domenica 14 gennaio 2007

Il comunismo nell'economia nel 2007? E' realtà!!

PIEMONTE 2007 = RUSSIA 1950

dicevano che il comunismo era morto!
dicevano e dicono che loro, i DS, non sono comunisti!!
i cattocomunisti della margherita dicono di perseguire politiche derivanti dalla dottrina sociale della chiesa...

non è proprio così...
se avete studiato Marx, se avete studiato la Russia di Stalin, saprete bene che tipo di economia ipotizzavano i nostri amici rossi...
l'identica ideologia sta trasformando le azioni politiche della nostra amata Regione Piemonte comandata dalla zarina Bresso, uno scandalo!!
visto la crisi dell'indotto automotive (Pininfarina, Bertone, Ergom) su tutte, la Regione ha pensato ad un fondo speciale per supportare le aziende in crisi.l'obiettivo? ... Entrare all'interno delle società, degli organi direttivi, avere quote partecipative e scegliere i manager!!!!


Articolo di Pier Paolo Luciano, pubblicato su La Repubblica, Piemonte Economia, 11 Gennaio 2007
L´indotto auto va male ? Un fondo in soccorso Promosso dalla Regione, ha nella Fiat e negli enti locali altri soci sicuri: 70-80 milioni il capitale iniziale

Nei giorni del rilancio Fiat, un´ombra si allunga sull´indotto auto torinese. Non sta bene, l´automotive sotto la Mole. In alcuni casi ha la febbre alta, in altri la situazione è dipinta quasi come disperata. Ma ora forse la Regione ha trovato la medicina giusta. Si chiama fondo per l´indotto, avrà un capitale iniziale di 70-80 milioni di euro e due soci sicuri: gli enti locali e la Fiat. Ma è un fondo aperto e dunque cercherà nuovi soci anche tra le fondazioni bancarie e privati. Non necessariamente del Piemonte. Per questo domani - nello steering committer che dovrebbe vararlo - si discuterà probabilmente anche delle tappe di un road show per presentarlo. «A monte c´è un ragionamento politico - spiega l´assessore regionale Andrea Bairati -. In Piemonte e non solo nell´automotive, direi, in un po´ tutti i settori, ci sono aziende che passate attraverso vari cicli di ristrutturazione, mantengono ancora un certo appeal industriale, sono, in altre parole, ancora capaci di correre. Ma hanno un fardello, quello dei debiti, che le costringe a muoversi con un macigno sulle spalle. Facile immaginare il risultato. Servono allora strumenti per alleggerire il debito e farle ripartire».Tecnicamente, dovrebbe funzionare così. Il fondo entra nel capitale della società da risollevare, mette i soldi necessari per conquistare il controllo finanziario e nomina il management. Inizialmente si punterà sui fornitori di primo livello dell´industria automobilistica. Una delle cinque-sei grosse aziende per le quali si ipotizza il ricorso al nuovo strumento finanziario sarebbe la Ergom di Franco Cimminelli, ex patron del Toro calcio, uno dei principali fornitori di Fiat per quanto riguarda le plance. Un altro caso potrebbe essere Bertone. Già, Bertone. Uno dei tre grandi marchi della carrozzeria torinese che però rischia di chiudere se non ottiene in fretta una commessa. Ma neanche gli altri due se la passano troppo bene. Pininfarina ha le commesse però anche qualche guaio finanziario, Giugiaro, si dice tra "gli addetti ai lavori", «vivacchia» (ha appena messo in cassa 500 dei mille dipendenti della sezione engineering, quella che più soffre la concorrenza dell´Est e asiatico). Sul fronte del design non ci sono problemi: né per Pininfarina, né per Giugiaro. La loro capacità creativa è la miglior polizza contro qualsiasi crisi. La parte di ingegneria, invece, è quella più esposta. Facile a intuirsi: mentre la carrozzeria è sotto gli occhi di tutti e le differenze vengono subito in risalto, quel che c´è dentro e sotto un´auto è meno visibile. L´unica soluzione per stare al passo con la concorrenza in questo caso è garantire la "prossimità": ed è ciò che ha fatto Pininfarina, aprendo studi di ingegneria in Germania e in Francia (grazie alla compartecipata Matra) vicini alle case automobilistiche tedesche e transalpine. Di fronte alle difficoltà che toccano anche i big dell´indotto c´è chi come Giorgio Airaudo, segretario della Fiom torinese, ha ipotizzato di riunire sotto un unico tetto Pininfarina, Bertone e Giugiaro «per trasformare tre debolezze in un punto di forza». Ma tra gli addetti ai lavori l´idea piace poco: «I tre marchi insieme? È un po´ come mettere nello stesso piatto cavolfiori, banane e zucchine». E in effetti c´è una logica che guida in chi dissente. Pininfarina e Bertone coprono tutte le fasi di una lavorazione: dal designer al manufacturing passando per l´engineering. Ma le assonanze finiscono qui: e Giugiaro, rispetto alle due concorrenti, non ha produzione. Non solo: sono differenti anche i problemi e le soluzioni. Per Pininfarina, per esempio, il periodo peggiore sembra passato. Almeno stando a due segnali non proprio secondari che arrivano dal mercato: il fondo Azimut ha raddoppiato la sua quota nell´azienda di Cambiano e Caboto, in un recente report - citato sull´ultimo numero di "Automotive news Europe" - si dice ottimista sulla ripresa dell´azienda. D´altronde Andrea Pininfarina e i suoi collaboratori hanno già varato le contromosse: cambio del management (è arrivato come direttore generale un esperto di automotive), tagli degli addetti (la forza lavoro è stata ridotta di un dieci per cento su 3200 dipendenti complessivi) e sono stati risolti anche i problemi sulla Spider Alfa Romeo che all´inizio avevano irritato Marchionne. Così il gruppo ipotizza nel 2008 un fatturato di almeno un miliardo di euro e 60mila auto prodotte: dalla Spider e la Brera per l´Alfa Romeo - destinate al mercato americano con la quasi certezza che si allungano i tempi di produzione e i volumi - alla Volvo C70 (prodotta nello stabilimento svedese di Uddevalla) che incontra favori sul mercato statunitense alla Ford Focus Coupé Cabriolet, che si prepara a sbarcare sul mercato australiano, alla Maserati. Per Bertone, invece, il lavoro non c´è. A meno che la Fiat non si decida a concedere alla carrozzeria di Grugliasco la produzione del Lancia coupé. Marchionne ne ha parlato con Bresso proprio nel giorno in cui i lavoratori della Bertone manifestavano sotto i portici del palazzo regionale per chiedere garanzie sul loro futuro. E allora il fondo arriverebbe al momento giusto: potrebbe consentire di creare una newco - di cui facciano parte dunque anche gli enti locali - che utilizzi gli impianti della società e che possa contare su un management capace di traghettare lo storico marchio fuori dalla crisi. Altrimenti il rimpianto per il no all´ex amministratore delegato di Fiat Auto Herbert Demel che voleva fare della Bertone l´appendice italiana dell´austriaca Magna Steyr sarà più grande.

Allucinante!

see u,
Giangiacomo

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