domenica 21 gennaio 2007

L'interesse per le esigenze del popolo

L'allargamento della base U.S.A. (United States of America) a Vicenza? Interesse urbanistico

sono disarmato davanti alle ultime dichiarazioni/burla di Prodi e D'Alema relative all'allargamento della base degli Stati Uniti d'America a Vicenza.
"è un problema non di natura politica, ma urbanistica e amministrativa" il premier.
"è importante la valutazione che verrà fatta in sede locale, c'è solo il problema dell'impatto socio-ambientale e urbanistico per Vicenza" il ministro degli esteri.
cerchiamo di capirci...
- pensate che siamo così stupidi? è vero che sono in tanti i cogl..ni che vi hanno votato, però non prendetevi certe libertà per prenderci così tanto in giro!
- i verdi con il solo 3% di presenza in parlamento, stanno condizionando accordi internazionali che vigono da 50 anni con la prima potenza al mondo?

come si legge su Il Foglio di qualche giorno fa, non si può che essere abbagliati e complimentarsi per la visione del nostro governo. sono posizioni lungimiranti e responsabili, figlie di un rapporto co le municipalità, cioà con le realtà più vicine ai cittadini, nel solco di una nobile tradizione di sinistra che concede opportunamente l'ultima parola si comuni della Val di Susa per quanto riguarda il trasporto di merci (compromettendo il mercato degli scambi e il progresso dell'intero sistema dei trasporti del Nord Italia), a quello di Scansano per le scorie nucleari.

Oltretutto, parlando con amici di Vicenza, viene fuori un'immagine totalmente estranea e lontana da quella data dai telegiornali delle reti di stato sotto regime (RAI): la megacaserma consente ai soldati americani di avere a disposizione un proprio teatro, un proprio cinema, un proprio ristorante, propri pub dove andare a divertirsi e bere (immaginate alcune scene di Top Gun). i vicentini non si accorgono neanche della loro presenza, se non di qualche apparizione per shopping (e questo non può che far bene a Vicenza e all'indotto).

Stupisce in questa politica chiara di valorizzazione dei campanili, la vigorosa protesta di Prodi, Bertinotti e soci (perchè di soci di affari si tratta) per i bombardamenti americani in Somalia: non risulta infatti nessun ordine del giorno del comune di Mogadiscio a proposito di un loro eventuale impatto urbanistico.

see u,
Giangiacomo

1 commento:

Anonimo ha detto...

e oggi, 1 Febbraio, la votazione al Senato ha mostrato quanto la sinistra sia inconsistente e divisa: è passata la mozione del centrodestra!!

Un vero e proprio terremoto, tanto che Romano Prodi, dopo un colloquio con il capo dello Stato Giorgio Napolitano, convoca un vertice di maggioranza sulla politica estera. L'incidente di Palazzo Madama (passa un ordine del giorno della Cdl sulla base americana di Vicenza) oltre all'ira di Prodi, scatena il caos nell'Unione. Sospetti incrociati, tensione alle stelle tra Ulivo e sinistra radicale, difficoltà nei partiti. Il premier, forse nella giornata più nera dai tempi del 'caso Telecom', si dice "fiduciosissimo" e Fausto Bertinotti assicura: "Nessun annuncio di crisi".

Le defezioni arrivate dai banchi dell'Ulivo (chi si astiene, chi vota con la Cdl e chi esce dall'Aula) preoccupano seriamente il presidente del Consiglio. "Così danneggiano il governo", si sfoga Prodi. Anche il ministro della Difesa Arturo Parisi esplode: "E' paradossale. Ora è necessario un chiarimento profondo". E il chiarimento, o la verifica come si dice in questi casi, arriverà. Appena Parisi e il ministro degli Esteri Massimo D'Alema torneranno a Roma, ci sarà la riunione con Prodi e i segretari del centrosinistra.

Questa la soluzione scelta da Palazzo Chigi, dopo che in un primo momento era circolata l'idea di un dibattito al Senato, sempre sulla politica estera, con D'Alema. Un'ipotesi che però alcuni senatori del centrosinistra, nell'Ulivo come nella sinistra radicale, giudicano piuttosto rischiosa alla luce di quanto successo oggi. In effetti, il clima nella coalizione è infuocato. In mattinata una riunione di capigruppo cerca di trovare una mediazione su un testo da votare in Aula. Il presidente dei senatori del Prc Giovanni Russo Spena, raccontano alcuni dei partecipanti, si impunta, dice di non poter accettare un semplice via libera all'allargamento della base: "Non riuscirei a tenere tutti i miei", avrebbe spiegato.

Anna Finocchiaro, capogruppo dell'Ulivo, media e si accorda per il testo che sarà poi votato da tutta l'Unione. Il problema è che non si aspetta le defezioni. Alla fine Prc, Verdi e Pdci, con toni soddisfatti, diranno che i problemi arrivano dall'Ulivo. Franco Giordano e Oliviero Diliberto gridano a manovre neocentriste per destabilizzare il governo. Vengono messi all'indice Natale D'Amico (Dl) che ha votato con la Cdl, e coloro che hanno deciso di non partecipare al voto: tre della Margherita, e cioé Willer Bordon, Roberto Manzione e Lamberto Dini; due 'cani sciolti' dei Ds, Sergio Zavoli e Andrea Manzella. Feroce l'irritazione diessina con Prc, Verdi e Pdci: Piero Fassino e Anna Finocchiaro si parlano e concordano nel giudicare inaccettabile che l'Ulivo sia sotto attacco.

Anche la Quercia spinge per un chiarimento. Ambienti parlamentari dei Ds indicano inoltre nel gruppetto dei dielle che ha fatto mancare il proprio voto la spia delle tensioni che ci sono nella Margherita. Bordon, Manzione e D'Amico fanno parte di quel drappello di ulivisti che non voleva l'accordo sul congresso, che invece Parisi ha siglato con Francesco Rutelli. Stesso discorso, a parti invertite, arriva nei confronti dei diessini Gavino Angius e Massimo Brutti (leader della terza mozione, dunque contro Fassino) che si sono astenuti oggi in Aula. I due si difendono: é stato solo per un errore. Il clima è questo, il governo è in difficoltà. Prodi parla di "dissensi e disagi noti e circoscritti", assicura di essere"fiduciosissimo" rispetto alla tenuta della maggioranza.

Lo aiuta Fausto Bertinotti. In visita a Montevideo, il presidente della Camera si dice certo che l'episodio di oggi non annuncia una crisi e, nello stesso tempo, sembra mandare un avvertimento alla sinistra radicale: "Il governo deve durare e la maggioranza abituarsi alle difficoltà. Il compromesso non è una linea di minore resistenza, ma la ricerca di una sintesi avanzata, di una risposta ai problemi del Paese". Ora bisogna vedere se le parole dell'ex leader del Prc saranno ascoltate. Occasioni per verificare la capacità della maggioranza di tenere non mancheranno di certo nelle prossime settimane