martedì 4 marzo 2008

La Russia di Vladimir Putin

Dopo le recenti elezioni...

La Russia appare sempre meno distante dal suo passato sovietico. Un passato che non solo non viene rinnegato, ma che viene guardato con senso di rimpianta grandezza nazionale. Vladimir Putin, ex ufficiale del terrificante Kgb, sembra essere l’effige di questo pericoloso ritorno all’imperialismo sovietico.E’ lecito domandarsi il motivo del diverso atteggiamento che vi sarebbe nel caso in cui a capo della Germania vi fosse stato un ex agente delle SS, rispetto al riconoscimento di ruolo che l’ex funzionario del Kgb gode nel mondo?

see u,
Giangiacomo

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Il freddo Putin
tratto da: Tempi, 2.8.2007, n. 31/32, p. 30-31.

Da quando ha abbandonato la democrazia per l'autocrazia, lo "zar" usa tutto per far credere alla Russia che là fuori c'è un nemico in agguato


Prima Vladimir Putin che sospende il Trattato sulle forze convenzionali in Europa, annuncia la creazione di vettori in grado di superare qualunque difesa antimissilistica e l'intenzione di puntare missili a testata atomica contro le città europee. Quindi le reciproche espulsioni di diplomatici col Regno Unito. Poi il ministro degli Esteri Sergej Lavrov che dichiara che Mosca è pronta a negoziare un accordo sulla moratoria dell'adesione al Trattato sulla forze convenzionali in Europa e vuole rapporti normali con Londra. Irrigidimenti e ammorbidimenti si alternano nella politica estera russa. Per capirne di più abbiamo intervistato Edward Luttwak, economista e storico americano esperto di politica internazionale.

Professor Luttwak, siamo alla vigilia di una nuova Guerra fredda fra Occidente e Russia o è tutto un teatrino?
Edward LUTTWAK: No, non è un teatrino. Il fatto determinante è che in Russia l'esperimento democratico è stato abbandonato e Putin ha creato, con l'appoggio di un intero establishment di ex agenti del Kgb, un sistema di autocrazia elettiva. Con lui la Russia non ha rinunciato alle elezioni, ma l'ultima volta che si è votato Putin aveva contro una signora giapponese non appoggiata da alcun partito e incapace di farsi pubblicità, perché tutti i candidati veri erano stati obbligati a ritirarsi con le minacce. Per giustificare il suo sistema autocratico, chi ha il potere deve far credere ai cittadini che la Russia è circondata da stranieri cattivi, che vogliono impoverirla e indebolirla. Stranieri che spingono l'Estonia ad agire come un vero Stato indipendente. Un'autocrazia non può fare una politica estera amichevole, perché deve convincere i cittadini che sono circondati da nemici. Questo viene molto utile in materia di politica delle risorse naturali: hai il pretesto per buttare fuori Shell e Bp e dare tutte le concessioni petrolifere all'impresa nazionale, la quale non distribuisce i profitti fra gli azionisti, ma fra i veri proprietari, che stanno al Cremlino. La Russia è un'autocrazia patrimoniale. Una volta che fai questa politica interna, sei obbligato a fare quella politica estera.

In Europa ci si chiede se Putin agisca per ragioni di politica interna, legate alla scadenza del suo mandato presidenziale, o per ragioni di strategia internazionale, cioè per riprendersi il ruolo di superpotenza che i russi avevano al tempo dell'Unione Sovietica.
Edward LUTTWAK: Come ho detto, la politica estera dipende dalla politica interna che fai, e questo vale per tutti i paesi del mondo. Poi è vero che nel gruppo al potere oggi in Russia è presente un forte sentimento nazionalista. Ci sono ancora i nostalgici dell'impero sovietico, anche se non del comunismo. Anche nella società troviamo molti che vorrebbero ancora una grande potenza russa. Il problema è, per usare un metro di paragone italiano, che l'8 settembre russo non è stato seguito da un 25 aprile: la caduta del sistema comunista non è stata seguita dall'epurazione degli apparati sovietici, che sono trionfalmente tornati sotto nuove etichette. E senza una forte opposizione popolare: quando ci sono manifestazioni anti-Putin con 500 intellettuali di mezza età e la polizia li picchia selvaggiamente, l'opinione pubblica non reagisce. Perché ci sono molte persone in Russia che hanno il gusto della frusta: preferiscono un governo autoritario a uno democratico ma che dà meno garanzie in fatto di ordine.

Sulle installazioni antimissilistiche in Polonia e Repubblica Ceca, ha ragione Putin o ha ragione Bush? Gli Stati Uniti dovrebbero concordare con la Russia le loro iniziative di difesa antimissilistica o fanno bene a procedere unilateralmente?
Edward LUTTWAK: Putin ha ragione quando dice che questo passo dovrebbe essere concordato, Bush ha ragione quando risponde che questo sistema non minaccia minimamente la Russia: qualunque ingegnere elettronico può confermarlo. Si tratta di un sistema difensivo e per di più rivolto a sud: non è tecnicamente in grado di intercettare i missili russi, è una questione di orientamento. Però è vero che andava pazientemente concordato anziché impazientemente spiegato.

Questo sistema sarà efficace nei riguardi delle minacce iraniane e nord-coreane?
Edward LUTTWAK: Contro l'Iran sì, contro la Corea del Nord no. Questo sistema radar è puntato contro l'Iran, nel caso che in futuro Tehran avesse missili nucleari, e anche contro qualunque paese mediorientale che se ne procurasse.

Caso Litvinenko. Che fare? Dopo aver ucciso un cittadino britannico su suolo britannico, la Russia può cavarsela con espulsioni reciproche di diplomatici?
Edward LUTTWAK: È un incidente gravissimo. Si era capito subito che Litvinenko era stato ucciso da qualche assassino russo, ma adesso si ha la certezza che l'assassino è stato mandato dalle autorità russe. È palese dal modo in cui lo stanno proteggendo, negando l'estradizione. Questa è una dimostrazione di assoluta arroganza: i russi vanno a Londra, comprano case e squadre di calcio, e nella loro mente patrimonialista pensano di potere anche mandare un sicario a uccidere un oppositore, che era diventato cittadino britannico. E pensano di poterlo fare in maniera furba usando il polonio. Invece vengono beccati, perché se c'è una cosa in cui gli inglesi sono bravi è la patologia forense.

I russi offrono un processo in Russia.
Edward LUTTWAK: Come vanno i processi in Russia l'abbiamo visto col caso Khodorkovsky: un processo farsa dove il giudice ha lasciato fare alla procura tutto quello che voleva e ha respinto tutte le richieste della difesa. Un processo che ha rimandato la giusizia russa indietro di una generazione.

L'arma più potente nelle mani di Putin è l'atomica o è il gas? Oppure anche l'arma energetica è un bluff?
Edward LUTTWAK: Nell'era post-nucleare solo i fanatici potrebbero usare l'atomica, dunque quella non è un'arma che dà un vero potere politico. Il gas dà potere politico, ma solo nei confronti dei corrotti e dei deboli. Voglio dire che c'è un'infinità di gas nel mondo, il monopolio di Gazprom è inesistente, ma se non si può fare nemmeno una piattaforma a Rovigo per estrarlo, perché spuntano fuori sempre nuovi gruppuscoli ambientalisti che hanno sempre nuove esigenze, questo è un atto di autolesionismo. Senza la piattaforma non puoi estrarre il gas e devi comprarlo per forza da Gazprom. Il gas non dà potere, lo dà solo se qualcuno in maniera autolesionistica si consegna al monopolio russo. Se io fossi Gazprom creerei gruppi ambientalisti come questi per bloccare la costruzione di ogni piattaforma. Sono i migliori alleati del potere politico del gas russo.

Igor ha detto...

Bella domanda Michel, da chiedere anche al suo amico del cuore Silvio.

Anonimo ha detto...

non ho nessun amico con quel nome...
;)D

see u

Hermes ha detto...

ora, ognuno ha diritto alle sue opinioni, ma ci sono alcuni fatti che sono bellamente ignorati, volutamente o meno, sia da chi posta sia da Luttwak nell'intervista.

Il più clamoroso: la Russia si è si ritirata dal trattato sulle armi convenzionali, ma perchè si è trovata di fronte a una NATO che lo ha sottoscritto ma non ratificato. NESSUNO dei paesi NATO ha ratificato il trattato, e poi ci si infuria se la Russia che lo ha fatto si sente presa in giro e lo sotto pone a moratoria?
Ma scherzate?

Sulle risorse: anche qui c'è una serie di idiozie e parzialità.
Shell e BP se ne sono state zitte di fronte al ridursi delle proprie quote nei progetti in Russia perchè nel settore è il segreto di Pulcinella che avessero acquisito condizioni di favore attraverso mega-mazzette al funzionario di turno. La famosa "legge del 30" che si usa per i contratti con i paesi del terzo mondo. Ed è per questo che non c'è stato nessun ricorso e nessuna ritorsione quando Putin ha fatto presente che lui non voleva appartenere al terzo mondo: sapevano di avere torto. Chi ci vuol vedere mezzi totalitari, si ripassi cosa è successo a Dubai Ports quando ha cercato di espandersi in America o a chiunque cerca di comprare aziende strategiche in Francia.
Oppure veda se ci sono stranieri a gestire i pozzi del Mare del Nord... Perchè la Russia non possa fare quello che fanno tutti gli altri non si capisce...

Hermes ha detto...

LE manifestazioni: pure oggi Sky News parlava di "manifestazioni dell'opposizione democratica" mentre nelle immagini passava una masnada di Skinheads con bandiere pseudo-naziste: simili a quelle del Reich solo con falce e martello invece che la svastica.
Questi per voi sono i "democratici"?
Gli "Intellettuali"?
Ma vi rendete conto?!?!

E per la cronaca: sono quelli che stanno con Khasparov... una manica di neo-comunisti, pseudo-nazisti e supremazisti etnici slavi.

Bel modello, vero?

In quanto al gas come arma politica, mi chiedo cosa ci sia di strano, visto che sono 40 anni che conviviamo con l'OPEC e nessuno si scandalizza.

Per l'ennesima volta mi sembra di avere a che fare con persone che straparlano di un paese senza averne la minima conoscenza.

Abbiate le opinioni che volete, solo cercate di basarle su fatti, e non minchiate, per favore.

Anonimo ha detto...

@ hermes

Russia: prove tecniche di guerra fredda

Annuncio dello sviluppo di nuove armi atomiche, nuova richiesta di una data precisa del ritiro dall’Iraq, la “Linea diretta” di Vladimir Putin con i cittadini russi (18 ottobre 2007) si è trasformata in un scontro “indiretto” con gli Stati Uniti.

Con il pretesto delle domande giunte da tutto il Paese per l’appuntamento annuale via internet, radio e tv, il leader del Cremlino è stato duro sulla questione irachena: «Si può rovesciare un regime dittatoriale come quello di Saddam Hussein, ma non combattere contro un popolo»; polemico sulle voci di attentato precedenti la sua visita in Iran, liquidate come mero «tentativo di impedire il viaggio»; granitico sui dossier militari, da mesi al centro di tensioni tra Mosca e Washington.

Le forze armate russe saranno sviluppate e rafforzate in tutte le direzioni, ha assicurato Putin, e non solo in base alla cosiddetta “triade nucleare” (forze strategiche missilistiche, aviazione strategica, sottomarini nucleari): «Il programma militare adottato sino al 2015 prevede lo sviluppo e la disposizione di ogni tipo di forze», e a corredo delle parole, dalla base di Plesestk, vicino Mosca, è stato trasmesso in diretta il lancio di un missile. Tra i piani elencati da Putin c’è la costruzione di un nuovo sottomarino nucleare, già dal 2008. «La tecnica missilistica sarà sviluppata non soltanto per quanto riguarda il Topol», mentre procedono «con grande successo, i lavori per la creazione di una nuova base missilistica».

Nelle tre ore trascorse a rispondere alle domande, Putin ha parlato pure dello scudo antimissile che gli USA intendono installare in Polonia e Repubblica Ceca. Alla luce della missione negoziale fallita di Condoleezza Rice, il messaggio è lo stesso, con una postilla possibilistica: «La Russia provvederà in modo da garantire la sua sicurezza nazionale se verranno disattesi i suoi interessi riguardo lo Scudo antimissile», tuttavia Washington sta «cercando la strada» per fugare i timori di Mosca e «risolvere il problema».

Insomma, l’edizione 2007 della “Linea diretta” – l’ultima, ha di nuovo assicurato, poiché «nel 2008 la Russia avrà un nuovo Presidente» – è comunque servita a Putin più per attaccare che per difendersi o lanciare ponti.

«Per fortuna la Russia non è l’Iraq e ha abbastanza forze e risorse per difendere i suoi interessi sul suo territorio e in altre regioni» ha ironizzato, per poi stigmatizzare l’intervento militare americano. L’Iraq è «un piccolo Paese, che può a malapena difendersi e che ha enormi risorse petrolifere. E cosa succede lo vediamo tutti: hanno insegnato loro a sparare, ma per ora non sono riusciti a portare l’ordine. E difficilmente ci riusciranno, perché fare guerra a un popolo è cosa senza prospettive. È inaccettabile la prospettiva di mantenere ad oltranza un regime di occupazione». Poi la stilettata sulle «cause» della guerra in Iraq: «Uno degli obiettivi, a mio avviso, era quello di prendere il controllo delle riserve petrolifere».

E non poteva mancare l’Iran, pomo della discordia con gli USA, dopo la visita a Teheran, che ha di fatto rotto l’isolamento internazionale del Presidente Ahmadinejad. «La Persia e la Russia sono sempre stati buoni vicini», ha detto il Presidente russo, e le voci su un possibile attacco kamikaze «non erano altro che un tentativo di impedire la visita» e il dialogo con Teheran, che resta «strumento migliore di quanto possano essere le sanzioni e le minacce politiche».

La Russia continua a fare il suo gioco nella regione del Caspio e tenta di conservare una posizione intermedia tra gli amici iraniani ai quali deve fornire centrali nucleari con combustibile atomico e gli ex grandi amici americani con cui non vuole rompere del tutto. A Teheran – si legge sul “Corriere della Sera” del 17 ottobre – Vladimir Putin si è esercitato in equilibrismo dribblando le domande più imbarazzanti. «Facevo promesse solo alla mamma quando ero bambino», risponde a un giornalista che gli chiede se può promettere l’arrivo dell’agognato combustibile prima della fine del suo mandato (maggio 2007). Comunque ribadisce il sostegno russo al programma nucleare «pacifico» iraniano.

Occasione della visita è stato il vertice dei Paesi che si affacciano sul Mar Caspio: Russia, Iran, Azerbaigian, Kazakistan e Turkmenistan. «In questa regione non dovremmo nemmeno ipotizzare di far ricorso alla forza» ha detto Putin, con il chiaro intento di controbattere le affermazioni americane sull’Iran, e «dobbiamo concordare sull’impossibilità di utilizzare il territorio di uno di questi Paesi per aggredirne un altro», ha continuato con un chiaro riferimento all’Azerbaigian, da cui la Casa Bianca vorrebbe far partire gli aerei per eventuali missioni contro Teheran. Alla fine del summit la dichiarazione comune ha ricalcato le affermazioni del capo del Cremlino (che ha invitato Ahmadinejad in Russia). (E.G.)

Russia: ritorno al passato

Il Primo Ministro russo Viktor Zubkov continua la “risovietizzazione” dell’Esecutivo e abolisce una delle principali novità introdotte dal predecessore Mikhail Fradkov, la ripresa televisiva diretta delle riunioni del Governo. Il portavoce Aleksandr Zharov ha spiegato la mossa all’agenzia “Itar-Tass” con la necessità di segretezza di alcune decisioni, ma i media elettronici hanno una versione diversa: il protosovietico Zubkov, 66 anni e una formazione vecchio stile, avrebbe strapazzato troppo i suoi ministri, che stanchi di prendere rimbrotti in pubblico, avrebbero chiesto il black out.

Zubkov sta diventando lo zimbello dei media indipendenti, con le sue lunghe tirate sul rispetto delle quote di produzione del latte, le sue visite in provincia per constatare di persona la situazione degli agricoltori, le sue inchieste nei negozi per toccare con mano la crescita dei prezzi.

Fonti dell’Esecutivo, che chiedono un rigoroso anonimato, affermano che si sta creando una frattura insanabile con il plotone di “giovani leoni” che occupa le poltrone ministeriali

G. ha detto...

@ harlem

volentieri mi interesserebbe vedere il tuo profilo, il tuo blog e scriverti (al di fuori del presente blog) per confrontarmi

ti prego di contattarmi

see u,
Giangiacomo

Hermes ha detto...

senti, su quello che hai riportato:

1- le spese militari: e allora? a oggi la Russia spende, se non vado errato, circa un ventesimo di quanto spendono gli USA, e questo di fronte a una situazione strategica di maggiore pericolo. E gli si vorrebbe negare il diritto di modernizzare gli armamenti mentre la NATO non è mai stata così egemone militarmente?
Andiamo, su...

2- la sovietizzazione del governo. Balle. Pure e semplici. Roba riportata dai nostri giornali per fare colore. Un politico russo che annunciasse la "risovietizzazione" di qualsiasi cosa firmerebbe il suo suicidio politico: i nostalgici del comunismo sono quel 17% di anziani irriducibili che votano Zyuganov, e basta. Il comunismo è più vivo da noi che da loro, fidati.

3- altre due parole sull'opposizione democratica: sto guardando or ora un programma sulla tv russa su quella che qui chiamano "l'opposizione democratica".
Un branco di fanatici con svastiche, falci e martelli, croci celtiche e teste rasate.
Ossia Khasparov, Limonov e gli altri loro sodali. E' un gruppo eterogeneo che contiene anche alcune personalità decenti, ma la maggior parte sono fanatici, skminhead, nostalgici, neo-nazisti e robaccia varia.
Lo stesso Limonov è un nichilista para-satanista con tendenze naziste.
Khasparov è manifestamente un fantoccio manovrato da fuori: fino a qualche mese fa nessuno sapeva che avesse MAI espresso alcuna opinione politica, e peraltro aitempi sovietici si godeva beatamente i suoi privilegi da VIP. Sono pronto a scommettere che è pagato da Soros o da Berezhovskiy, e mi darebbero degli odds nemmeno troppo alti...

Cmq, ad harlem ci stanno i cantanti jazz: se è hermes che vuoi contattare mi trovi al

ilfronteoccidentale.blogspot.com