo ex nihilo, dal nulla, ma anche contra nihilum, cioè contro il nulla e l’inconsistenza delle cose. Benedetto XVI ci dice che la negazione ecologica non è soltanto un deturpare antiestetico le bellezze del creato, un rendere meno ridente o attraente il cosmo: è anche sottrarre all’uomo la possibilità di un incontro sereno e comunicativo con il reale; è sottrarre al reale stesso la propria possibilità di continuo perfezionamento.

di Flavio Felice (www.tocqueville-acton.org)

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Giangiacomo