Un primo commento sulla nuova manovra Finanziaria che nelle prossime settimane passerà all'esame del Parlamento.
Una manovra che è madre di tutti gli inganni. L'esecutivo è allo sbando su welfare e pensioni. Alla fine della patetica sceneggiata ci saranno solo altri aumenti fiscali e qualche elemosina da fame. Dopo avere saccheggiato le tasche degli italiani con la manovra 2007, l'esecutivo presenta una manovra fatta di detrazioni fantasma, briciole e oboli.
Tra gli inganni da evidenziare ci sono quelli relativi all'ICI (la cui riduzione annunciata sarà ampiamente annullata, a livello comunale, dalla revisione degli estimi catastali), alla mancata riduzione della pressione fiscale (aumentata del 2,5% del PIL negli ultimi due anni e ora attestata al livello record del 43,1%), al modestissimo taglio dell'Irap (già aumentata lo scorso anno), al mancato recupero dei paurosi tagli già effettuati lo scorso anno al comparto sicurezza e all'aumento delle spese a favore degli immigrati (il Ministro Ferrero ha proposto il raddoppio a 50 milioni di euro degli stanziamenti a loro riservati).
Sta andando in onda un'altra puntata della presa in giro degli Italiani!
see u,
Giangiacomo
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1 commento:
Scordatevi la restituzione fiscale. Di leggero la Finanziaria non ha un bel niente
di Giannino Oscar
Della seconda Finanziaria varata da Romano Prodi, conviene dire al momento tre cose, visto che ce ne occuperemo per mesi, di riscrittura in riscrittura. In sintesi estrema, chi scrive non pensa affatto che sia la miglior Finanziaria possibile nelle condizioni date, come ha scritto Mario Monti sul Corriere, salvo poi concludere che i problemi sono ben altri. No, della Finanziaria le poche cose davvero buone sono rappresentate dal rifinanziamento del fondo per il 5 per mille - non essendo ancora risolti molti dei problemi collegati al suo utilizzo, al quale noi sostenitori del privato sociale e della sussidiarietà orizzontale e verticale siamo molto favorevoli - e dal forfait fiscale per tutte le partite Iva e microimprese sotto la soglia dei 30 mila euro d'affari l'anno: anche se in tal caso i limiti previsti sono troppo ristretti, è comunque una semplificazione benvenuta, accomunare Ires, Irpef e tutto il resto in un'aliquota fissa del 20 per cento.
Quanto al resto, i difetti sostanziali sono tre. L'ammontare non è affatto "ristretto", come annunciato. L'effetto complessivo è di accrescere la spesa pubblica. Per persone fisiche e imprese, la restituzione fiscale promessa non c'è. Tra Finanziaria vera e propria e decreto legge son già 18 miliardi di euro tra spese in più e variazioni d'imposta: dunque non poco come viene detto, e la quota di spesa pubblica riallocata crescerà col provvedimento collegato in materia di welfare. Siamo a metà dell'anno scorso, d'accordo, ma sommando il protocollo "sociale" che divide i sindacati arriviamo a poco meno, dunque l'impatto è assai considerevole. "Sembra" molto inferiore, perché il più delle spese che vengono decise viene finanziato attraverso le risorse ottenute col maggior gettito nel 2007 e considerate permanenti, ma non contabilizzate fin dal bilancio d'assestamento della Finanziaria varata nel dicembre 2006, né nella nota di variazione al Dpef dello scorso luglio, che sarebbe stata dovuta e invocata tra censure di una stampa meno "approdata" di quella in auge nel nostro paese.
Che l'effetto complessivo sia quello di accrescere attraverso i saldi la spesa pubblica, lo hanno scritto persino Tito Boeri e Pietro Garibaldi e Repubblica è stata volenterosamente costretta a dar loro spazio: Massimo Giannini l'aveva scritto tra i primi, prima che Eugenio Scalfari lo smentisse senza cifre nel tentativo di descrivere il governo Prodi come il più "filosviluppo" oggi in Europa. Ma, conti alla mano, sono frottole quelle di una manovra prosviluppo e di restituzione fiscale. Cominciamo dalle persone fisiche. Per alcuni milioni di italiani ci sarà, è vero, uno sgravio sull'Ici. Benissimo: ma in cambio della nozione che il fisco pretenderà del valore catastale dell'appartamento e dunque saranno guai per chi non lo ha in linea rispetto al valore di mercato, visto che sopra i 200 mila euro lo sgravio si abbatte. In più il fisco pretende di incrociare, per commisurare lo sgravio sul bene patrimoniale, i dati della dichiarazione dei redditi 2006, perché al crescere del reddito lo sgravio si azzera. È elementare che nella tassazione patrimoniale il reddito dovrebbe restar fuori: è l'abc di qualunque corso di scienza delle finanze. Ma qui l'agenzia delle Entrate chiede nuovi dati per stratificare meglio l'anagrafe reddituale e patrimoniale degli italiani. E ci risiamo col Grande Fratello.
Venendo alle imprese, i cinque punti e mezzo di Ires in meno sono "a parità di gettito", ma in realtà rendendo meno deducibili gli ammortamenti, i costi di rappresentanza, i leasing e quant'altro, alla fine molte imprese pagheranno più di prima anche con un'aliquota apparentemente inferiore. Quanto all'Irap, furbescamente limitato di tre centesimi di punto, la vera drittata è quello di lasciarlo integralmente alle Regioni: a chiacchiere è un passo verso più federalismo fiscale, ma poiché il demenziale tributo sul lavoro impiegato è destinato presto o tardi - speriamo presto - a sparire, saranno le autonomie a doverne poi fronteggiare sia l'impopolarità oggi, che la scomparsa domani. Certo, Prodi dà un po' a tutti. Ma che questo sia il meglio, non ci pare.
Tempi num.40 del 04/10/2007
www.tempi.it
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