lunedì 27 ottobre 2008

I figli dei vip di sinistra? Tutti alle scuole private

Riporto la e-mail di un amico

Tanta preoccupazione per la scuola pubblica si può spiegare solo come un atto estremo di altruismo, visto che quando si tratta di decidere il destino dei figli un bel pezzo di centrosinistra si orienta direttamente verso le scuole private. E magari straniere. Sorprende, insomma, tanta acrimonia nei confronti del ministro Gelmini, visto che non sono pochi gli esponenti della sinistra che di contatti diretti con la riforma della scuola, non ne avranno mai. Lo ha candidamente ammesso Michele Santoro nel corso dell’ultima puntata di AnnoZero, tutta dedicata alla scuola e alla nuova ondata di contestazioni studentesche.
Voleva dimostrare al leghista Roberto Cota quanto fosse sbagliata l’idea di «classi ponte» per insegnare la lingua straniera ai figli di immigrati. In sintesi: l’integrazione è facilissima anche quando un bambino si trova in un’aula dove tutti parlano una lingua che non sa. Per spiegarlo ha riportato, con comprensibile orgoglio paterno, l’esempio della figlia che frequenta una scuola straniera «e già parla un’altra lingua ». Applausi. Non si sa se dedicati alla bravura della bimba poliglotta o all’accostamento tra chi frequenta il costoso istituto francese «Chateaubriand», con l’obiettivo di diventare bilingue ed evitare le storiche carenze della scuola italiana, e i figli degli immigrati alle prese con la durissima battaglia per l’integrazione.
Ospite della trasmissione, il segretario Ds Walter Veltroni. Dei suoi investimenti immobiliari e formativi a New York a favore della figlia si sa già tutto. D’altro canto il Pci non c’è più. E con i comunisti è scomparso anche il divieto non scritto che vigeva per i dirigenti:mai iscrivere i figli alle private. Lo conferma il caso di Giovanna Melandri, la cui prole è stata affidata all’istituto privato «San Giuseppe». Si dice che l’esponente Pd abbia anche cercato di fare entrare la figlia inuna scuola inglese. La stessa - la «Rome International School» - scelta dall’ex parlamentare di Rifondazione comunista Franco Russo, ansioso di dare un’educazione un po’ amerikana ai discendenti.
Niente pubbliche o comunali anche per i nipoti di Fausto Bertinotti, iscritti a suo tempo ad un prestigioso asilo romano dal metodo di insegnamento rivoluzionario. Ma a pagamento. E in effetti non è sempre la caccia alla lingua straniera la molla che fa scappare i genitori democratici dalle pubbliche. È il caso dell’ex ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni, contestato dai giovani del centrodestra per aver mandato il figlio ad un Liceo scientifico paritario di Viterbo, proprio negli anni in cui era in carica nel dicastero di viale Trastevere.
La seduzione del privato-straniero ha fatto breccia anche tra i più intransigenti girotondini. È il caso di Nanni Moretti, il cui figlio frequenta la scuola americana di Roma, la «Ambritt». Stessa scelta per il discendente di un vero e proprio outsider del Partito democratico: Mario Adinolfi. Proprio in questi giorni l’ex esponente del Ppi, per sua stessa ammissione allergico alle occupazioni, ha lodato la nuova ondata di studenti contestatori vedendoci l’embrione di un «conflittogiovanile di massa contro queste destre ». Chissà se anche dalle parti della scuola americana di Roma farà breccia l’atteso nuovo Sessantotto.

Scuola privata catanese anche per le figlie diAnna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd. Al club del «no alle statali» si è iscritto anche Francesco Rutelli, Anche lui negli ultimi giorni si è espresso, non tanto a favore della protesta studentesca, quanto controla linea «dura» di Berlusconi. Sicuramente nessuna delle sue due figlie dovrà subire interruzioni delle lezioni:una è iscritta al liceo privato «Kennedy» e l’altra alla prestigiosissima «San Giuseppe De Merode», scuola con vista su Piazza di Spagna.Da quelle parti di okkupazioni, e cortei, se ne vedono pochi.


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Giangiacomo

venerdì 24 ottobre 2008

I risultati del monopolio sull'energia in Italia

Volentieri pubblico lo sfogo di un'amica che si trova davanti ad una ingiustizia del mercato italiano e che scrive a Specchio dei Tempi de La Stampa (e che magari non verrà pubblicato perchè troppo di parte...)

Un racconto veloce dell'esperienza degli ultimi due mesi nella speranza che presto si concluda. Prendo in affitto un appartamento dove è stato installato un nuovo impianto di riscaldamento. Attualmente in Italia bisogna passare prima da Eni Gas & Power e poi c'è possibilità di scelta, ma il mercato non è ancora totalmente liberalizzato. Chiamo all'inizio di Settembre il numero verde di Eni Gas & Power per l'attivazione, la verifica dell'impianto e la prima accensione. Oggi 24 Ottobre nulla è successo. Dopo una trentina di chiamate al numero verde, più pratiche aperte e poi riallineate, solleciti scritti, il nulla! Sembra, e sottolineo sembra, che per un errore informatico del gestionale la pratica non riesca a passare dal call center all'ufficio tecnico. Si rendono conto che dall'altra parte della cornetta c'è una famiglia che non ha acqua calda per una doccia, non ha riscaldamento e non può cucinare? Che Dio ci assista!!
Firmato

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Giangiacomo