di Massimo Introvigne (il Giornale, 2 aprile 2007)
Caso numero uno. Nell’ultimo weekend al variopinto convegno del Campo Antimperialista a Chianciano, che ha visto insieme sedicenti resistenti irakeni e ultra-comunisti vicini alle Brigate Rosse come i Carc, il portavoce dell’Ucoii, l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, dichiara – registrato in video e salutando i compagni a pugno chiuso – che “i giovani musulmani d’Europa possono essere compagni di strada e di lotta e ne abbiamo visto una parte notevole in Francia, due anni fa”. Si tratta di coloro che “hanno bruciato nel giro di pochi giorni 36.000 automobili”. Per Piccardo “questa è una forza che le comunità immigrate hanno dentro di loro, la loro capacità demografica, il loro coraggio. Con questa forza, con questi giovani noi dobbiamo riuscire a interagire. L’anti-imperialismo è dentro di loro”.
Caso numero due. A Torino una troupe del programma Annozero registra in due moschee sermoni dove s’inneggia ad Al Qaida e s’insegna ai fedeli musulmani torinesi che non ci deve essere “nessun compromesso con gli infedeli. Si uccidono e basta”. Almeno una delle due moschee è in amichevoli rapporti con la stessa Ucoii.
Che cos’è l’Ucoii? Le numerose associazioni di musulmani che esistono in Italia non sono “l’islam”: diverse indagini dimostrano che la maggioranza degli immigrati non le ha nemmeno mai sentite nominare. Tuttavia l’Ucoii è l’associazione di gran lunga più grande, e controlla la maggior parte delle sale di preghiera italiane (impropriamente dette moschee). La sua matrice storica e culturale è quella dei Fratelli Musulmani, la casa madre del fondamentalismo internazionale. Quando l’allora Ministro degli Interni Pisanu decise di istituire una Consulta per l’Islam italiano stabilì saggiamente che la Consulta, come dice il suo nome, avrebbe avuto funzioni consultive, semplice luogo dove sentire pareri disparati, “escluso – così diceva il decreto istitutivo – ogni carattere di rappresentatività”.
Contro le opinioni di molti, nella Consulta Pisanu accolse l’Ucoii, ritenendo che sarebbe stato strano sentire in un organo meramente consultivo le opinioni di piccole organizzazioni ma non della più grande. Del resto, gli imam stranieri che nelle prediche esageravano con Pisanu erano prontamente espulsi. Il nuovo ministro Amato, invece, non ha espulso nessuno e ha sempre più presentato la Consulta come se fosse un vero e proprio parlamentino dei musulmani italiani. Dal canto suo l’Ucoii ha interpretato l’atteggiamento di Amato come una licenza per gettare la maschera e buttare la prudenza alle ortiche. Ai tempi della guerra in Libano, in una pubblicità a pagamento paragonò Israele ai nazisti. Subito dopo alcuni suoi esponenti hanno rilasciato dichiarazioni per dire il meno ambigue sul diritto di praticare la poligamia in Italia.
Che cosa ha intenzione di fare Amato con l’Ucoii e con gli imam bombaroli di Torino? Sembra che di fronte ai gravi episodi di Chianciano e di Torino il pacioso ministro abbia avuto un sussulto: infatti, ha denunciato il rischio che l’Italia finisca per assomigliare alle “società islamizzate”. Purtroppo, però, Amato non parlava dei musulmani ma dei vescovi cattolici e della loro nota sui Dico. Il governo Berlusconi dialogava con i vescovi ed espelleva gli imam ultra-fondamentalisti. Questo governo dialoga con i fondamentalisti islamici e cerca di espellere dalla vita politica i vescovi. Quale dei due governi alimenta il rischio di un’Italia “islamizzata”? La risposta non è poi così difficile.
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Giangiacomo
sabato 7 aprile 2007
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