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mercoledì 25 agosto 2010

Libro dell'estate

Lettere a un amico ebreo

Sergio Romano

Edizioni Longanesi & C.

Un diplomatico di alta capacità, un uomo sempre poco schierato, che, dopo dialoghi con amici ebrei, delinea storicamente sionismo e il genocidio degli ebrei.
E' un fatto storico, non una questione religiosa. E come tale deve essere ricordato, ma non può essere un masso enorme contro l'umanità e gli ebrei buoni dall'altra parte.

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Giangiacomo

sabato 24 ottobre 2009

Libri faziosi

Ecco alcune prove concrete della faziosità (di sinistra) dei libri di testo scolastici.

C.Salinari, VOCABOLARIO DELLA LINGUA ITALIANA
Alla voce FOIBE si legge:"Dolina con sottosuolo cavernoso e indica particolarmente le grotte del carso nelle quali, durante la guerra '40-45, furono gettati i corpi delle vittime della rappresaglia nazista" X FALSO!! le vittime delle FOIBE furono uccise dai comunisti di Tito.

P.Ortoleva,M.Revelli, L'ETA' CONTEMPORANEA, IL NOVECENTO E IL MONDO ATTUALE, Edizioni Mondadori (pag.310)
Nell'esaltazione del culto della personalità di STALIN "si trovava anche la risposta a un bisogno di stabilità e di certezza". Per cui la figura "appariva rassicurante nella sua immensa autorità" e "il timore da essa ispirata poteva essere sentito quasi positivamente come il rispetto di una autorità giusta ma dura". Inoltre "abbattere ceti, come i Kulaki, e altre figure, poteva anche essere interpretato come la prova di una grande volomtà di uguaglianza.....Stalin diveniva, in tal senso, l'incarnazione di una rivoluzione giusta e livellatrice" Inoltre"bisogna tener conto che, nella lista dei popoli perseguitati dal regime (comunista!) compaiono solo etnie nettamente minoritarie". X VERGOGNA!! come se il genocidio fosse infame solo se ai danni di etnie maggioritarie. E inoltre non si dice che il comunismo è stato una dittatura che ha prodotto 100 milioni di morti!!

A.Camera e R.Fabietti, ELEMENTI DI STORIA-XX SECOLO, edizione Zanichelli (pag 1663 e 1683)
"l'uso sistematicamente aggressivo dei media, i ripetuti attacchi alla magistratura, alla direzione generale anti-mafia, alla banca d'Italia, alla corte costituzionale e soprattutto al presidente della Repubblica (Scalfaro!), condotti da Berlusconi o dai suoi portavoce, esasperano le tensioni politiche nel paese". D'altronde "Berlusconi aveva urgente bisogno di recuperare il potere e varare quella riforma della giustizia...che pensava l'avrebbe messo al riparo dagli avvisi di garanzia e da eventuali condanne". X VERGOGNA!! questa è solo faziosità!!

A.Camera e R.Fabietti, ELEMENTI DI STORIA-XX SECOLO, edizione Zanichelli (pag 1575)
Non si possono paragonare i lager nazisti ai gulag comunisti "perché i lager erano la conseguenza estrema di un regime che si fondava sulla disuguaglianza degli uomini....mentre in linea di principio il comunismo esprimeva l'esigenza di eguaglianza come premessa di libertà"X altro che libertà! 100 milioni di morti ha fatto il comunismo!!
E ancora:"i partigiani esercitarono le rappresaglie sempre e soltanto sui nemici nazisti e fascisti". FALSO!! si ricordi ad es. la strage di Porzus contro i partigiani non comunisti!!

[b]F.de franchis, DIZIONARIO GIURIDICO ITALIANO-INGLESE (pag.173)
Il governo Berlusconi evidenziava "l'assoluta impresentabilità della coalizione", e "si è presentato come una compagine all'altezza dei propositi: dal decreto salva ladri, al condono edilizio....". VERGOGNA!! questa è solo faziosità!!

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Giangiacomo

Ottobre 1492. La scoperta dell’America

Scoperta dell'America
A fronte di ricorrenti polemiche sulla scoperta e sull'evangelizzazione dell'America, occorre contrapporre seri contenuti storici. Di queste polemiche, che hanno come principale obiettivo la Chiesa cattolica, sono protagonisti ambienti protestanti, movimenti marxisteggianti, terzomondialismi antioccidentali, nostalgici inguaribili del catto-comunismo alla patologica ricerca di nuovi complessi di colpa.


Discovery of America
We need to counter serious historical contents against the periodic controversies about the discovery and evangelization of America. The protagonists of these controversies, that mainly have as their objective the Catholic Church, are the Protestant environments, movements of Marxist area, pro-Third World and anti-occidental, incurable nostalgic of "catto-communismo" pathologically seeking new guilt-feelings.

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Giangiacomo

sabato 10 ottobre 2009

Italia Old Style

Ho finito di leggere "Il cavallo rosso" di Eugenio Corti.
Un capolavoro, un sincero grazie all'Autore.

Descrive la seconda guerra mondiale, il fascismo, il comunismo, l'animo imprenditoriale lombardo e l'incancrimento e degradazione dell'Italia negli anni '60 e '70.
Quanto abbiamo perso di quell'animo umano e solidale dei nostri nonni.
Un vero imbarbarimento.
Sia perchè abbiamo perso le nostre radici cristiane sia perchè, come già anticipai in un mio vecchio post, la questione principale è l'educazione. L'Italia è piena di ignoranti (e falsi ipocriti opportunisti!).

Sottolineo soltanto un pezzo di memorie di Togliatti riprese nelle ultime pagine del libro...
"Un'infinità di cose, malgrado tanti anni di sforzi, non erano affatto socialiste in U.R.S.S. (quanti infatti sanno che il cognato di Togliatti è stato seviziato e pestato dai suoi stessi compagni russi?!?!?, n.d.r.) Certo a considerare questo, non ci si meraigliava più che il compagno Stalin se la prendesse con ogni gruppo, anzi con ogni indiiduo componente una società come quella sovietica, che ancora non si decideva a trasformarsi in socialista... Però, come ogi cosa era lontana dalle attese della sua giovinezza, quando lui e i suoi compagni di studi, in particolare Gramsci... Già, Gramsci, il gobbetto. Quello mentr'era in carcere aveva elaborato un complesso di teorie che avrebbero frose potuto evitare i massacri: secondo lui il potere andava preso non già con la violenza e le sparatorie, bensì mediante la conquista sistematica dei gangli della cmunicazione sociale e della cultur. Sì, ma anche supponendo d'arrivarci (gli intellettualli sono obiettivamente i piò riducibili a gregge fra tutti gli essere umani) come si sarebbe potuto conservarlo poi, il potere, senza ricorrere alla violenza? In Italia ci avrebbero pensato i cattolici modernisti, aveva lasciato scritto Gramsci, a cambiare la mentalità delle masse avversarie, rendendole anzitutto sanamente atee"

Dovete leggerlo tutto!!

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Giangiacomo

sabato 22 agosto 2009

14 Agosto 1480

14 agosto 1480: i turchi massacrano Otranto

Gli uomini superstiti furono messi dinanzi alla scelta: rinnegare Cristo o morire. In 800 furono martirizzati

1480: the Turks besieged Otranto. The inhabitants were obliged to deny Christ. Those men chose the death


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Giangiacomo

sabato 9 maggio 2009

Dell'Utri: Mussolini era troppo buono

sono d'accordo con lui! leggete...

Da La Stampa, 4 Maggio 2009
Benito Mussolini visto con gli occhi di Marcello Dell’Utri. Il senatore del Pdl, tra i fondatori di Forza Italia, ne parla a lungo in una intervista alla trasmissione web-tv Klauscondicio. «Mussolini - sostiene Dell’Utri - ha perso la guerra perché era troppo buono. Non era affatto un dittatore spietato e sanguinario come poteva essere Stalin. Leggendo i diari, giorno per giorno, per 5 anni dal ’35 al ’39, cioè alla vigilia della decisione di entrare in un conflitto mondiale già iniziato, le posso assicurare - spiega - che trovo Mussolini un uomo straordinario e di grande cultura. Un grande scrittore, alla Montanelli, i suoi diari sembrano cronache di un inviato speciale, con frasi brevi e aggettivazioni efficaci come raramente ho letto».«Non è colpa di Mussolini - aggiunge l’esponente azzurro - se il fascismo diventò un orrendo regime. Ci sono testimonianze autografe del duce in cui critica i suoi uomini che hanno falsato il fascismo, costruendosene uno a proprio modo, basato sul ricatto e sulla violenza. Il suo fascismo era di natura socialista».Secondo Dell’Utri «sono state le sanzioni a costringere Mussolini a trovare un accordo con la Germania di Hitler. Se non ci fossero state le sanzioni, probabilmente non si sarebbe mai alleato con Hitler che non stimava per niente, anzi temeva. Ci sono pagine inedite, scritte da Mussolini su questi anni, che faranno discutere molto e che dimostrano la disaffezione del duce nei confronti del Furher, tanto che definisce il suo Mein Kampf un rigurgitevole testo». Quanto alle leggi razziali, «nei suoi diari - afferma il parlamentare del centrodestra - Mussolini scrive che le leggi razziali devono essere blande. Tra gli Ebrei, il duce, spiega di avere i suoi più cari amici e si chiede perché seguire Hitler con le sue idee sulle razze ariane, razze pure che non esistono» «Non ho paura - dice ancora Dell’Utri - di diventare impopolare con queste rivelazioni, perseguo solo la ricerca della verità. Io non ho alcuna intenzione di fare apologia né del fascismo né di Mussolini. Ho scoperto nei diari di Mussolini la figura di un grande uomo. Ha commesso errori ed è già stato condannato dalla storia. Ma da questi scritti viene fuori una figura diversa da quella che ci è stata propinata dagli storici dei vincitori, non era un buffone, non era un ignorante e tantomeno un sanguinario. Era un uomo buono. Mussolini era solo una brava persona che ha fatto degli errori».

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Giangiacomo

lunedì 14 luglio 2008

14 Luglio 2008 - Rivoluzione francese

La rivoluzione francese
Altro che libertà!
Il mondo moderno viene partorito nel fiume di sangue del Terrore rivoluzionario.

French Revolution
What sort of freedom!
The modern world was born in the river of blood of revolutionary Terror.

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Giangiacomo

domenica 6 luglio 2008

Il compleanno del presidente Bush (6 luglio 1946)

President Bush’s birthday
President George W. Bush was born on July 6, 1946, in New Haven, Connecticut
Perhaps one day we will understand the unreplaceable role played by the president Bush. He has been one of the best leader that modernity has benefited from, the right person at the right time. If we only think about the attack to the Western world performed by islamic terror, only one thought springs to our mind: we couldn't do without him.

Il compleanno del presidente Bush (6 luglio 1946)
Forse un giorno si capirà che il presidente George W. Bush è stato! tra i migliori leader che il mondo moderno abbia avuto e solo allora si comprenderà l’insostituibile compito che quest’uomo è stato chiamato a svolgere; quasi come il leader di cui non si poteva fare a meno dopo l’attacco sferratto all’Occidente dal terrore islamico.

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Giangiacomo

venerdì 4 luglio 2008

4 Luglio - Indipendence Day

4 Luglio 2008
Festa nazionale dell’indipendenza USA
1776 - Il Congresso Continentale sancisce la Dichiaratione di Indipendenza

July 4
US Independence Day
1776 - The US Continental Congress adopts the Declaration of Independence without dissent

Più che una rivoluzione, quella americana fu una «restaurazione» che oggi potremmo senz’altro definire antigiacobina. A differenza di quella francese

Rivoluzione americana
"Lungi dall'essere il prodotto di una rivoluzione democratica e di una opposizione alle istituzioni britanniche, la Costituzione degli Stati Uniti fu il risultato di una grandiosa reazione contro la democrazia e a favore delle tradizioni della madrepatria" (Lord John Emerich Edward Dalberg Acton).

American revolution
"Far from being the product of a democratic revolution and of an opposition to English institutions, the constitution of the United States was the result of a powerful reaction against democracy, and in favor of the traditions of the mother country" (Lord John Emerich Edward Dalberg Acton).

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lunedì 19 novembre 2007

Pillole dalla Russia

In Russia la corte suprema ha negato la riabilitazione giudiziaria dell'ultimo zar Nicola II e della sua famiglia, fucilati dai bolscevichi il 16 luglio del1918 a Ekaterinenburg: non vi sarebbero infatti prove che i Romanov siano rimasti vittime di una repressione politica. E' infatti noto che lo zar Nicola II e la sua famiglia sono morti di freddo. Un gran freddo, in Russia, un freddo che le ha fatto cambiare nome, l'ha fatta diventare Unione Sovietica, un freddo durato settanta durissimi anni...e insieme a Nicola II e alla sua famiglia è morta una qualche decina di milioni di persone...ma la politica non c'entra.
Era solo freddo.

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Giangiacomo

domenica 7 ottobre 2007

Turchi ed Europa: Battaglia di Lepanto 1571


La battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571): la libertà nei confronti dell’islam.

Il Senato veneto: "Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit" ("Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori").
Turks and Europe: The Battle of Lepanto 1571
The Venetian Senate: "It was not generals nor battalions nor arms that brought us victory; but it was Our Lady of the Rosary".
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Giangiacomo

lunedì 17 settembre 2007

L 'Europa, la Turchia e un olocausto

Il dramma del popolo armeno

di Carmelo Ferlito, "Rinascita", 15 settembre 2007

Nell'arco di pochi mesi l'editore Solfanelli ha lanciato sul mercato due opere fondamentali per meglio comprendere e giudicare alcuni fatti di politica internazionale; si tratta di Sulla Turchia e l'Europa e L'olocausto armeno, vergati entrambi dal giornalista storico Alberto Rosselli.
Sono entrambi libri snelli, 150 pagine il primo e 80 il secondo, ma chiari e illuminanti per chi volesse formarsi un'idea più precisa rispetto a temi che cominciano ad essere trattati dai mass-media con una certa insistenza. Anzitutto, il dibattito sull'ingresso della Turchia in Europa: Rosselli sa che noi conosciamo molto poco la storia turca; per cui ha condensato in poche pagine numerose informazioni utili dalla caduta dell'Impero Ottomano ai giorni nostri, aggiungendo una attenta cronologia ed una ricca bibliografia. Quindi passa ad affrontare le due visioni che si scontrano nel Vecchio Continente: chi immagina una gigantesca area europeo-mediterranea, in cui far confluire anche il Nord Africa ed Israele, e chi invece ritiene fondamentale ancorare l'Europa alle proprie radici culturali e religiose.
Nell'analisi Rosselli, che si confronta con scritti di autori importanti come Introvigne e Cardini, non manca di osservare come peraltro vi siano stati dei passi di avvicinamento compiuti da Ankara verso l'Europa occidentale. Ma essi non bastano; rimangono ancora delle questioni irrisolte, posto che la Turchia voglia veramente entrare a far parte dell'Unione Europea: il riconoscimento del massacro degli armeni, la persecuzione contro i curdi, la vicenda cipriota.
Al primo di questi punti è dedicato il secondo pamphlet del giornalista genovese. Anche qui non manca un'attenta ricostruzione storica: del resto, la «persecuzione scatenata nel 1915 dai turchi nei confronti del popolo armeno […] rappresenta forse il primo esempio dell'epoca contemporanea di sistematica e scientifica soppressione di una minoranza etnico-religiosa. Un piano di eliminazione che non scaturì soltanto dall'ideologia panturchista e panturanista del sedicente partito progressista dei "Giovani Turchi", ma che trasse le sue origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turca e curda e la minoranza cristiana armena» (p. 5).
A cavallo tra storia e attualità è delineata tutta la vicenda dell'Armenia contemporanea: ricostruzione utile non solo a far luce su quello che l'Onu ha dichiarato essere il primo genocidio del xx secolo, non solo a ricordarci la storia di un popolo poco conosciuto, non solo a sollevare dubbi sulla legittimità della richiesta di ingresso turco nell'Ue, ma anche, e soprattutto, a ricordare i massacri dimenticati, quelli non ricordati dai programmi televisivi a scadenza annuale, quelli cui alcune istituzioni, anche nostrane, non vorrebbero concedere la dignità di esistere.


Schede:
Alberto Rosselli, Sulla Turchia e l'Europa, Chieti, Solfanelli, 2006

Alberto Rosselli, L'olocausto armeno, Chieti, Solfanelli, 2007

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Giangiacomo

domenica 6 maggio 2007

Contro la storia contraffatta!

Sosteniamo la rivista STORIA VERITA', bimestrale di ricerca storica



Contrariamente alla prassi corrente, rinunciamo alla consueta 'illustrazione' dei contenuti di questo numero '45' di StoriaVerità' (testata giunta al suo dodicesimo anno di vita) in quanto riteniamo più opportuno – alla luce delle grandi sfide epocali che ci attendono – soffermarci brevemente sul significato e sugli obiettivi culturali che la nostra testata vanta e persegue. StoriaVerità è nata per colmare un vuoto e per combattere, con gli strumenti dell'intelletto e in virtù dell'amore per la libertà di espressione, la presunta (diciamo 'presunta' in quanto non reale) 'egemonia culturale' della Sinistra nel settore della storiografia, soprattutto quella riguardante l'epoca delle grandi ideologie, cioè il Novecento. Una 'presunta egemonia' (lo ripetiamo) che si è potuta imporre nell'immaginario collettivo del popolo italiano solo e soltanto grazie all'appoggio sistematico di soggetti politici e finanziari estremamente potenti e ben radicati nei centri di potere e nella finanza. Per decenni, la Sinistra istituzionale ha infatti lavorato con lo scopo, peraltro brillantemente conseguito, di creare una sorta di conformista monopolio della storiografia e del sapere in genere, negando nel contempo dignità culturale non soltanto ai ricercatori 'tradizionalisti', ma a tutti coloro i quali non condividevano determinati principi. In buona sostanza – grazie anche al completo e colpevole disinteresse manifestato, anche in questi ultimi anni di bipolarismo, dai partiti di Cen-tro-Destra – la Sinistra ha avuto buon gioco nel negare a più soggetti l'opportunità di esprimere liberamente e con cognizione di causa opinioni circa la storia intesa come genesi non del tutto casuale della specie umana. Non solo. Recentemente, certa Sinistra si è presa pure il lusso di esercitare una sorta di blanda e incompleta 'revisione' dei fatti relativi al secolo scorso, vedi ad esempio le foibe e gli eventi del 'triangolo rosso' emiliano: storie e temi in realtà da decenni a noi noti, ma sconosciuti al grande pubblico, tentando di darsi un'immagine più liberale ed aperta, ma agendo in realtà con il preciso scopo di addomesticare, attraverso un'accorta, misurata, ma molto disinvolta tecnica della 'parziale ammissione' (cioè storicamente contingentata) di realtà spaventose che, se analizzate con più cruda e radicale onestà intellettuale e politica, avrebbero smascherato una volta per tutte l'inconsistenza scientifica e la sostanziale falsità ideologica insite nell'indagine storiografica marxista o post marxista. Detto questo, riteniamo che StoriaVerità possa – nel suo piccolo - contribuire a ribaltare questo criterio o prassi di indagine mistificatorio, malato, oltre che inadeguato, dando spazio alla rivisitazione obiettiva, e quindi non conformista, di eventi che hanno determinato, nel bene e nel male, quei cambiamenti epocali ai quali stiamo assistendo e dei quali, purtroppo, molti italiani non sono ancora in grado di darsi una spiegazione logica: impossibilità determinata, come si è accennato, da decenni di disinformazione. Il tutto per offrire al lettore non certo soluzioni definitive, bensì opportunità di valutazione e scelta, e soprattutto strumenti che lo possano aiutare a decrittare il presente attraverso un'onesta, corretta e finanche severa rilettura e comprensione del passato. Il tutto, nella convinzione che il vero impegno non possa limitarsi ad una sorta di autocompiacimento di tipo elitario, ma ad una veritiera e sempre più ampia opera di divulgazione nel rispetto di valori che riteniamo tuttavia immutabili. Ciò che ci proponiamo è, infatti, la rivalutazione di un patrimonio culturale immanente, quello della Tradizione (cioè l'insieme di quelle credenze filosofiche basate essenzialmente sull'azione propositiva, sul senso di appartenenza comunitario e sulla commistione equilibrata tra culto del sacro e razionalità sulle quali l'Occidente ha creato le sue fortune) che tanto scherno, ma anche tanta paura suscita nei circoli 'progressisti' e 'relativisti' tanto ciecamente impegnati nella loro speculativa e massificatrice azione pedagogica da dimenticare il vero ed immutabile 'comune sentire' dei popoli e delle nazioni: cioè la certezza di essere liberi artefici del proprio destino non soltanto attraverso il diritto – opportunità di cui si abusa già a sufficienza – ma soprattutto attraverso il dovere.
Alberto Rosselli, direttore

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Giangiacomo

martedì 1 maggio 2007

Perchè si usa "destra" e "sinistra"?

Nel parlamento destra e sinistra sono i settori dell'emicicilo che si trovano, rispettivamente, alla destra e ala sinistra del presidente (il cui seggio è posto di fronte all'emiciclo stesso). Per estensione i due termini sono passati ad indicare l'insieme dei deputati che occupano ordinariamente quei settori e anche i partiti e i gruppi politici da essi rappresentati.
Interessante è l'origine dell'uso di questi due termini, passati presto a indicare non solo due luoghi fisici, ma due concetti.
Scrive Giovanni Borgogonone nel Dizionario di politica (Utet, 2004) alla voce Destra e Sinistra.
"Nel maggio 1789, allorchè vennero riuniti gli Stati generali, ovvero l'assemblea della nazione francese, costituita da clero, nobilità e Terzo Stato, gli espondenti di quest'ultimo si divisero l'emiciclo. I conservatori, capeggiati da Malouet, si sedettero alla destra del presidente. I radicali di Mirabeau alla sua sinistra. Gli eventi successivi confermarono questa distinzione. A destra continuarono a prendere posto i difensori dell'ancien régime, o comunque dell'istituto monarchico. A sinistra i membri favoreboli allo sviluppo della rivoluzione. Il "centro" era connotato polemicamente come "Palude", oscillante e senza un'anima propria".

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Giangiacomo

mercoledì 25 aprile 2007

25 aprile? distorsioni e interpretazioni

Oggi, 25 Aprile 2007, si celebra l'anniversario della liberazione dell'Italia dal regime nazifascista.

Quante volte oggi tra carta stampata, giornalisti, tv e radio ho sentito ripetere il banale saluto "Buona Liberazione".

C'è un'ipocrisia di fondo in questa affermazione!
Bisogna ricordare a tutti coloro che prendono il 25 Aprile come la propria festa, usando nuovamente ideologicamente la propria ideologia, che ESISTEVANO FAZIONI DI PARTIGIANI E RESISTENTI DI CENTRO E DI DESTRA (sì, di destra!).
smettiamola con partigiano = uomo che è contro Berlusconi, la destra, ecc
smettiamola!!

e così smettiamola con questo falso buonismo: voto a sinistra perchè la sinistra nasce dalla lotta partigiana della seconda guerra mondiale!
è una motivazione infondata e bugiarda!! andate a leggere uno dei miei vecchi post su Scalfaro gli ultimi mesi della liberazione del nostro Paese!!

W la libertà!
Liberiamoci dai menzogneri, dai falsi, dai partigiani vecchi decrepiti che travisano e interpretano la storia così come il loro alzheimer gliela suggerisce, dagli ideologici comunisti!!

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Giangiacomo

domenica 25 febbraio 2007

Italia = Inferno... economico

Dall'inferno, Bush chiama negli Usa per sapere com'è la situazione nel Paese dopo la sua morte.
Parla per due minuti.
Messo giù il ricevitore, Satana gli dice che per la chiamata gli deve tre milioni di dollari. Bush gli firma un assegno e paga.
La Regina d'Inghilterra, incuriosita, vuole fare lo stesso e chiama Londra. Parla per cinque minuti e Satana le chiede dieci milioni di sterline.
Anche Prodi, a quel punto, sente il bisogno di chiamare il suo paese. Telefona e parla per tre ore.
Quando attacca, Satana gli dice che deve dargli 35 centesimi.
Prodi rimane attonito, avendo visto il costo dellechiamate degli altri, e chiede a Satana come mai sia tanto economico chiamare in Italia rispetto a Stati Uniti e Regno Unito.
E Satana: "Ascolta, vecchio caprone... con la finanziaria che hai approvato, il decreto Bersani, il casino della Telecom, le politiche
sull'immigrazione, i contratti di lavoro, il costo della vita, hai reso l'Italia un vero inferno...
E da Inferno a inferno la chiamata è urbana"
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Giangiacomo

domenica 4 febbraio 2007

Fratelli Cervi e altri fratelli

ogni tanto, è necessario che venga presentato ai più la storia esatta, quella veramente successa, fatti sinceri ed inequivocabili...
ossia così come mai l'abbiamo letta nei libri di scuola

I SETTE FRATELLI CERVI - I SETTE FRATELLI GOVONI

Nei primissimi tempi della guerra civile la Provincia di Modena rimase, par alcuni mesi, fuori dall'occhio del ciclone, mentre episodi d’intolleranza, agguati, uccisioni e vendette si andavano via via intensificando, in tutto il Nord Italia.
Nelle Provincie vicine alla nostra, Reggio Emilia, Bologna e Ferrara accaddero sin dalla caduta del regime fascista e negli ultimi mesi del 1943, gravi episodi.

In seguito, molte azioni della guerriglia partigiana s’intersecarono con quelle della nostra Provincia e ne vedremo gli sviluppi nella parte dedicata alla cronaca.

Due fatti, avvenuti nelle Provincie limitrofe, per la loro tragicità e per la loro rilevanza, sono stati talmente rappresentativi da assurgere a simbolo dell’aberrazione della lotta fratricida in quanto si pongono, l'uno all'inizio della drammatica spirale d’odio e di vendette, il secondo a guerra ultimata, nell'allucinante periodo nel quale i "vincitori" si diedero alla "mattanza" dei perdenti.
Si tratta dei sette fratelli Cervi uccisi dai fascisti a Campegine di Reggio Emilia il 28 Dicembre 1943 e dei sette fratelli Govoni, uccisi dai partigiani a Pieve di Cento, l'11 Maggio 1945.

Questi due episodi, analoghi per la loro spietatezza e ferocia, per la stessa collocazione ambientale in cui avvennero e per l'identica fine di due gruppi familiari così numerosi, avrebbero dovuto avere per la memoria storica degli italiani, la stessa identica posizione e la medesima commemorazione. Nell'arco di quasi cinquanta anni tutto questo non è avvenuto: i primi sette fratelli sono assurti ad "emblemi" della resistenza, monumenti eretti alla loro memoria, libri ed articoli pubblicati in occasione delle celebrazioni annuali, la loro casa trasformata in museo storico, ecc.; i secondi sono stati sistematicamente ignorati come se loro vite non fossero mai esistite, totalmente cancellati dai resocontisti di regime: "Vae victis".
Esaminiamo, dunque, questi due tragici fatti, attraverso le ricerche storiografiche che sono state condotte nel passato; tante per i primi, una sola per i secondi.(1)



I SETTE FRATELLI CERVI

Sull'uccisione dei fratelli Cervi esiste una vastissima letteratura, sia di tipo celebrazionistico sia maggiormente introspettiva e a quelle rimandiamo il lettore che volesse ulteriormente documentarsi.

Nella stessa letteratura resistenziale esistono interpretazioni estremamente contrastanti che andremo ad esaminare assieme alle valutazioni di parte fascista che, a nostro parere, assumono un valore d’estrema importanza, per le precise e circostanziate accuse alla componente comunista, che non sono mai state confutate, sul com’è stato gestito, a quei tempi, l'affare Cervi, a prescindere dalla reale responsabilità materiale di parte fascista nella fucilazione dei sette fratelli.

Da come siamo stati abituati, dalla fine della guerra ad oggi, a forme di celebrazionismo incensatorie di tutti i fatti della resistenza, compreso quello dei fratelli Cervi, è stato per noi, quanto meno inusuale e anticonformista quello che abbiamo trovato in alcuni testi resistenziali circa l'interpretazione che è data sul comportamento, nell'ambito dell'appena iniziata lotta partigiana, dei sette fratelli, che in realtà non si distacca, più di tanto, dalle interpretazioni di parte fascista che vedremo a seguire.
Secondo una tesi, che appare ben documentata, sembrerebbe che il partito comunista reggiano non condividesse per niente il metodo della guerriglia portata avanti da questi fratelli.

Ad una precisa domanda in merito, posta da uno storiografo della resistenza ad uno dei maggiori esponenti del PCI delle nostre zone, così è risposto:
"E' importante un esame di quella formazione, perché era una formazione tipica come altre non potevano essere. La formazione, promossa e portata in montagna dai fratelli Cervi, rifuggiva da ogni disciplina e da ogni controllo del Comando generale; in altre parole era una formazione di carattere anarchico. Aldo Cervi mi dichiarava che si riteneva anarchico, rifiutava ogni organizzazione politica, pur sostenendo che il domani del paese era rappresentato dal p.c. il quale solo aveva idee chiare, un programma preciso ecc.... ma mai avrebbe potuto adattarsi a qualsiasi disciplina propria della dottrina comunista."(2)

Un garibaldino russo, che faceva parte delle formazioni partigiane della zona e che scrisse un libro di memorie sulle sue avventure di partigiano(3), sostiene, al contrario, che accordo ci fu tra i Cervi ed il PC reggiano, ma la tesi è ugualmente contestata dal "commissario" partigiano sopra citato:

"In ogni modo la testimonianza di Tarassov tende a sottolineare uno stretto collegamento fra il gruppo di Aldo Cervi e la federazione comunista di Reggio, tutt'altro che dimostrato dalle fonti."(4)

L'ortodossia del Partito Comunista sembra aver fatto prevalere la tesi dell'accordo tra i partigiani Cervi, la federazione del p.c. ed il CLN.

Vi è dunque, all'interno della componente comunista, una valutazione differenziata dai cliché celebrazionistici, sull'operato dei Cervi; che poi, a distanza di tempo si sia creato un coro unanime per la creazione e la celebrazione del mito sul martirologio di quella famiglia, appare quanto meno evidente e comprensibile.

E' opportuno, però, prendere anche in considerazione le tesi di parte fascista la quale gettano una serie di ombre sull'operato del PCI reggiano e che non sono mai state seriamente controbattute.

I fratelli Cervi, già nel periodo di fulgore del fascismo, erano conosciuti per l'opinione politica di alcuni di loro, come dei convinti anarchici, ma in realtà non diedero mai delle serie preoccupazioni alle autorità costituite.(5)

Subito dopo l'8 Settembre 1943, si organizzarono, trasformando la loro casa di Campegine in base partigiana, organizzando colpi di mano ed ospitando prigionieri di guerra fuggitivi. Questa loro attività andò avanti per un certo tempo, ma poi furono scoperti dalla polizia fascista anche come mandanti od autori di uccisioni di fascisti.(6)

I Cervi furono catturati il 25 Novembre 1943, ma va’ sottolineato un fatto assai importante. Due giorni prima, in una Caserma fascista, vi fu una riunione alla quale partecipò anche il Comandante della Milizia, Capitano Riccardo Cocconi, professore di lettere, segretario del fascio repubblicano di Campegine, località nella quale possedeva parecchi terreni e già a quel momento doppiogiochista; in quell'incontro vennero esaminate nei particolari, carte topografiche militari della zona di Campegine. Due giorni dopo vi fu l'attacco fascista, i Cervi si difesero con accanimento, ma furono costretti ad arrendersi.(7) Dopo l'arresto nessuno parlò di fucilazione, e solamente due dei sette fratelli si dichiararono apertamente comunisti. E qui affiora il grosso interrogativo, riportato nella storiografia di parte fascista:

"i comunisti non fecero nulla per salvare i sette Cervi, ma, anzi intensificarono l'azione dei Gap, ben sapendo che la reazione fascista avrebbe finito per abbattersi su alcuni o su tutti i componenti della famiglia Cervi detenuti nelle carceri di Reggio. L'unico che può fornire una risposta, anche se è prevedibile che non parlerà mai, è l'ex capitano della Milizia ed ex segretario del fascio di Campegine Riccardo Cocconi, oggi residente a Pavia dove lavora alle dipendenze della Olivetti. (anni "60, data della stesura della nota. N.d.r.)
Il Cocconi uno dei tre ufficiali che partecipò alla riunione nel corso della quale vennero verosimilmente messi a punto i particolari dell'azione che doveva portare alla cattura dei Cervi, gettò la maschera e rivelò le sue vere inclinazioni politiche pochi giorni dopo la riunione sopracitata. Dopo aver partecipato, in divisa della milizia, al prelevamento del Segretario del Fascio di un paese del modenese si diede alla macchia nella zona di Villa Minozzo e costituì il nucleo dal quale doveva poi sorgere la prima brigata "Garibaldi" operante nel reggiano. In seguito si venne a sapere che il Cocconi era già da tempo aderente al PCI".(8)

Questo ex capitano della milizia, "infiltrato" sino al momento in cui venne scoperto, diventò poi, con il nominativo di "Miro", vicecomandante delle brigate comuniste e al termine della guerra fu anche viceprefetto di Reggio Emilia e potentissimo esponente del PCI.

Gli altri testimoni fascisti di quella riunione vennero fucilati nei giorni della liberazione. Vi furono dunque queste grosse responsabilità; vennero sacrificati i fratelli Cervi all'olocausto, per un tornaconto del p.c. ? E' difficile pensare di avere oggi una rivisitazione obiettiva di quei fatti che si allontani dagli stereotipi creati con l'appoggio di tutte le forze politiche.

Fu allora un’irrazionale ed inutile strage; i fratelli Cervi vennero uccisi, dopo una serie di attentati che culminarono con l'uccisione del Segretario fascista di Bagnolo in Piano; i più duri e facinorosi tra i fascisti volevano a tutti i costi la rappresaglia, malgrado che il Capo della Provincia di Reggio Emilia, Enzo Savorgnan(9), si rifiutasse di dare l'autorizzazione. Ma un tribunale speciale, composto tra i più estremisti del fascismo reggiano, decretò la morte che venne rapidamente eseguita; assieme ai sette fratelli, cadde anche un disertore fascista:

"I setti Cervi e il Camurri furono fucilati al poligono di tiro. Il plotone di esecuzione era composto da venti militi della GNR. I condannati si comportarono con coraggio."(10)


I SETTE FRATELLI GOVONI

Le pagine dei libri di storia della resistenza sono piene dei fatti relativi ai fratelli Cervi; ogni anno, in occasione delle date storiche i giornali pubblicano articoli su articoli che fanno rivivere quel tragico avvenimento, rinfrescando la memoria degli italiani che, in genere, sono "facili a dimenticare", e per riproporre, con la solita monotona formula le aberranti "atrocità nazifasciste".
La casa dei fratelli Cervi, in quel di Campegine, trasformata in "museo della resistenza", il pellegrinaggio continuo di cittadini e di scolaresche colà convogliate dalle organizzazioni di partito predisposte, l'onore della visita di capi di stato, innumerevoli volumi pubblicati sulla vicenda, sono testimonianze che, come ha scritto l'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, dimostrano come:
"nella storia dei Cervi si possa diventare antifascisti partendo dai valori più elementari ed essenziali: l'amore per l'uomo, il culto della famiglia, la passione per il lavoro dei campi."
In questa terra padana, altri sette fratelli contadini questi valori elementari li conoscevano nello stesso identico modo, anche loro avevano il culto della famiglia, la grande passione per il lavoro e sapevano amare gli uomini ma, purtroppo, erano schierati dalla parte opposta, erano dei "fascisti", di conseguenza i pennivendoli del regime non hanno mai scritto, né mai scriveranno alcuna riga a ricordo di sette contadini che, stranamente secondo certe teorie addomesticate, vestivano in "camicia nera".
I Govoni vivevano a non molti chilometri di distanza da Campegine e precisamente a Pieve di Cento, in Provincia di Bologna ai confini con le Provincie di Modena e Ferrara, paese immerso nella medesima grande campagna; sono stati barbaramente uccisi a guerra ultimata solamente perché due di loro avevano aderito alla RSI.

Di conseguenza, in questo paese, non sono stati eretti monumenti o musei, né per loro sono stati scritti ponderosi libri apologetici, qui, probabilmente la terra che lavoravano aveva un "humus" diverso dal reggiano, poiché né folle di cittadini, né scolaresche "intruppate", né Capi di Stato vengono convogliati a visitare questi luoghi di martirio, nessun segnale turistico indica "casa Govoni" e nemmeno sulla casa di campagna è stata posta una scritta che dice "su questa terra, in questa casa i sette fratelli Govoni vissero il senso della loro vita, su quest'aia vennero presi e portati a morte".
Forse lo stesso papa' Govoni era tanto diverso nella sua dimensione di padre mutilato delle sue sette creature, da vedersi rifiutato, in morte, un necrologio in commemorazione del secondo anniversario della sua scomparsa.(11)
Evidentemente tanto scomodo è questo ricordo alla Repubblica Italiana, nata dalla "resistenza".

E' forse stato meno coraggioso dell'altro disgraziato padre, nel portare avanti la sua esistenza con coraggio e con tenacia sino alla fine dei suoi giorni, senza riconoscimenti, o medaglie al valore, chiuso nel suo grande dolore?

11 Maggio 1945. La guerra è da poco finita, in una casa colonica tra Pieve di Cento ed Argelato vengono uccise, dopo orribili sevizie, 17 persone, tra queste, i sette fratelli Govoni. Come detto in questa località viveva una famiglia di contadini composta dal padre, Cesare Govoni, dalla madre, Caterina Gamberini e dai loro otto figli: il primogenito. Dino aveva 41 anni, sposato, due figli, artigiano falegname, era iscritto al Partito Fascista Repubblicano; il secondo, Marino, aveva 33 anni e anche lui aveva aderito alla RSI, nessuna accusa era mai stata portata nei loro confronti, terzogenita, Maria, che fu l'unica a salvarsi poiché, sposata si era trasferita ad Argelato con il marito e i partigiani non riuscirono a trovarla; seguivano: Emo, trentadue anni, viveva con i genitori e non si interessava di politica, così come Giuseppe, 30 anni sposato, anche lui faceva il contadino ed aveva un figlio di tre mesi, poi vi erano: Augusto, di 27 anni e Primo di 22 anni, celibi, lavoravano la terra con i genitori ed anche loro non si erano mai interessati di politica; l'ultimogenita si chiamava Ida, venti anni, appena sposata e madre di un bambino di due mesi, anche lei come il marito mai avevano svolto politica attiva.(12)

I dati e le circostanze riportate, scaturirono dalla sentenza con la quale l'8 Febbraio 1953, la Corte d'Assise di Bologna, condannò gli autori di quei massacri.
La strage dell' 11 Maggio 1945, venne preceduta da altri orrendi delitti individuali e di massa compiuti da una "banda" di partigiani che scorrazzava nella zona, con piena licenza di uccidere i fascisti.
Difatti, qualche giorno prima, molte altre persone vennero prelevate dalle loro case e portate in un isolato casolare di Voltareno di Argelato. Uno dei protagonisti, che era sfuggito alla cattura ed al massacro, vide parecchie cose e dopo un periodo di omertà forzata, parlò, provocando in quel modo l'intervento delle autorità.(13)
La sera del 9 Maggio vennero eliminate, dopo innumerevoli sevizie, dodici persone; si trattava della Professoressa Laura Emiliani di S. Pietro in Casale, dell'ex Podestà di San Pietro, Sisto Costa con la moglie Adelaide ed il figlio Vincenzo e dei cittadini di Pieve di Cento: Enrico Cavallini, Giuseppe Alberghetti, Dino Bonazzi, Guido Tartari, Ferdinando Melloni, Otello Moroni, Vanes Maccaferri e Augusto Zoccarato.

Il giorno seguente iniziò l'operazione di prelievo dei fratelli Govoni; il luogo del carcere e poi del supplizio fu una casa colonica di un contadino che, avendo avuto un figlio ucciso dai fascisti, doveva tenere la bocca chiusa per quello che sarebbe successo. Il primo ad essere prelevato fu Marino:

"In realtà i partigiani contavano di arrestare, quella sera, tutti i fratelli Govoni. In casa, però trovarono solo Marino, il terzogenito. Gli altri, fatta eccezione per le due figlie che abitavano ormai altrove, erano tutti in giro per il paese. I più giovani si erano recati a ballare. I Govoni, infatti, non sospettavano lontanamente di essere già tutti in "lista". Nei giorni successivi all'arrivo delle truppe angloamericane erano stati convocati dal comando partigiano, interrogati e quindi rilasciati perchè a carico loro, non era emersa alcuna accusa. Il mancato prelevamento degli altri fratelli indusse i partigiani ad accelerare i tempi dell'azione nel timore di vedersi sfuggire le prede dalle mani.(14)

Riuscirono così, nella notte, a raccogliere tutti gli altri fratelli compresa la giovane Ida, che implorava di non staccarla dalla bambina che doveva allattare, anzi presero anche il marito che poi venne scaricato dal camion che li trasportava, cammin facendo.

Vennero portati tutti in un grande camerone adibito a magazzino e subito:
"su di loro cominciò a sfogarsi la ferocia dei partigiani".(15)

Alla mattina successiva, altre 10 persone di San Giorgio in Piano furono condotte in quella prigione per condividere la sorte dei fratelli Govoni; erano andati tranquilli, poiché i partigiani avevano detto loro che si trattava di "comunicazioni" che li riguardavano, presso la caserma dei carabinieri, erano: Alberto Bonora, Cesarino Bonora e Ivo Bonora di 19 anni, nonno, figlio e nipote; Guido Pancaldi, Alberto Bonvicini, Giovanni Caliceti, Vinicio Testoni, Ugo Bonora, Guido Mattioli e Giacomo Malaguti. Tutte persone rispettate in paese per la loro onestà, ma con un difetto, erano anticomunisti. L'ultimo, anzi, aveva combattuto contro i tedeschi con l'esercito del Sud, ed era appena rientrato al paese.

Erano le ultime ore per i diciassette rinchiusi nel casolare di campagna e i registi di quel drammatico dramma di sangue si incaricarono di far confluire sul posto un buon gruppo di "comparse", della loro stessa specie, per compiere collettivamente un rituale sanguinario degno delle più orripilanti celebrazioni sataniche.

"Si era sparsa, frattanto, tra i partigiani della 2° brigata Paolo e delle altre formazioni, la voce che stava per incominciare un "bella festa" nel podere di Emilio Grazia. Dapprima alla spicciolata, poi sempre più numerosi, i comunisti cominciarono a giungere alla casa colonica dove erano già prigionieri i sette Govoni. Non è possibile descrivere l'orrendo calvario degli sventurati fratelli. Tutti volevano vederli e, quel che è peggio, tutti volevano picchiarli: per ore e ore nello stanzone in cui i sette erano stati rinchiusi si svolse una bestiale sarabanda tra urla inumane, grida, imprecazioni. L'indagine condotta dalla Magistratura ha potuto aprire solo uno spiraglio sulla spaventosa verità di quelle ore. La ferrea legge dell'omertà instaurata dai comunisti nelle loro bande ha impedito che si potessero conoscere i nomi di quasi tutti coloro, e che furono decine, che quel pomeriggio seviziarono i sette fratelli Govoni."(16)

Vi fu poi, una specie di interrogatorio, a base di maltrattamenti e sevizie, così dice la sentenza del vero tribunale. Nessuna delle vittime morì per colpi di arma da fuoco e quando molti anni dopo furono scoperti i corpi si accertò che quasi tutte le ossa degli uccisi presentavano fratture e incrinature. Le urla strazianti degli sventurati risuonarono per molte ore. Alle ore 23 del 11 Maggio tutto era finito. Poi ci fu, tra gli assassini, la spartizione degli oggetti d'oro delle vittime, mentre gli oggetti di scarso o di nessun valore furono buttati in un pozzo dove vennero rinvenuti mentre si svolgeva l'indagine istruttoria. I corpi delle diciassette vittime furono sepolti subito dopo in una fossa anticarro, non molto distante dalla casa colonica.(17)

Negli anni successivi silenzio assoluto. I genitori dei Govoni fecero una ricerca lunghissima e dolorosissima senza approdare a nulla. Nessuno parlava, tutti, in quelle zone vivevano nel terrore. La vecchia madre venne anche picchiata. Poi lentamente, si mosse la macchina della giustizia. Ma molti tra gli indiziati riuscirono ad espatriare con l'aiuto dell'organizzazione predisposta dal Partito Comunista, gli altri, pur essendo stati riconosciuti responsabili di quegli eccidi, di fronte alla giustizia che applicava le norme della amnistia Togliatti (18), furono sottoposti a giudizio esclusivamente per l'uccisione del militare che aveva combattuto con l'esercito del Sud e condannati; ma in seguito , il ricorso in Cassazione, le amnistie e i condoni giudiziari, rimisero in breve tempo, tutti i responsabili, in libertà. Ai due genitori, lo Stato Italiano, dopo molte perplessità, concesse una pensione di settemila lire: "mille lire per ogni figlio assassinato."(19)


NOTE

1 Le vicende dei fratelli Cervi vengono raccontate in numerosissime pubblicazioni della storiografia resistenziale ed alcune sono citate nella bibliografia: per i fratelli Covoni abbiamo trovato una ricostruzione solamente nella ponderosa opera di Giorgio Pisanò: "Storia della Guerra civile in Italia.
2 cfr. O. Poppi, a cura di L. Casali: "Il commissario" pag. 11.
3 cfr. A. Taravo: "Sui monti d'Italia-Memorie di un garibaldino russo".
4 cfr. O. Poppi, op. cit. pag. 15
5 cfr. G. Pisanò, op. cit. pag. 444 Vol. 1°
6 ibidem
7 ibidem
8 ibidem. Nella storiografia resistenziale, cfr. E. Gorrieri in: "La Repubblica di Montefiorino", pag. 107 n. 15, si sostiene che il Cocconi fosse rifugiato a Monteombraro di Zocca nella villa dell'Ing. Zozimo Marinelli, assieme ad altri partigiani e disertori fascisti, e dove si ebbe il primo grave fatto di sangue del modenese con l'uccisione del Segretario del PFR di Zocca, Vincenzo Minelli. cfr. nella cronaca, ivi, alla data del 27 Novembre 1943.
9 Il Capo della Provincia di Reggio Emilia, Enzo Savorgnan, venne fucilato nei giorni della "liberazione" a Varese; la moglie dichiarò che quando il marito apprese della notizia della fucilazione dei fratelli Cervi, si prese la testa tra le mani esclamando, "questo errore lo pagheremo caro".
10 cfr. G. Pisanò op. cit.
11 Il giornale che rifiutò il necrologio per Papà Govoni fu : "Il Resto del Carlino" nel mese di Aprile del 1980.
12 cfr. G. Pisanò op. cit. da pag. 1733 a pag. 1740.
13 ibidem
14 ibidem
15 ibidem
16 ibidem
17 ibidem
18 ivi, nel capitolo riguardante l'epurazione.
19 cfr. G. Pisanò, op. cit.


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Giangiacomo