Augusto Minzolini ci piace. E’ il nuovo direttore del TG1, e ieri ha spiegato a tutti perché il suo TG non si occupa delle cene a casa di Berlusconi. Sostanzialmente, perché non ci sono notizie, solo chiacchiere. Se cliccate qua potete vedervi il video.
Per quel che mi riguarda, non prendo lezioni di moralità da Repubblica, nel senso del giornale.
I loro articoli sono patetici: oggi, per esempio, Edmondo Berselli parla di “amnesia etica”, e punta l’indice, orrore orrore, verso “il mondo di Noemi, il mondo di Casoria e delle feste notturne a strascico, il mondo notturno e terminale di Berlusconi e del Berlusconismo”. E quale sarebbe, l’abisso immondo di Casoria? In che consiste? Che è?
Invece, come sappiamo, il mondo di Repubblica, quello sì, tutta virtù!
Notoriamente, Repubblica è la bandiera della morale cattolica ed indica a tutti castità, sobrietà e fedeltà coniugale. Il suo padrone, DeBenedetti, è un noto benefattore dell’umanità, lui sicuramente non ha mai fatto una festa in vita sua, tutto casa e bottega, per non parlare di Eugenio Scalfari, che quandoc’eraLui, andava in Via Veneto, e con i suoi amichetti, evidentemente, ci andava a recitare il rosario.. Le pagine di Repubblica e dei suoi inserti trasudano purezza morale, evocano valori etici ora sottoposti ad amnesia (almeno a Casoria), il paradiso dell’anima, insomma.
Ad oggi i fatti sono questi: qualcuno ha portato una prostituta (che a Repubblica chiamano escort perché sono rispettosi delle donne e poi sono tanto educati e certe brutte parole non le dicono per rispetto dei lettori) a casa di Berlusconi, le ha fatto registrare tutto il registrabile – sei nastri almeno - per poi montare una incredibile campagna di delegittimazione.
E che forse questo qualcuno ha qualcosa a che fare con chi in quindici anni ha fatto di tutto per far fuori Berlusconi, usando pure mezza magistratura italiana, e non ci è riuscito? La domanda sorge spontanea.
Certo che quei nastri dovrebbero essere abbastanza noiosi. A quanto pare Berlusconi ha fatto vedere ai suoi ospiti tutti il filmato con Bush (quindi tutto in inglese), e poi le foto con i nipotini, ha fatto cantare Apicella, ha raccontato barzellette, insomma: che eccitazione. Che eros.
E pure Famiglia Cristiana che ci va dietro. Che fantasia. Rosi Bindi e Ignazio Marino e le loro proposte di legge su famiglia e testamento biologico: Famiglia Cristiana giusto quelli si merita.
see u,
Giangiacomo
mercoledì 24 giugno 2009
domenica 21 giugno 2009
Una lezione da non dimenticare
"La società non è un'entità o un organismo al di fuori e al di sopra dell'individuo"
"Non è lo stato che rende vitali i suoi organi; è l'uomo che li vivifica, l'uomo che li mortifica, l'uomo singolo e organizzato, la persona reale effettiva, non l'ente astratto che si usa chiamare stato"
"La libertà non è divisibile; buona nella politica o nella religione e non buona nell'economia o nell'insegnamento: tutto è solidale. Vedo che certi cattolici sociali ora sarebbero disposti ad abbandonare la libertà economica e non comprendono che essi così abbandonano la libertà in tutti i campi, anche quello religioso"
"Lo stato italiano è largo e generoso: crea nuovi enti. Dal giorno che ha preso la malattia dell'entite, non si ferma più"
"Il privato impiega il denaro assai meglio dello stato; la produttività dell'impresa privata è superiore a quella dell'impresa pubblica. Per una politica di maggior impiego di mano d'opera è obbligo dello stato non solo non ostacolare l'investimento privato, ma anche favorirlo".
"Non si possono attuare grandi riforme sociali se non in clima di libertà, con reale senso di moralità pubblica, in un'economia che si risana e in una struttura statale ferma, agile e responsabile"
"Fra coloro che amano la libertà per convinzione e coloro che amano la libertà a parole vi è una divergenza sostanziale: i primi sono convinti che la libertà rimedia ai mali che può produrre, perché al tempo stesso eccita energie nuove, spinge alla formazione di libere associazioni, sviluppa contrasti politici e sociali dai quali derivano i necessari assestamenti; gli altri, invece, hanno paura della libertà e cercano sempre il modo di imbrigliarla con una continua e crescente legislazione e con un'azione politica vincolatrice, che finiscono per soffocarla"
"I popoli sotto dittatura anelano alla libertà; se manca tale anelito, cessa il senso della personalità, il desiderio del progresso, il valore dell'iniziativa. I popoli che tendono a progredire, si affermano nella libertà e per la libertà"
"Nella politica, come in tutte le sfere dell'attività umana, occorre il tempo, la pazienza, l'attesa del sole e della pioggia, il lungo preparare, il persistente lavorio, per poi, infine, arrivare a raccoglierne i frutti"
"Soprattutto, non agire da ignoranti, né da presuntuosi. Quando non si sa, occorre informarsi, studiare, discutere serenamente, obiettivamente, e senza mai credere di essere infallibili"
"La libertà è come l'aria: si vive nell'aria; se l'aria è viziata, si soffre; se l'aria è insufficiente, si soffoca; se l'aria manca si muore"
"Due cose mancano alla scuola in Italia: libertà e mezzi; ma i mezzi senza libertà sarebbero sciupati; mentre con la libertà si riuscirebbe anche a trovare i mezzi"
"Spero che l'aria di libertà che viene dall'America penetri nel nostro paese, dove la libertà scolastica non esiste affatto"
Don Luigi Sturzo
www.formazionepolitica.eu
see u,
Giangiacomo
"Non è lo stato che rende vitali i suoi organi; è l'uomo che li vivifica, l'uomo che li mortifica, l'uomo singolo e organizzato, la persona reale effettiva, non l'ente astratto che si usa chiamare stato"
"La libertà non è divisibile; buona nella politica o nella religione e non buona nell'economia o nell'insegnamento: tutto è solidale. Vedo che certi cattolici sociali ora sarebbero disposti ad abbandonare la libertà economica e non comprendono che essi così abbandonano la libertà in tutti i campi, anche quello religioso"
"Lo stato italiano è largo e generoso: crea nuovi enti. Dal giorno che ha preso la malattia dell'entite, non si ferma più"
"Il privato impiega il denaro assai meglio dello stato; la produttività dell'impresa privata è superiore a quella dell'impresa pubblica. Per una politica di maggior impiego di mano d'opera è obbligo dello stato non solo non ostacolare l'investimento privato, ma anche favorirlo".
"Non si possono attuare grandi riforme sociali se non in clima di libertà, con reale senso di moralità pubblica, in un'economia che si risana e in una struttura statale ferma, agile e responsabile"
"Fra coloro che amano la libertà per convinzione e coloro che amano la libertà a parole vi è una divergenza sostanziale: i primi sono convinti che la libertà rimedia ai mali che può produrre, perché al tempo stesso eccita energie nuove, spinge alla formazione di libere associazioni, sviluppa contrasti politici e sociali dai quali derivano i necessari assestamenti; gli altri, invece, hanno paura della libertà e cercano sempre il modo di imbrigliarla con una continua e crescente legislazione e con un'azione politica vincolatrice, che finiscono per soffocarla"
"I popoli sotto dittatura anelano alla libertà; se manca tale anelito, cessa il senso della personalità, il desiderio del progresso, il valore dell'iniziativa. I popoli che tendono a progredire, si affermano nella libertà e per la libertà"
"Nella politica, come in tutte le sfere dell'attività umana, occorre il tempo, la pazienza, l'attesa del sole e della pioggia, il lungo preparare, il persistente lavorio, per poi, infine, arrivare a raccoglierne i frutti"
"Soprattutto, non agire da ignoranti, né da presuntuosi. Quando non si sa, occorre informarsi, studiare, discutere serenamente, obiettivamente, e senza mai credere di essere infallibili"
"La libertà è come l'aria: si vive nell'aria; se l'aria è viziata, si soffre; se l'aria è insufficiente, si soffoca; se l'aria manca si muore"
"Due cose mancano alla scuola in Italia: libertà e mezzi; ma i mezzi senza libertà sarebbero sciupati; mentre con la libertà si riuscirebbe anche a trovare i mezzi"
"Spero che l'aria di libertà che viene dall'America penetri nel nostro paese, dove la libertà scolastica non esiste affatto"
Don Luigi Sturzo
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Giangiacomo
Ma non c'era il silenzio elettorale?!?
Ieri sera, sabato 20 giugno 2009, ho partecipato alla processione della Madonna della Consolata, patrona della Diocesi di Torino.
Alcune ore di preghiera per migliaia di persone, di devoti, da ogni dove, stretti stretti in Chiesa con un caldo umido soffocante.
Al termine il Cardinale S. E. Severino Poletto prende la parola allo scopo di sottolineare alcune nostre povertà per cui pregare e chiedere aiuto alla Madonna.
La prima riguarda la povertà materiale di molti di noi, considerato la crisi economica che ha colpito aziende e famiglie in particolar modo della provincia torinese, legato all'indotto dell'automotive.
La seconda qual'era? Esattamente uguale alla prima, ma espressamente dedicata agli immigrati dove il Cardinale ci chiedeva un dialogo, un rispetto, un adeguamento, ecc ecc.
E' chiaro, ed è sembrato a molti con cui mi sono paragonato, un forte monito anti Lega Nord (e anti PdL) nel giorno precedente il ballottaggio tra Antonio Saitta e Claudia Porchietto per la poltrona di Presidente della Provincia di Torino.
Due considerazioni finali.
Mi viene da sperare che il Cardinale Poletto abbia confuso Antonio Saitta con Sant'Antonio e per questo lo abbia supportato in veste ufficiale ad una cerimonia religiosa. Anche perchè, presumo che Poletto lo sappia, il primo e i suoi compagni dietro sono figli del cattocomunismo e non sono certo fedeli ai principi del cristianesimo, ai valori non negoziabili della vita, della famiglia, della proprietà e della libertà economica che la Chiesa (quella non legata a logiche di potere torinese) sostiene a spada tratta...
La seconda: ora capisco il "provvidenziale" diluvio universale di ieri sera, che ha costretto le parole di Poletto a rimanere sotto il tetto del Santuario della Consolata e non arrivare per le strade del centro torinese.
see u,
Giangiacomo
Alcune ore di preghiera per migliaia di persone, di devoti, da ogni dove, stretti stretti in Chiesa con un caldo umido soffocante.
Al termine il Cardinale S. E. Severino Poletto prende la parola allo scopo di sottolineare alcune nostre povertà per cui pregare e chiedere aiuto alla Madonna.
La prima riguarda la povertà materiale di molti di noi, considerato la crisi economica che ha colpito aziende e famiglie in particolar modo della provincia torinese, legato all'indotto dell'automotive.
La seconda qual'era? Esattamente uguale alla prima, ma espressamente dedicata agli immigrati dove il Cardinale ci chiedeva un dialogo, un rispetto, un adeguamento, ecc ecc.
E' chiaro, ed è sembrato a molti con cui mi sono paragonato, un forte monito anti Lega Nord (e anti PdL) nel giorno precedente il ballottaggio tra Antonio Saitta e Claudia Porchietto per la poltrona di Presidente della Provincia di Torino.
Due considerazioni finali.
Mi viene da sperare che il Cardinale Poletto abbia confuso Antonio Saitta con Sant'Antonio e per questo lo abbia supportato in veste ufficiale ad una cerimonia religiosa. Anche perchè, presumo che Poletto lo sappia, il primo e i suoi compagni dietro sono figli del cattocomunismo e non sono certo fedeli ai principi del cristianesimo, ai valori non negoziabili della vita, della famiglia, della proprietà e della libertà economica che la Chiesa (quella non legata a logiche di potere torinese) sostiene a spada tratta...
La seconda: ora capisco il "provvidenziale" diluvio universale di ieri sera, che ha costretto le parole di Poletto a rimanere sotto il tetto del Santuario della Consolata e non arrivare per le strade del centro torinese.
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Giangiacomo
sabato 20 giugno 2009
MORTI IMPROVVISE DI BAMBINI IN USA PER PSICOFARMACI: C'E' CORRELAZIONE
Cari lettori,
in virtù dell'alto interesse di questa notizia per la salute pubblica anche in Italia, vi prego di dare la massima visibilità possibile
Pubblicati i risultati di un nuovo studio in USA finanziato dalla FDA: c’è correlazione tra l’uso di psicofarmaci per i bambini iperattivi (usati anche in Italia) e morti “improvvise ed inspiegabili”. Poma (Giù le Mani dai Bambini): “Nulla di inspiegabile, questi psicofarmaci sono metanfetamine, ovvero droghe: quindi in caso di assunzione prolungata uccidono”. Bianchi di Castelbianco (psicoterapeuta dell’età evolutiva): “Questi bambini sono esposti a rischi di morte per curare una sindrome fantasma che probabilmente neppure esiste. Effetti avversi rari, solo 1 bimbo su 10.000? Non sono loro figli, perché allora ragionerebbero diversamente”
TORINO - La Food and Drug Administration (FDA) ed il National Institute of Mental Health hanno finanziato un nuovo studio sugli effetti avversi derivanti dalla somministrazione ai bambini degli psicofarmaci utilizzati per sedare l'iperattività. I risultati sono stati resi noti in questi giorni in America: la ricerca, coordinata da Madelyn Gould, Professore di epidemiologia e Psichiatria pediatrica alla Columbia University, ha analizzato 564 casi di decessi di minori trattati per l'ADHD nel decennio tra il 1985 e il 1996, e l'esito è quello di un possibile legame esistente tra l'assunzione di medicinali contro la Sindrome da Deficit dell'Attenzione e Iperattività (ADHD, ovvero bambini troppo agitati e distratti) ed il rischio di "morte improvvisa". “Gli eventi rilevati sono ancora da approfondire e comunque rari”, ha dichiarato il coordinatore della ricerca, “meno di un bambino ogni 10.000”, e peraltro attualmente la Food and Drug Administration (l’FDA, il massimo organismo di controllo sanitario in USA) non prevede di modificare le linee guida sull'impiego di questi prodotti, autorizzati all’uso anche in Italia. “Questo studio rileva una significativa associazione, o un segnale di correlazione, tra decessi improvvisi ed inspiegabili e l’assunzione di farmaci per l’ADHD - sottolineano gli autori della ricerca - in particolare per quanto riguarda la terapia a base di metilfenidato” (Ritalin® e prodotti simili). Ed aggiungono: “I risultati di questa ricerca invitano a puntare l'attenzione sui possibili rischi per bambini e adolescenti derivanti dall’assunzione di medicinali stimolanti”. L'invito degli specialisti ai genitori preoccupati è di discutere delle eventuali perplessità con il medico, evitando di sospendere di propria iniziativa la terapia ai loro figli, anche per evitare gli effetti avversi tipici della repentina interruzione dell'assunzione di queste droghe. Luca Poma - giornalista e portavoce di Giù le Mani dai Bambini®, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica - ha dichiarato: “è l'ennesimo campanello d'allarme sui pericoli derivanti dall'assunzione di questi psicofarmaci in tenera età. È sconcertante poi l'ipocrisia: qui di ‘inspiegabile’ non c'è proprio nulla, questi bambini muoiono in diretta relazione con l'assunzione di queste metanfetamine, ma i poteri forti influenzano l'FDA in USA, che trae sostentamento finanziario dalle multinazionali farmaceutiche che dovrebbe controllare, ed anche l'Agenzia del Farmaco e l'Istituto Superiore di Sanità, che seguono le ‘mode’ prescrittive americane: questi enti che dovrebbero vegliare sulla sicurezza dei nostri figli fanno come gli struzzi e nascondono la testa sotto la sabbia. D'altra parte, se ci sono gravi complicazioni solo per 1 bambino ogni 10.000 non c'è mica da preoccuparsi, dicono loro, perchè mai applicare restrizioni più prudenti?" Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, ha dichiarato al riguardo: “Il problema è che gli psicofarmaci hanno pregi e difetti, ma perché esporre a pericolo di morte dei bambini che non avrebbero alcun bisogno di esporsi a questo rischio? Questi farmaci sono proprio necessari, dato che molti mettono addirittura in dubbio l’esistenza stessa della sindrome ‘ADHD’, che è considerata sempre più una ‘sindrome fantasma’, una moda prescrittiva del XX° secolo com’era all’epoca l’isteria femminile?”
www.giulemanidaibambini.org
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Giangiacomo
in virtù dell'alto interesse di questa notizia per la salute pubblica anche in Italia, vi prego di dare la massima visibilità possibile
Pubblicati i risultati di un nuovo studio in USA finanziato dalla FDA: c’è correlazione tra l’uso di psicofarmaci per i bambini iperattivi (usati anche in Italia) e morti “improvvise ed inspiegabili”. Poma (Giù le Mani dai Bambini): “Nulla di inspiegabile, questi psicofarmaci sono metanfetamine, ovvero droghe: quindi in caso di assunzione prolungata uccidono”. Bianchi di Castelbianco (psicoterapeuta dell’età evolutiva): “Questi bambini sono esposti a rischi di morte per curare una sindrome fantasma che probabilmente neppure esiste. Effetti avversi rari, solo 1 bimbo su 10.000? Non sono loro figli, perché allora ragionerebbero diversamente”
TORINO - La Food and Drug Administration (FDA) ed il National Institute of Mental Health hanno finanziato un nuovo studio sugli effetti avversi derivanti dalla somministrazione ai bambini degli psicofarmaci utilizzati per sedare l'iperattività. I risultati sono stati resi noti in questi giorni in America: la ricerca, coordinata da Madelyn Gould, Professore di epidemiologia e Psichiatria pediatrica alla Columbia University, ha analizzato 564 casi di decessi di minori trattati per l'ADHD nel decennio tra il 1985 e il 1996, e l'esito è quello di un possibile legame esistente tra l'assunzione di medicinali contro la Sindrome da Deficit dell'Attenzione e Iperattività (ADHD, ovvero bambini troppo agitati e distratti) ed il rischio di "morte improvvisa". “Gli eventi rilevati sono ancora da approfondire e comunque rari”, ha dichiarato il coordinatore della ricerca, “meno di un bambino ogni 10.000”, e peraltro attualmente la Food and Drug Administration (l’FDA, il massimo organismo di controllo sanitario in USA) non prevede di modificare le linee guida sull'impiego di questi prodotti, autorizzati all’uso anche in Italia. “Questo studio rileva una significativa associazione, o un segnale di correlazione, tra decessi improvvisi ed inspiegabili e l’assunzione di farmaci per l’ADHD - sottolineano gli autori della ricerca - in particolare per quanto riguarda la terapia a base di metilfenidato” (Ritalin® e prodotti simili). Ed aggiungono: “I risultati di questa ricerca invitano a puntare l'attenzione sui possibili rischi per bambini e adolescenti derivanti dall’assunzione di medicinali stimolanti”. L'invito degli specialisti ai genitori preoccupati è di discutere delle eventuali perplessità con il medico, evitando di sospendere di propria iniziativa la terapia ai loro figli, anche per evitare gli effetti avversi tipici della repentina interruzione dell'assunzione di queste droghe. Luca Poma - giornalista e portavoce di Giù le Mani dai Bambini®, il più rappresentativo comitato italiano per la farmacovigilanza pediatrica - ha dichiarato: “è l'ennesimo campanello d'allarme sui pericoli derivanti dall'assunzione di questi psicofarmaci in tenera età. È sconcertante poi l'ipocrisia: qui di ‘inspiegabile’ non c'è proprio nulla, questi bambini muoiono in diretta relazione con l'assunzione di queste metanfetamine, ma i poteri forti influenzano l'FDA in USA, che trae sostentamento finanziario dalle multinazionali farmaceutiche che dovrebbe controllare, ed anche l'Agenzia del Farmaco e l'Istituto Superiore di Sanità, che seguono le ‘mode’ prescrittive americane: questi enti che dovrebbero vegliare sulla sicurezza dei nostri figli fanno come gli struzzi e nascondono la testa sotto la sabbia. D'altra parte, se ci sono gravi complicazioni solo per 1 bambino ogni 10.000 non c'è mica da preoccuparsi, dicono loro, perchè mai applicare restrizioni più prudenti?" Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva, ha dichiarato al riguardo: “Il problema è che gli psicofarmaci hanno pregi e difetti, ma perché esporre a pericolo di morte dei bambini che non avrebbero alcun bisogno di esporsi a questo rischio? Questi farmaci sono proprio necessari, dato che molti mettono addirittura in dubbio l’esistenza stessa della sindrome ‘ADHD’, che è considerata sempre più una ‘sindrome fantasma’, una moda prescrittiva del XX° secolo com’era all’epoca l’isteria femminile?”
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Giangiacomo
domenica 14 giugno 2009
Ronald Reagan
considerato che in settimana qualche dittatore libico ne ha parlato male...
Ronald Reagan (1911-2004)
Il grande Reagan
A cinque anni dalla morte (5 giugno 2004)
"Guerra fredda": Ronald Reagan (1911-2004)
"Nei 2.765 giorni della nostra amministrazione, non un solo centimetro di terra è caduto sotto il comunismo" (Republican National Convention - 15 agosto 1988)
"Cold war": Ronald Reagan (1911-2004) "In the 2,765 days of our administration, not 1 inch of ground has fallen to the Communists" (Republican National Convention - August 15, 1988)
http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/comunismo_nel_mondo/guerra_fredda/ronald_reagan/
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Giangiacomo
Ronald Reagan (1911-2004)
Il grande Reagan
A cinque anni dalla morte (5 giugno 2004)
"Guerra fredda": Ronald Reagan (1911-2004)
"Nei 2.765 giorni della nostra amministrazione, non un solo centimetro di terra è caduto sotto il comunismo" (Republican National Convention - 15 agosto 1988)
"Cold war": Ronald Reagan (1911-2004) "In the 2,765 days of our administration, not 1 inch of ground has fallen to the Communists" (Republican National Convention - August 15, 1988)
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Giangiacomo
domenica 7 giugno 2009
No all'Eurabia
Islam ed Europa: l'islamizzazione dell'Europa
Il continente da cui è nata la civiltà è in agonia. Le vestigia che ricoprono il Vecchio Continente, e che costituiscono la dimostrazione delle sue radici, sembrano oggi le lapidi della sua decadenza.L'Europa è moribonda in una drammatica combinazione di suicidio e di omicidio: pregiudizio e allergia a tutto ciò che è cristiano e tolleranza e simpatia verso tutto ciò che è islamico.
Islam and Europe: the Islamization of Europe
The continent where civilization is born is in agony. Today the vestigia that cover the old continent, and that are the demonstration of its roots, appear as the headstones of its decline.Europe is dying in a dramatic combination of suicide and murder: prejudice and allergy to everything that is Christian and tolerance and sympathy towards everything that is Islamic.
www.storialibera.it/attualita/islam_ed_europa/
see u,
Giangiacomo
Il continente da cui è nata la civiltà è in agonia. Le vestigia che ricoprono il Vecchio Continente, e che costituiscono la dimostrazione delle sue radici, sembrano oggi le lapidi della sua decadenza.L'Europa è moribonda in una drammatica combinazione di suicidio e di omicidio: pregiudizio e allergia a tutto ciò che è cristiano e tolleranza e simpatia verso tutto ciò che è islamico.
Islam and Europe: the Islamization of Europe
The continent where civilization is born is in agony. Today the vestigia that cover the old continent, and that are the demonstration of its roots, appear as the headstones of its decline.Europe is dying in a dramatic combination of suicide and murder: prejudice and allergy to everything that is Christian and tolerance and sympathy towards everything that is Islamic.
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Giangiacomo
La debolezza della Ragione
Il discorso del presidente Obama al Cairo
Il discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Hussein Obama pronunciato all’Università del Cairo il 4 giugno 2009 (che cito dal testo ufficiale diffuso dal sito della Casa Bianca: http://www.whitehouse.gov/the_press_office/Remarks-by-the-President-at-Cairo-University-6-04-09/ ) dimostra, anzitutto, che a differenza di buona parte della stampa europea gli speechwriter del presidente americano sono attenti lettori dei discorsi di Benedetto XVI. Senza mai citare il Pontefice, alcuni passaggi sono ripresi quasi letteralmente. E tuttavia, mentre ripete la lettera di Benedetto XVI, Obama si allontana dallo spirito dei testi pontifici: e sta qui la debolezza di fondo del suo discorso.
Per un confronto, sarà sufficiente riassumere l’essenziale del magistero di Benedetto XVI in tema di rapporti con l’islam. Il Papa riconosce che è difficile che cristiani e musulmani (e anche, naturalmente, cristiani e buddhisti, induisti o atei) raggiungano un consenso sulla base dei rispettivi testi sacri o credenze in materia di religione. Il confronto interreligioso di natura teologica offre materia per interessanti congressi internazionali, ma di rado porta a un vero consenso con serie conseguenze pratiche. Questo va cercato invece argomentando non dal Corano o dalla Bibbia ma dalla ragione, che è comune a tutti gli uomini e che di per sé non è né cristiana né musulmana, né buddhista né atea. Attraverso la ragione è possibile scoprire quella legge naturale che costituisce, secondo l’espressione di Benedetto XVI, “la grammatica della vita sociale” e che consente di fissare verità condivise e regole del gioco valide per tutti. Argomentando, appunto, anzitutto dalla ragione il Pontefice – parlando ai musulmani a Castel Gandolfo dopo il discorso di Ratisbona nel 2006, in Turchia nello stesso 2006 e in Terra Santa nel 2009 – non si limita a principi generali ma mostra in concreto su che cosa, sulla base della legge naturale, cristiani e musulmani possono convenire. Si tratta anzitutto dei principi non negoziabili in materia d’inizio e fine della vita (con il no all’aborto e all’eutanasia) – su cui un certo consenso già esiste –, quindi di temi delicati, che il Papa invita l’islam ad approfondire proprio sulla base della ragione, riassunti nei tre elementi del ripudio della violenza e del terrorismo, dei diritti fondamentali garantiti agli uomini così come alle donne e della libertà religiosa. Benedetto XVI non si nasconde che il filo del dialogo fra fede e ragione – che storicamente è dialogo fra cultura religiosa ed eredità della filosofia greca – nell’islam, come aveva rilevato a Ratisbona, a un certo punto si è interrotto, perché la linea maggioritaria del pensiero islamico si è ritratta di fronte al rischio che l’uso della ragione e della filosofia portasse da una parte all’ateismo e dall’altra al panteismo. Ma auspica che questo filo possa essere riannodato, e in ogni caso il comune riferimento alla ragione è l’unica via per evitare lo scontro e il conflitto permanenti.
Al Cairo Obama riprende l’idea di una “verità che trascende nazioni e popoli – è una verità che non è nuova, che non è né nera né bianca né marrone, che non è né cristiana né musulmana né ebrea”. Declinando le conseguenze di questa verità “che trascende nazioni e popoli”, Obama segue lo stesso schema di Benedetto XVI: condanna senza appello della violenza e del terrorismo, diritti delle donne, libertà di religione. Il tono è diverso – con qualche concessione retorica all’audience musulmana che diventa errore sociologico e storico, come quando i fondamentalisti sono definiti una minoranza “piccola ma potente” (potente certo, ma non poi tanto piccola: si tratta di almeno cento milioni di persone) o s’idealizza la tolleranza dei musulmani in Andalusia e a Cordoba, confrontandola con “l’Inquisizione” cattolica – ma l’architettura rimane molto simile a quella reiteratamente proposta dal Pontefice.
E tuttavia manca qualcosa che non è secondario ma essenziale. Quando Benedetto XVI fa appello alla verità, il fondamento filosofico proposto – che è al cuore della nozione stessa di Occidente, ma nello stesso tempo è universale – è che vi siano principi e leggi iscritte nella natura stessa delle cose, che la ragione (una ragione, dunque, “forte”) è in grado di conoscere. Nel discorso di Obama non c’è nessun riferimento a una legge naturale che la ragione può discernere. Né ci potrebbe essere: perché ogni teoria della legge naturale sarebbe in aperto contrasto – meglio, in clamorosa contraddizione – con tutto quanto Obama pensa e fa in materia, per esempio, di aborto e con un atteggiamento generale che privilegia i cosiddetti “nuovi diritti” rispetto a principi morali universali e non negoziabili, di cui anzi si nega l’esistenza, che è tipico del presidente americano e del suo partito e che determina i noti contrasti con i vescovi cattolici degli Stati Uniti e con altri ambienti religiosi.
Su che cosa dunque Obama pretende di fondare una verità capace di “trascendere nazioni e popoli”? In verità tertium non datur: le due ali con cui l’uomo cerca di volare, come insegna Giovanni Paolo II più volte citato da Benedetto XVI, sono la ragione e la fede. Se non ci si vuole fondare su una nozione forte di ragione, una ragione debole finirà per fare appello alla fede, che però rischierà di essere assunta in modo confuso o di diventare fideismo. Al Cairo Obama invoca la “visione di Dio”: una visione, sembra di capire, che “conosciamo” attraverso un’analisi di quanto le scritture sacre delle grandi religioni hanno in comune. Da questo punto di vista, paradossalmente, Obama appare molto più fideista del Papa. Citando il Corano, il Talmud e la Bibbia Obama pensa di avere trovato “la singola regola che sta al cuore di ogni religione – facciamo agli altri quello che vorremmo che gli altri facessero a noi”. Questa credenza, dice Obama, “non è nuova”. In effetti non lo è. La cosiddetta “regola aurea” – non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te – è certamente, per alcuni versi, un antico principio di buon senso, che i cristiani condividono. Tuttavia – dal filosofo tedesco Immanuel Kant in poi – molti hanno messo in luce come si tratti di uno schema formale che dev’essere riempito: chi sono gli altri? Come facciamo a conoscerne la volontà? Questa volontà che attribuiamo agli altri è necessariamente conforme alla ragione e al bene? Se rimane uno schema vuoto, la “regola aurea” non ha conseguenze pratiche e resta solo una pia aspirazione, più o meno sentimentale, al buonismo universale.
Non potendo, per non smentire il suo relativismo in campo morale, fare appello alla legge naturale e a una ragione forte e fiduciosa di potere giungere a verità universali, Obama si trova costretto a proporre o una ragione debole – qualche cosa che ricorda i tentativi di costruire a tavolino etiche universali alla Hans Küng – o il faticoso e ultimamente sterile tentativo di partire dalle scritture sacre delle religioni per discernerne il presunto spirito comune che ci permetterebbe di conoscere la stessa “visione di Dio” per l’umanità (una prospettiva che, appunto, Benedetto XVI ha ampiamente abbandonato, sostituendola con l’appello alla ragione).
In questo fondamento debole della ricerca di consenso con l’islam – un fondamento che non persuaderà i musulmani che vogliono rimanere musulmani – sta il limite essenziale del discorso di Obama al Cairo. L’attenzione di molti si concentra, a proposito di questo discorso, su aspetti strettamente politici: la dichiarazione secondo cui l’Iran ha diritto a un “programma nucleare pacifico” (il cui trasferimento sul piano militare – che Obama condanna – potrebbe poi peraltro avvenire rapidamente e al di fuori di ogni possibile controllo, ammesso e non concesso che non sia già avvenuta), e l’appello alla soluzione dei due Stati per risolvere il conflitto israeliano-palestinese. Anche Benedetto XVI in Terra Santa ha ricordato la storica preferenza della Santa Sede per la “two-state solution” (forse anche perché opzioni diverse, al momento, appaiono politicamente ancora meno praticabili), ma non si è nascosto il rischio che, nell’attuale temperie medio-orientale, questa soluzione resti “un sogno”. Nel discorso di Obama, retorica a parte, non c’è molto di più perché, se è vero che si chiede a Israele un passo indietro sugl’insediamenti di coloni nei territori palestinesi, si esige pure da Hamas di “riconoscere il diritto d’Israele a esistere”. Dal momento che questo riconoscimento è vietato a Hamas dal suo stesso statuto, per passare dal sogno alla realtà c’è ancora molta strada da fare.
Su Afghanistan (dove dichiara di voler intensificare l’impegno) e Iraq (dove promette un cauto disimpegno, dicendosi comunque “convinto che gl’iracheni stiano meglio oggi che sotto la tirannia di Saddam Hussein”) Obama ribadisce posizioni note. La novità, semmai, sta nell’apertura di credito in bianco all’Iran e a Hamas, ingrediente obbligatorio di un messaggio che si vuole a tutti i costi nuovo, ma che non sembra per ora accompagnata da alcuna concessione da parte dei destinatari.
Tuttavia, non è per i riferimenti ai coloni israeliani e neppure al nucleare iraniano che Obama presenta il suo discorso come “storico” e occupa le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. È per la pretesa di fondare una nuova ricerca di consenso tra l’Occidente e l’islam sull’appello a verità comuni. Questo consenso – come insegna Benedetto XVI – è difficile ma non è impossibile, purché si tratti delle verità di una ragione forte che si oppone a ogni relativismo. Se la ragione è debole, o cerca precari appoggi in una pretesa e sincretistica “visione comune” delle religioni, tutto l’edificio, per quanto sembri svettare orgogliosamente verso il cielo, è in realtà costruito sulla sabbia. E non potrà che cadere.
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Giangiacomo
Il discorso del presidente degli Stati Uniti Barack Hussein Obama pronunciato all’Università del Cairo il 4 giugno 2009 (che cito dal testo ufficiale diffuso dal sito della Casa Bianca: http://www.whitehouse.gov/the_press_office/Remarks-by-the-President-at-Cairo-University-6-04-09/ ) dimostra, anzitutto, che a differenza di buona parte della stampa europea gli speechwriter del presidente americano sono attenti lettori dei discorsi di Benedetto XVI. Senza mai citare il Pontefice, alcuni passaggi sono ripresi quasi letteralmente. E tuttavia, mentre ripete la lettera di Benedetto XVI, Obama si allontana dallo spirito dei testi pontifici: e sta qui la debolezza di fondo del suo discorso.
Per un confronto, sarà sufficiente riassumere l’essenziale del magistero di Benedetto XVI in tema di rapporti con l’islam. Il Papa riconosce che è difficile che cristiani e musulmani (e anche, naturalmente, cristiani e buddhisti, induisti o atei) raggiungano un consenso sulla base dei rispettivi testi sacri o credenze in materia di religione. Il confronto interreligioso di natura teologica offre materia per interessanti congressi internazionali, ma di rado porta a un vero consenso con serie conseguenze pratiche. Questo va cercato invece argomentando non dal Corano o dalla Bibbia ma dalla ragione, che è comune a tutti gli uomini e che di per sé non è né cristiana né musulmana, né buddhista né atea. Attraverso la ragione è possibile scoprire quella legge naturale che costituisce, secondo l’espressione di Benedetto XVI, “la grammatica della vita sociale” e che consente di fissare verità condivise e regole del gioco valide per tutti. Argomentando, appunto, anzitutto dalla ragione il Pontefice – parlando ai musulmani a Castel Gandolfo dopo il discorso di Ratisbona nel 2006, in Turchia nello stesso 2006 e in Terra Santa nel 2009 – non si limita a principi generali ma mostra in concreto su che cosa, sulla base della legge naturale, cristiani e musulmani possono convenire. Si tratta anzitutto dei principi non negoziabili in materia d’inizio e fine della vita (con il no all’aborto e all’eutanasia) – su cui un certo consenso già esiste –, quindi di temi delicati, che il Papa invita l’islam ad approfondire proprio sulla base della ragione, riassunti nei tre elementi del ripudio della violenza e del terrorismo, dei diritti fondamentali garantiti agli uomini così come alle donne e della libertà religiosa. Benedetto XVI non si nasconde che il filo del dialogo fra fede e ragione – che storicamente è dialogo fra cultura religiosa ed eredità della filosofia greca – nell’islam, come aveva rilevato a Ratisbona, a un certo punto si è interrotto, perché la linea maggioritaria del pensiero islamico si è ritratta di fronte al rischio che l’uso della ragione e della filosofia portasse da una parte all’ateismo e dall’altra al panteismo. Ma auspica che questo filo possa essere riannodato, e in ogni caso il comune riferimento alla ragione è l’unica via per evitare lo scontro e il conflitto permanenti.
Al Cairo Obama riprende l’idea di una “verità che trascende nazioni e popoli – è una verità che non è nuova, che non è né nera né bianca né marrone, che non è né cristiana né musulmana né ebrea”. Declinando le conseguenze di questa verità “che trascende nazioni e popoli”, Obama segue lo stesso schema di Benedetto XVI: condanna senza appello della violenza e del terrorismo, diritti delle donne, libertà di religione. Il tono è diverso – con qualche concessione retorica all’audience musulmana che diventa errore sociologico e storico, come quando i fondamentalisti sono definiti una minoranza “piccola ma potente” (potente certo, ma non poi tanto piccola: si tratta di almeno cento milioni di persone) o s’idealizza la tolleranza dei musulmani in Andalusia e a Cordoba, confrontandola con “l’Inquisizione” cattolica – ma l’architettura rimane molto simile a quella reiteratamente proposta dal Pontefice.
E tuttavia manca qualcosa che non è secondario ma essenziale. Quando Benedetto XVI fa appello alla verità, il fondamento filosofico proposto – che è al cuore della nozione stessa di Occidente, ma nello stesso tempo è universale – è che vi siano principi e leggi iscritte nella natura stessa delle cose, che la ragione (una ragione, dunque, “forte”) è in grado di conoscere. Nel discorso di Obama non c’è nessun riferimento a una legge naturale che la ragione può discernere. Né ci potrebbe essere: perché ogni teoria della legge naturale sarebbe in aperto contrasto – meglio, in clamorosa contraddizione – con tutto quanto Obama pensa e fa in materia, per esempio, di aborto e con un atteggiamento generale che privilegia i cosiddetti “nuovi diritti” rispetto a principi morali universali e non negoziabili, di cui anzi si nega l’esistenza, che è tipico del presidente americano e del suo partito e che determina i noti contrasti con i vescovi cattolici degli Stati Uniti e con altri ambienti religiosi.
Su che cosa dunque Obama pretende di fondare una verità capace di “trascendere nazioni e popoli”? In verità tertium non datur: le due ali con cui l’uomo cerca di volare, come insegna Giovanni Paolo II più volte citato da Benedetto XVI, sono la ragione e la fede. Se non ci si vuole fondare su una nozione forte di ragione, una ragione debole finirà per fare appello alla fede, che però rischierà di essere assunta in modo confuso o di diventare fideismo. Al Cairo Obama invoca la “visione di Dio”: una visione, sembra di capire, che “conosciamo” attraverso un’analisi di quanto le scritture sacre delle grandi religioni hanno in comune. Da questo punto di vista, paradossalmente, Obama appare molto più fideista del Papa. Citando il Corano, il Talmud e la Bibbia Obama pensa di avere trovato “la singola regola che sta al cuore di ogni religione – facciamo agli altri quello che vorremmo che gli altri facessero a noi”. Questa credenza, dice Obama, “non è nuova”. In effetti non lo è. La cosiddetta “regola aurea” – non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te – è certamente, per alcuni versi, un antico principio di buon senso, che i cristiani condividono. Tuttavia – dal filosofo tedesco Immanuel Kant in poi – molti hanno messo in luce come si tratti di uno schema formale che dev’essere riempito: chi sono gli altri? Come facciamo a conoscerne la volontà? Questa volontà che attribuiamo agli altri è necessariamente conforme alla ragione e al bene? Se rimane uno schema vuoto, la “regola aurea” non ha conseguenze pratiche e resta solo una pia aspirazione, più o meno sentimentale, al buonismo universale.
Non potendo, per non smentire il suo relativismo in campo morale, fare appello alla legge naturale e a una ragione forte e fiduciosa di potere giungere a verità universali, Obama si trova costretto a proporre o una ragione debole – qualche cosa che ricorda i tentativi di costruire a tavolino etiche universali alla Hans Küng – o il faticoso e ultimamente sterile tentativo di partire dalle scritture sacre delle religioni per discernerne il presunto spirito comune che ci permetterebbe di conoscere la stessa “visione di Dio” per l’umanità (una prospettiva che, appunto, Benedetto XVI ha ampiamente abbandonato, sostituendola con l’appello alla ragione).
In questo fondamento debole della ricerca di consenso con l’islam – un fondamento che non persuaderà i musulmani che vogliono rimanere musulmani – sta il limite essenziale del discorso di Obama al Cairo. L’attenzione di molti si concentra, a proposito di questo discorso, su aspetti strettamente politici: la dichiarazione secondo cui l’Iran ha diritto a un “programma nucleare pacifico” (il cui trasferimento sul piano militare – che Obama condanna – potrebbe poi peraltro avvenire rapidamente e al di fuori di ogni possibile controllo, ammesso e non concesso che non sia già avvenuta), e l’appello alla soluzione dei due Stati per risolvere il conflitto israeliano-palestinese. Anche Benedetto XVI in Terra Santa ha ricordato la storica preferenza della Santa Sede per la “two-state solution” (forse anche perché opzioni diverse, al momento, appaiono politicamente ancora meno praticabili), ma non si è nascosto il rischio che, nell’attuale temperie medio-orientale, questa soluzione resti “un sogno”. Nel discorso di Obama, retorica a parte, non c’è molto di più perché, se è vero che si chiede a Israele un passo indietro sugl’insediamenti di coloni nei territori palestinesi, si esige pure da Hamas di “riconoscere il diritto d’Israele a esistere”. Dal momento che questo riconoscimento è vietato a Hamas dal suo stesso statuto, per passare dal sogno alla realtà c’è ancora molta strada da fare.
Su Afghanistan (dove dichiara di voler intensificare l’impegno) e Iraq (dove promette un cauto disimpegno, dicendosi comunque “convinto che gl’iracheni stiano meglio oggi che sotto la tirannia di Saddam Hussein”) Obama ribadisce posizioni note. La novità, semmai, sta nell’apertura di credito in bianco all’Iran e a Hamas, ingrediente obbligatorio di un messaggio che si vuole a tutti i costi nuovo, ma che non sembra per ora accompagnata da alcuna concessione da parte dei destinatari.
Tuttavia, non è per i riferimenti ai coloni israeliani e neppure al nucleare iraniano che Obama presenta il suo discorso come “storico” e occupa le prime pagine dei giornali di tutto il mondo. È per la pretesa di fondare una nuova ricerca di consenso tra l’Occidente e l’islam sull’appello a verità comuni. Questo consenso – come insegna Benedetto XVI – è difficile ma non è impossibile, purché si tratti delle verità di una ragione forte che si oppone a ogni relativismo. Se la ragione è debole, o cerca precari appoggi in una pretesa e sincretistica “visione comune” delle religioni, tutto l’edificio, per quanto sembri svettare orgogliosamente verso il cielo, è in realtà costruito sulla sabbia. E non potrà che cadere.
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Giangiacomo
SILVIO BERLUSCONI: Lettera aperta agli italiani
"Avrei voluto usare la campagna elettorale per spiegare l’importanza dell’Unione Europea e confrontarmi sul ruolo dell’Italia in Europa. Invece in queste ultime settimane l’opposizione, spalleggiata dai suoi giornali e dai suoi programmi televisivi, ha fatto una campagna basata soltanto su ignobili e scandalosi attacchi personali.
Non credevo davvero si potesse arrivare a tanto.
Mi conforta tuttavia l’affetto di tanti italiani, anche non miei elettori, che hanno capito come questa opposizione senza ideali e senza programmi, abbia tentato la carta della disperazione.
Mentre loro rimestano nel torbido, il mio governo ha continuato a lavorare per dare più sicurezza ai cittadini: dai primi di maggio abbiamo dato il via ai respingimenti delle imbarcazioni degli immigrati clandestini. Lo abbiamo potuto fare grazie allo storico accordo firmato il 31 agosto 2008 con il leader libico Gheddafi.
Questo accordo è uno dei frutti dell’autorevolezza che ci deriva dagli ottimi rapporti internazionali che abbiamo costruito in questi anni e che abbiamo messo a disposizione dell’Europa per risolvere numerose delicate situazioni: il conflitto tra Russia e Georgia, quello tra Israele e i palestinesi, la “crisi del gas” tra Ucraina e Federazione russa, lo sblocco del veto della Turchia alla scelta del nuovo segretario generale della Nato.
Sembrano fatti “lontani” ma sono invece importanti, perché la politica estera è oramai diventata politica “interna”, per le ricadute che essa ha sui destini di tutti gli italiani. Per questo motivo abbiamo dedicato un mare di tempo e di lavoro alla politica estera, in Europa e nel mondo. In questo modo siamo riusciti a difendere gli interessi italiani in Europa: il nostro governo ha rinegoziato con successo il pacchetto clima (che penalizzava fortemente le nostre aziende senza difendere l’ambiente), abbiamo ottenuto il raddoppio (da 200 a 420 milioni) dei fondi a nostra disposizione per importanti opere energetiche, abbiamo sbloccato i fondi europei per i lavori del MOSE, la barriera mobile che difenderà Venezia dal fenomeno ormai ricorrente dell’“acqua alta”.
Non appena si è profilata la crisi finanziaria globale, abbiamo convinto Europa e Stati Uniti ad affrontarla con interventi coordinati, basati su questi punti fermi: non consentire il fallimento di nessuna banca, proteggere i risparmi dei cittadini, garantire le fasce più deboli, sostenere le imprese e i lavoratori. Il nostro Governo ha dato l’esempio a tutta Europa: abbiamo messo al sicuro i conti pubblici con una legge finanziaria valida per la prima volta non per uno ma per tre anni; siamo stati i primi, il 10 ottobre 2008, a garantire che nessuna banca italiana sarebbe fallita e a proteggere i risparmi depositati nelle nostre banche.
Siamo quelli che in Europa hanno stanziato più fondi a favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese e dell’economia reale, per un totale di 55,8 miliardi di euro: 17,8 miliardi per rimettere in moto le grandi opere bloccate dalla sinistra, 9 miliardi di misure a protezione dei più deboli, 2 miliardi per le imprese dei settori più colpiti, 9 miliardi nel fondo a disposizione della Presidenza del Consiglio per rilanciare le imprese in crisi, 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali cosiddetti “in deroga”, perché estesi, per la prima volta, al di fuori della Cassa Integrazione ordinaria e straordinaria, ai lavoratori delle piccole imprese, a quelli interinali, agli apprendisti, ai collaboratori a progetto. Per la ricostruzione dell’Abruzzo, superata la fase dell’emergenza, abbiamo avviato interventi per 8 miliardi di euro e coinvolto l’Europa attraverso il Fondo di solidarietà per le calamità naturali. Abbiamo lanciato ai leader internazionali la proposta di “adottare” un’opera d’arte, un monumento storico, una chiesa da ricostruire com’era e dov’era. Abbiamo deciso di tenere la riunione del G8 a L’Aquila, per avvicinare la capitale dell’economia alla capitale del dolore.
E dalla prossima settimana iniziano i lavori per la realizzazione di abitazioni per 15 mila persone.
Questi sono fatti, non parole.
Forte di questi fatti, anche stavolta mi espongo direttamente al giudizio dei cittadini, impegnandomi come capolista in tutto il Paese, così da rappresentare l’Italia in Europa con una investitura popolare diretta che nessun altro leader europeo potrà vantare.
Per questo motivo sabato 6 e domenica 7 giugno invito gli italiani a votare per il Popolo della Libertà e a scrivere il mio cognome accanto al simbolo. Per metterci in grado di lavorare con maggior forza per il bene di tutti: più forti dell’invidia, più forti della calunnia, più forti dell’odio".
Silvio Berlusconi
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Giangiacomo
Non credevo davvero si potesse arrivare a tanto.
Mi conforta tuttavia l’affetto di tanti italiani, anche non miei elettori, che hanno capito come questa opposizione senza ideali e senza programmi, abbia tentato la carta della disperazione.
Mentre loro rimestano nel torbido, il mio governo ha continuato a lavorare per dare più sicurezza ai cittadini: dai primi di maggio abbiamo dato il via ai respingimenti delle imbarcazioni degli immigrati clandestini. Lo abbiamo potuto fare grazie allo storico accordo firmato il 31 agosto 2008 con il leader libico Gheddafi.
Questo accordo è uno dei frutti dell’autorevolezza che ci deriva dagli ottimi rapporti internazionali che abbiamo costruito in questi anni e che abbiamo messo a disposizione dell’Europa per risolvere numerose delicate situazioni: il conflitto tra Russia e Georgia, quello tra Israele e i palestinesi, la “crisi del gas” tra Ucraina e Federazione russa, lo sblocco del veto della Turchia alla scelta del nuovo segretario generale della Nato.
Sembrano fatti “lontani” ma sono invece importanti, perché la politica estera è oramai diventata politica “interna”, per le ricadute che essa ha sui destini di tutti gli italiani. Per questo motivo abbiamo dedicato un mare di tempo e di lavoro alla politica estera, in Europa e nel mondo. In questo modo siamo riusciti a difendere gli interessi italiani in Europa: il nostro governo ha rinegoziato con successo il pacchetto clima (che penalizzava fortemente le nostre aziende senza difendere l’ambiente), abbiamo ottenuto il raddoppio (da 200 a 420 milioni) dei fondi a nostra disposizione per importanti opere energetiche, abbiamo sbloccato i fondi europei per i lavori del MOSE, la barriera mobile che difenderà Venezia dal fenomeno ormai ricorrente dell’“acqua alta”.
Non appena si è profilata la crisi finanziaria globale, abbiamo convinto Europa e Stati Uniti ad affrontarla con interventi coordinati, basati su questi punti fermi: non consentire il fallimento di nessuna banca, proteggere i risparmi dei cittadini, garantire le fasce più deboli, sostenere le imprese e i lavoratori. Il nostro Governo ha dato l’esempio a tutta Europa: abbiamo messo al sicuro i conti pubblici con una legge finanziaria valida per la prima volta non per uno ma per tre anni; siamo stati i primi, il 10 ottobre 2008, a garantire che nessuna banca italiana sarebbe fallita e a proteggere i risparmi depositati nelle nostre banche.
Siamo quelli che in Europa hanno stanziato più fondi a favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese e dell’economia reale, per un totale di 55,8 miliardi di euro: 17,8 miliardi per rimettere in moto le grandi opere bloccate dalla sinistra, 9 miliardi di misure a protezione dei più deboli, 2 miliardi per le imprese dei settori più colpiti, 9 miliardi nel fondo a disposizione della Presidenza del Consiglio per rilanciare le imprese in crisi, 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali cosiddetti “in deroga”, perché estesi, per la prima volta, al di fuori della Cassa Integrazione ordinaria e straordinaria, ai lavoratori delle piccole imprese, a quelli interinali, agli apprendisti, ai collaboratori a progetto. Per la ricostruzione dell’Abruzzo, superata la fase dell’emergenza, abbiamo avviato interventi per 8 miliardi di euro e coinvolto l’Europa attraverso il Fondo di solidarietà per le calamità naturali. Abbiamo lanciato ai leader internazionali la proposta di “adottare” un’opera d’arte, un monumento storico, una chiesa da ricostruire com’era e dov’era. Abbiamo deciso di tenere la riunione del G8 a L’Aquila, per avvicinare la capitale dell’economia alla capitale del dolore.
E dalla prossima settimana iniziano i lavori per la realizzazione di abitazioni per 15 mila persone.
Questi sono fatti, non parole.
Forte di questi fatti, anche stavolta mi espongo direttamente al giudizio dei cittadini, impegnandomi come capolista in tutto il Paese, così da rappresentare l’Italia in Europa con una investitura popolare diretta che nessun altro leader europeo potrà vantare.
Per questo motivo sabato 6 e domenica 7 giugno invito gli italiani a votare per il Popolo della Libertà e a scrivere il mio cognome accanto al simbolo. Per metterci in grado di lavorare con maggior forza per il bene di tutti: più forti dell’invidia, più forti della calunnia, più forti dell’odio".
Silvio Berlusconi
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Giangiacomo
Basta all'elemonisa!
Basta al buonismo e continuare a dare l'elemosina per le strade!
facciamoli morire di fame questi questuanti così almeno non ci saranno più scocciatori agli incroci o durante le nostre passeggiate in centro...
rom, arabi, negri, non avevano che da non venire qui!!
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Giangiacomo
facciamoli morire di fame questi questuanti così almeno non ci saranno più scocciatori agli incroci o durante le nostre passeggiate in centro...
rom, arabi, negri, non avevano che da non venire qui!!
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Giangiacomo
martedì 2 giugno 2009
Insinuano? Facciamoli pagare...
Mercoledì 5 Maggio a Ballarò Franceschini ha perentoriamente richiesto “coerenza” tra comportamenti privati e pubblici degli uomini politici. E’ la “nuova frontiera” di una campagna elettorale che loro stanno davvero americanizzando, usando pesantemente, per la prima volta in Italia, uno degli aspetti più deleteri delle campagne “all'americana”: fomentare pesanti insinuazioni sulla moralità personale dell’avversario e buttargli fango addosso, cercando di screditarlo agli occhi dei cittadini.
Hanno fatto i conti senza l’oste. Andando in televisione ieri sera Berlusconi ha come al solito capovolto la situazione comunicativa a suo favore, esponendo la verità direttamente ai cittadini. A proposito di correttezza. Se digiti in Google il nome dei nostri candidati alle elezioni europee (io ho provato con Lara Comi, La Russa, Paniz, Gardini, Aprea, ecc.) appare un link sponsorizzato che porta alla pagina del sito nazionale del partito democratico, alla lista dei loro candidati e ad altre informazioni sulla campagna.
E' un trucco poco corretto, antiquato (fu usato nel 2000 negli USA), che non porta niente in termini di voti. E' un trucco da due soldi, che merita di essere ripagato con la giusta moneta, la loro. Dunque digita il nome di qualcuno dei candidati del PdL e poi clicca sul link sponsorizzato. Così noi ridiamo e loro... pagano!
see u,
Giangiacomo
Hanno fatto i conti senza l’oste. Andando in televisione ieri sera Berlusconi ha come al solito capovolto la situazione comunicativa a suo favore, esponendo la verità direttamente ai cittadini. A proposito di correttezza. Se digiti in Google il nome dei nostri candidati alle elezioni europee (io ho provato con Lara Comi, La Russa, Paniz, Gardini, Aprea, ecc.) appare un link sponsorizzato che porta alla pagina del sito nazionale del partito democratico, alla lista dei loro candidati e ad altre informazioni sulla campagna.
E' un trucco poco corretto, antiquato (fu usato nel 2000 negli USA), che non porta niente in termini di voti. E' un trucco da due soldi, che merita di essere ripagato con la giusta moneta, la loro. Dunque digita il nome di qualcuno dei candidati del PdL e poi clicca sul link sponsorizzato. Così noi ridiamo e loro... pagano!
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