martedì 12 giugno 2007

Politica italiana dei giorni nostri

Lo sfascio della politica è sotto gli occhi di tutti. E non sto parlando semplicemente del governo, ma proprio della cosiddetta classe dirigente.
A sinistra i partiti si stanno letteralmente liquefacendo, ogni testa è un gruppetto, un parapartitino, una formazione, un nonsoche che si prepara a fare un nonsocosa.
A destra invece vanno forte i tacchi a spillo: la rossa Michela Vittoria Brambilla (MVB) è stata in qualche modo incoronata futura promessa di Forza Italia, in quattro e quattr'otto ha messo su un giornale e una tv. Guardate come la presentavano tre anni fa. Ora è presidente dei circoli della libertà: www.circolodellaliberta.it/chi_siamo.php
mentre Laura Ravetto, avvocato, deputato di Forza Italia e controparte bionda (come le veline) pare metta su un'università: www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=183187

Sicuramente fanno miglior figura di Mussi, Pollastrini e D'Alema messi insieme!!

Ma una domanda sorge spontanea: chi rappresentano? Cosa pensano MVB e la Ravetto, tanto per dirne una, del family day? E sulla scuola, che idea hanno? Quali progetti? Qual è l'idea di università della Ravetto? Quali sono gli snodi intorno a cui si gioca il futuro delle nostre università, secondo lei? Su cosa puntare? Cosa pensa dell'immigrazione MVB? E sulla politica internazionale, come siamo messi? E sull'economia sopratutto?

...
Il fatto è che non solo di MVB e della Ravetto, ma anche di molti altri ignoriamo le idee, e soprattutto SE hanno una qualche idea su dove si voglia andare. Proprio sulla situazione politica, un duro editoriale di oggi di Sergio Romano, sul Corriere, e anche se da tale pulpito certe prediche ci fanno ridere, questo pezzo vale comunque la pena leggerlo (titolato "Se la politica è solo potere" l'ho inserito nei commenti).

see u,
Giangiacomo

3 commenti:

G. ha detto...

Il Corriere della Sera 10.6.2007

Una crisi grave e le riforme che non arrivano

Se la politica è solo potere

Sergio Romano

Qualche giorno fa abbiamo scritto che l'Italia d'oggi ricorda quella del 1992: lo stesso disgusto per gli affari dei partiti, la stessa noncuranza della classe politica per i segni della tempesta che si sarebbe abbattuta di lì a poco sulla sua testa. Qualcuno ha osservato che il confronto è improprio. Non esiste un partito, come allora la Lega, pronto a cavalcare l'indignazione popolare. E non esiste un gruppo di procuratori convinti di poter provocare, con gli strumenti della loro professione, la rivoluzione morale del Paese. È vero. I confronti sono quasi sempre parziali e imperfetti. Ma a me sembra che la situazione sia per certi aspetti peggiore e proverò a spiegarne le ragioni.

Nel 1992 molti italiani capirono che la crisi non era un semplice incidente di percorso e che non poteva essere risolta con la formazione di un nuovo governo e la nascita di qualche nuovo partito. La corruzione e gli scandali erano i sintomi esterni di una crisi costituzionale che aveva investito l'intero sistema politico. La Carta era invecchiata e la Costituzione materiale aveva progressivamente creato un Paese in cui il potere dello Stato e degli organi autorizzati a esercitarlo era stato usurpato da partiti, sindacati, interessi corporativi, famiglie professionali e criminali, istituzioni pubbliche non legittimate da un pubblico mandato come, per l'appunto, l'ordine giudiziario. Il fatto stesso che un organo tecnico come la Banca d'Italia abbia fornito al Paese, da allora, due presidenti del Consiglio, un presidente della Repubblica, due ministri del Tesoro e un ministro dell'Economia, dice meglio di qualsiasi analisi quanto grave e profonda fosse la malattia del sistema politico italiano.

Non bastava quindi cambiare governi. Occorreva rifare la Costituzione. Furono inutilmente create due commissioni bicamerali. Vennero esaminati e dibattuti tutti i sistemi costituzionali delle maggiori democrazie occidentali. Fu tentata la strada parlamentare con una riforma costituzionale del centrosinistra e una riforma più incisiva del centrodestra. Ma la prima è parziale e difficilmente applicabile, mentre la seconda è stata distrutta da un voto popolare frettoloso e disinformato. Il risultato è zero. La classe politica ha buttato via quindici anni della Repubblica per girare attorno a un problema che non aveva alcuna intenzione di affrontare con metodo e coraggio. Non è tutto. Quindici anni dopo gli scandali di Tangentopoli scopriamo che questa classe politica sta facendo esattamente il contrario di ciò che dovrebbe fare. Anziché lavorare al governo del Paese e alla riforma dello Stato occupa il potere come un territorio conquistato e sta elargendo a se stessa, come certi ecclesiastici alla vigilia della Riforma, sinecure, prebende, manomorte e vitalizi. Anziché suscitare rispetto per le istituzioni e incarnare la dignità della cosa pubblica, preferisce la piazza o gli studi televisivi al Parlamento. E quando decide di partecipare a una seduta, tratta l'Aula come un chiassoso refettorio scolastico. Certe esibizioni parlamentari degli scorsi giorni dimostrano che parecchi politici hanno ormai perduto il senso della realtà e non capiscono quali sentimenti questi spettacoli stiano suscitando nella società italiana.

Danno la sensazione di pensare che la politica sia rissa, alterco, scambio d'ingiurie o, più semplicemente, dichiarazioni irresponsabili e irriflessive, rilasciate a caldo di fronte a un microfono per segnare un punto contro l'avversario del momento. Si battono per la conquista o la conservazione del potere, e non si rendono conto che stanno perdendo il Paese.

see u,
Giangiacomo

Igor ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=pVQ_qUGaEMw

guardati questa intervista. se non esistesse la parola LIBERTA' e i suoi derivati sarebbe perfetta come diapositiva dell'intervallo RAI.

Anonimo ha detto...

non so, ormai dondolo sempre tra l'idea che i politici non possano fare altro che così e l'idea che sul serio, faremmo meglio io e te.

Da un lato insomma li capisco, devono gestire così tanti interessi, così tante situazioni complesse, e devono contemperare il buon senso con l'opportunità... il grosso potere con un fondamento così labile come la democrazia (in fondo un giorno ci sono e il giorno dopo potrebbero non essere rieletti, ovvio che piantino radici).

Dall'altro non ne posso più. Lo scrivevo in un post poco tempo fa: i politici non hanno più un minimo di coraggio. E questo li priva del loro senso. I politici oggi hanno senso per restare nella situazione in cui siamo, ma la situazione in cui siamo non va bene, quindi non vanno bene neanche i politici...

mah
Giovanni Vagnone
www.giovannivagnone.it