sabato 27 gennaio 2007

Nello Stato laico, la libertà della Chiesa

«L’autorità politica non è tutta l’autorità, ma semplicemente l’autorità politica, cioè quella che ha cura dell’ordine e della difesa della società». Don L. Sturzo

Non ne conosco il motivo, ma questa sera, pochi istanti prima che mi faccia assorbire dalla Notte Bianca di Torino, mi viene il desiderio di rispondere ai "compagni" radicali.

Dopo l'ultimo caso Welby e l'eutanasia, i continui attacchi alla Chiesa, vorrei cercare di instaurare un dialogo con loro, partendo da punti base e principi profondi e non estremisti.
Qualche anno fa, avevo ascoltato Mons. Pennisi schematizzare il tema in modo estremamente semplice e dagli appunti di quell'incontro mi piacerebbe partire.

La Chiesa si è opposta alla pretesa totalitaria dello Stato, lo Stato non è fondamento, ma solo espressione della vita sociale, non fonda i diritti, ma li riconosce. Perciò uno Stato laico non può avere una cultura propria, una religione propria, una morale propria, ma deve rispettare tutte le culture e tutte le religioni nella misura in cui non si oppongono ai principi costitutivi della giustizia e della convivenza pacifica tra i membri. Uno Stato è laico se rispetta la realtà popolare in tutte le sue articolazioni: non deve fare nessuna scelta sulla religione, che invece è un problema di coscienza.

A mio modesto parere, la Chiesa nel corso dei secoli non ha mai aspirato alla religione di Stato così come oggi non aspira che la religione cattolica venga affermata come la religione della nuova Carta europea, ma ha chiesto allo Stato e ha difeso la libertà del proprio lavoro educativo, che si esplicita in capacità di carità, di missione e quindi di cultura, cioè di giudizio sulle situazioni (le banche sono nate dalle opere pie, gli ospedali sono nati dai conventi, le università sono nate dai monasteri. Sono fatti storici questi).
L’esigenza è che nella dialettica tra Chiesa e struttura politica, la Chiesa, e quindi i cristiani, nel rispetto e nell’obbedienza all’ordinamento civile, non rinuncino mai a ciò che nel corso dei secoli ha reso la Chiesa esperienza affascinante per milioni di uomini, cioè a quello spazio vitale di libertà che è presupposto necessario per una presenza educativa.
La libertà religiosa è come la cartina di tornasole per giudicare uno Stato. Un potere politico che non garantisce la libertà religiosa, non garantisce le altre libertà. È significativo che solo in Occidente la libertà sia un bene fondamentale e ciò è accaduto per il contributo determinante della Chiesa. La Chiesa, rivendicando la libertà religiosa come madre di tutte le libertà, non chiede privilegi, ma pone le basi per far vivere la libertà come valore universale in tutti i campi, culturale, economico e sociale, aprendo la strada a tutte le libertà.

Purtroppo molti di coloro che siedono al Parlamento di Roma sottolineano l’idea di uno Stato etico che abbia la pretesa di essere l’unico soggetto storico dispensatore di libertà, giustizia e benefici ai cittadini. Chiunque ne sia il capo, costui non può che impersonare la parte di chi in concreto deve guidare i sudditi verso gli ideali che egli ha preventivamente selezionato. (la via intrapresa dalle battaglie degli ultimi mesi di Prodi Verdi Radicali e i sessantottini di rifondazione comunista).

«L’autorità politica non è tutta l’autorità, ma semplicemente l’autorità politica, cioè quella che ha cura dell’ordine e della difesa della società». Don L. Sturzo
facciamo attenzione...
fate attenzione onorevoli, senatori e cari compagni al Governo: evitiamo le missioni salvifiche e cerchiamo di essere meno moralisti

Per questo mi sento di domandare allo Stato di non cedere alla tentazione del laicismo e di assumere pienamente la sua laicità:
- favorendo un’educazione che tenga conto del bisogno dell’uomo di affermare ciò che dà senso alla sua vita e di stabilire così un vero dialogo con gli altri;
- salvaguardando la libertà degli uomini, delle istituzioni e delle Chiese di credere, di esprimersi e di operare per il bene comune; ciò su cui si basa la vera democrazia.

see u,
Giangiacomo

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