martedì 15 gennaio 2008

Sapienza, un'altra vergogna per l'Italia

I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.).
L'unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza, un'università fondata, tra l'altro, proprio da un pontefice.

Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:

1) l'incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell'impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;

2) la fatiscenza culturale dell'università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una "discarica" ideologica.

Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore - in forza della sua fede - della ragione e della libertà.

see u,
Giangiacomo

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Grandissimo!
Ho appena finito di postare una riflessione sullo stesso tema. Sono letteralmente disgustato da cosa sto trovando in giro in rete: blog che esultano, anticlericalismo che si sente trionfante, mentre è un fallimento per tutti.
Come sai di religione non mi importa un granchè, ma uso parole dure e ti consiglio un articolo di Loquenzi sull'Occidentale di oggi (editoriale)

http://www.loccidentale.it/node/11805

E' proprio uno schifo, per la prima volta mi sento legittimato a parlare ufficialmente di disprezzo per chi non la pensa come me.

Anonimo ha detto...

Io credo che l'unico che goda di una totale e incondizionata liberta' di parola in questo paese sia proprio Ratzinger. Quindi sono assolutamente d'accordo con tutti coloro che si sono opposti a questa visita universitaria che non aveva alcun motivo d'essere, salvo offrire al teologo un'ulteriore tribuna da cui arringare il popolo.

Anonimo ha detto...

67 docenti su 2400
questa è democrazia vero??

siete patetici rossi
siete falsi rossi

Devasto ha detto...

- la frase pronunciata da Ratzinger a proposito di Galileo è stata dai prof. di fisica distorta o quantomeno presentata erroneamente (si veda articolo di
Tornielli su Il Giornale);
- l'Università La Sapienza ha partecipato alla creazione del comitato accademico italo-egizio per gli studi comparati per il progresso delle scienze umane nel Mediterraneo (Oscum) insieme all'università islamica Al Azhar alla presenza del celebre jihadista Tantawi senza che nessuno
aprisse bocca;
- la setta dei Raeliani è stata libera di parlare senza che nessuno protestasse;
- la stragrande maggioranza degli studenti e dei docenti dell'Università avrebbe accolto il Papa e lo avrebbe ascoltato volentieri.

Anonimo ha detto...

1) l'incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone

Più che per il Papa, penserei alla reale possibilità che un cittadino qualunque ha di "dire la sua" pubblicamente.

Igor ha detto...

la grave responsabilità è del Rettore autorizzando la manifestazione all'interno de La Sapienza. Sapeva benissimo che avrebbero impedito l'intervento del Papa. E' in ballo secondo me una questione di ruoli e di autorità. Essere ricattari da poche decine di studenti è un bruttissmo precedente. E sarà (temo) sfruttato da destra come a sinistra in nome della libertà di dissenso. Dei professori, delle frocessioni, delle laicità esibite francamente interessa poco.

Devasto ha detto...

Scusate l'off-topic

Michigan:
1- Romney (ma che disastro...)
2- McCain
3- Huckabee (16,1%, vai Mike!!!!)
...
...
...
- Giuliani (meno del 3%)

Huckabee for president

Anonimo ha detto...

67 pirla che tacciono il resto del mondo?!?
e comunque il Papa è un capo di stato!
e persino giordano e mussi hanno gridato allo scandalo

e vogliamo ricordare quanti brigatisti hanno parlato alla sapienza l'anno scorso?
due anni fa anche bertinotti
a torino in università molti ex br

qui siamo alla follia

certo che anche gli altri docenti (2400 - 67) avrebbero potuto dire qualcosa...

G. ha detto...

w il Papa!!

ma scusate, è bello confrontarsi e dibattere e verificare la propria idea con chi la pensa diversamente

la polemica costruens è geniale

forse i 67 pirla hanno paura che la Verità si manifesti?

see u,
Giangiacomo

Anonimo ha detto...

Ieri 15 gennaio 2008, il Papa è stato messo nelle condizioni di dover rinunciare alla visita prevista per il 17 gennaio all'università di Roma la Sapienza.

E' scandaloso che in un Paese libero una minoranza di persone imponga con la forza (si veda l'odierna occupazione del rettorato) la propria opinione, ergendosi a giudice di chi ha diritto di parlare in università e chi no. Questo vale a priori ed aldilà di ogni personale considerazione di stima ed apprezzamento verso la figura del Papa.
La libertà di contestazione non include la negazione del diritto di parola.

La verità e la giustizia chiedono, urlano in molti casi, di essere riconosciute. Questo è lo scopo di questa mail, che dice solo parzialmente lo sdegno e l'incredulità che i fatti di questi giorni hanno portato.


Una nota infine. I professori di fisica che hanno dato il via alla contestazione hanno dato esempio di estrema ignoranza: il papa non sostiene che il processo a galileo fu giusto, ma l'esatto contrario. Leggere per credere. Il discorso si trova facilmente in rete

Anonimo ha detto...

Un episodio come quello accaduto ieri alla 'Sapienza' significa la morte dell'Università.

L'Università è il luogo per eccellenza della libertà e della ragione.
Non se ne sono viste alla 'Sapienza', in questi giorni.

Noi in Università ci lavoriamo, con passione. Non vogliamo la sua fine.

Per questo chiediamo a tutti i Rettori degli atenei italiani di
invitare subito Papa Benedetto XVI per una lectio magistralis, nelle
nostre università.

Un gesto concreto, per dimostrare che in Università ci sono ancora
persone che hanno a cuore la ragione e la libertà.

Anonimo ha detto...

Davvero complimenti,

al "magnifico"(anzi superlativo) rettore
ai "professori" (ma di che?)
e finanche agli studenti (ma di cosa?). A questi ultimi particolarmente. Perchè dall'ambiente studentesco universitario ci si aspetterebbe una "fame" di confronto, di dialogo, di apertura e invece...: anestesia mentale!!!
Una tale paralisi culturale concessa a quattro fessi ignoranti non è degna di un'università.

La "Sapienza"? Sono andato a cercare sul vocabolario dei sinonimi e contrari questa parola e... pensate! Tutti i concetti che meglio descrivono la situazione di questa sfortunata università si trovano proprio tra i "contrari": incapacità, inettitudine, imperizia, stupidaggine, ignoranza, sciocchezza.

Auguri ragazzi, na avete proprio bisogno
Agostino

Anonimo ha detto...

IL PAPA, IL PRESEPIO, LA LAICITÀ



Il Papa alla Sapienza non è potuto intervenire esattamente come in molte scuole italiane ormai non può essere più fatto il Presepio. “In nome della laicità della università o della scuola” si dice. In nome della laicità si sta facendo fuori il crist ianesimo nel nostro cattolicissimo Paese, e non è un bel segno.

Da notare che nella scuola e nell’università oggi entra di tutto, ma non il Presepio, non il Papa, non il cristianesimo. Se il cristianesimo entrasse, non potrebbe entrare se non per quello che è: un fatto, prima ancora che un discorso.

Il cristianesimo è una presenza che raggiunge l’uomo di oggi da una distanza di oltre duemila anni di tempo: se il cristianesimo attraverso i suoi segni e la sua tradizione che si incarnano nella Chiesa e nella figura del Papa muove oggi tante persone ad abbracciarlo, allora vuol dire che è vero.



Ma la verità è scomoda e si preferisce, in nome della laicità, non prenderla in considerazione, anzi si preferisce combatterla in nome del relativismo (“non c’è una verità, ma tante verità”) che non parla a nessuno se non alla testa di chi lo propugna.

Si sono udite tante parole di scusa e si sono versate molte lacrime di coccodrillo dopo l’impedimento posto al Papa ad essere fisicamente presente alla Sapienza. Molte di queste parole, molte di queste lacrime, buttate lì a caso, quasi confermano i presunti motivi dello schiaffo arrecato .

È come se da sponde più diplomatiche di quelle dei 67 docenti firmatari della mozione che ha originato il divieto si dicesse più o meno la stessa cosa: nell’università c’è spazio per tutti, anche per i discorsi del Papa.

Che è come dire: il cristianesimo è un discorso, dunque perché privarsene? Mentre gli altri, i 67, sostenevano più o meno: il cristianesimo è un discorso, perché privilegiarlo? Non si è detto: abbiamo sbagliato a non volerci confrontare con la presenza cristiana testimoniata dal Papa. Da cristiani o non cristiani o poveri cristi: ma perbacco, confrontarsi con una presenza!



In questo modo le presunte ragioni di chi non lo ha voluto presente di persona e le scuse raffazzonate di chi ha voluto rimediare all’incidente con un appello alla apertura indistinta verso tutti (tale dovrebbero essere la scuola e l’università per costoro: luoghi neutrali di apertura) quasi si toccano, sotto traccia, nell’uniformarsi degli uni e degli altri ad una laicità intesa come indistinta eguaglianza delle opinioni.

Così il nostro Paese sta rinunciando alla propria tradizione e al confronto con essa. Un Paese cres ce nella cultura (coltivazione dell’umano) e la cultura è possibile mediante l’incontro e confronto con la tradizione che la porta. Non esiste cultura (dunque scuola, università, lavoro scientifico, interpretazione) senza confronto con una tradizione di significato vissuto e testimoniato dentro un passato che ci raggiunge adesso. È facendo esperienza di una tradizione che si matura, ci si rinnova e, se necessario, si cambia e si riforma.

Il nostro esausto Paese, che ha più di tutti bisogno di una riforma culturale e sociale, ha espresso con il gesto del “rifiuto della Sapienza” l’apice delle sue attuali contraddizioni.

&n bsp;

La nostra solidarietà a Papa Benedetto XVI si unisce alla speranza che la novità, costituita da quelle compagnie educative e da quelle iniziative operose che ci sono e che stanno germinando sul tessuto vecchio di una società immobile, si allarghi fino a diventare la nuova scuola e la nuova università.