domenica 8 aprile 2007

I callcenter e la lezione di Biagi

"Conta il lavoro flessibile di domani, non quello seriale di ieri" Luigi Covatta, Corriere della Sera

Lunedì 19 Marzo 2007 erano cinque anni dall'assassinio di Marco Biagi.
Mi ricordo ancora quella sera. In una sala di un oratorio torinese con alcuni amici (ora ex), con quello che sarebbe divenuto mio capo sul lavoro, arrivò una telefonata urgente. Allora Biagi non era così conosciuto, ma per le persone che si relazionavano con il mercato del lavoro, era un collega, un referente con cui a Bologna e a Roma si discuteva e si riempivano fogli e fogli al fine di arrivare ad un sogno, ad una struttura nuova del mondo del lavoro e della contrattualistica in Italia.
Il suo nome è stato citato spesso all'interno di questo mio blog. Ma un uomo non è soltanto un nome, come invece pensano i terroristi, che riducono le persone a bersagli a cui mirare. Biagi era un professore, ma non era un idiot savant. Collaborava con la pubblica amministrazione, ma non era un burocrate. Aveva una forte passione politica, ma non faceva politica di professione. Gli ossimori potrebbero continare: cattolico e socialista, consigliere di Treu come di Maroni, amico di Prodi e icona di Berlusconi. Ma si tratta di ossimori solo apparenti. Testimoniano solo della ricchezza di una vita che i terroristi hanno fermato e ridotto ad un santino, al denominatore di una legge, all'oggetto di una polemica alla quale non si può più partecipare, aggiungendo così delitto a delitto. E' una considerazione, questa, che ovviamente vale per tutte le vittime del terrorismo. Ma vale tanto più per Biagi e per il lavoro che stava facendo. Aveva avuto il coraggio di aprire una pagina nuova nel diritto al lavoro per adeguare il sistema delle tutele alla realtà del mercato. Avrebbe potuto accompagnarci con sapieza nel percorso inedito che da allora abbiamo intrapreso. Innanzitutto ammonendoci a non confondere la malattia con il medico, il precariato con la flessibilità regolata. E poi stimolandoci a non servirci delle sue ricette à la carte, assumendo di esse solo quel che meglio aggrada, ma a seguire invece la terapia nella sua interezza. Ed infine ricordandoci quanto sia utile regolare adeguatamente il mercato del lavoro per favorire il progresso tecnologgico ed incrementare la produttività delle imprese.
Proprio in questi giorni è stata pubblicata una ricerca sull'efficienza dei call center, luogo cruciale dello sfruttamente selvaggio del precariato. Fra i Paesi europei l'Italia figura agli ultimi posti. Fosse ancora vivo, Biagi probabilmente avrebbe spiegato che flessibilità e qualità del lavoro vanno di pari passo e che proprio per questo le regole vanno misurate sul lavoro flessibile di domani e non sul lavoro seriale di ieri. Ed avrebbe invitato gli imprenditori a badare più alla qualità del lavoro che al suo costo. Anche ai tempi del padrone delle ferriere la manodopera a basso costo non mancava. Ma non sarebbe mai nata l'undustria moderna se non si fosse stabilito un sistema di regole e di relazioni industriali, o si fosse preteso di adattare le regole della società feudale alla nuova organizzazione del lavoro.

see u,
Giangiacomo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao e Buona Pasqua,
tristissimo quell'"ora ex" tra parentesi.
Un abbraccio

Marco M.