Il Family Day svoltosi il 12 maggio in piazza San Giovanni in Laterano ha rappresentato un fatto di importanza straordinaria per la società italiana tutta intera. Le implicazioni politiche costituiranno il succo dei dibattiti che faranno da corona all’abbandono, si spera definitivo, della legge sui Dico che la maggioranza degli italiani non vuole. Occorre tuttavia che non sfugga anche la storica portata culturale della manifestazione romana. “La famiglia – ha detto Giancarlo Cesana, responsabile di Comunione e Liberazione, intervistato sul palco del Family Day – è un atto di fecondità, in quanto diventare adulti significa diventare capaci di dare la vita. I giovani hanno bisogno della famiglia perché in essa imparano il senso del dono della vita. La famiglia viene prima di ogni altra realtà, in quanto l’uomo è fatto per la compagnia e non per la solitudine”. A sua volta Savino Pezzotta, portavoce del Family Day, ha affermato nel suo intervento finale: “Sostenere che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio e non solo sul rapporto affettivo o d’interessi tra un uomo e una donna o tra persone omosessuali, non è una questione confessionale”. Pezzotta ha auspicato “normative organiche per la famiglia che affrontino il tema della protezione del diritto alla vita d’ogni essere umano: dal concepimento alla morte naturale; che assumano la famiglia come soggetto sociale da sostenere con politiche specifiche attraverso criteri che la promuovano fin dal suo sorgere e che accompagnino il processo di generatività dal concepimento alla nascita e alla crescita dei bambini, degli adolescenti, dei giovani, del lavoro dei coniugi. Si tratta in definitiva – ha concluso – di riformare in profondità il nostro welfare e ricentrarlo sulle esigenze della famiglia. Questa è la sfida che ci poniamo per il bene del Paese e della società italiana”. Accogliamo questa sfida anzitutto con alcune brevi riflessioni. La famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna è luogo originario di umanità e di socialità: questo è il centro della questione, da qui bisogna ripartire per capire e andare avanti. Contrariamente a quanto si dice e si scrive da parte dei cultori di una presunta laicità che si rivela menzognera e ultimamente poco favorevole alla causa dell’uomo integrale, la famiglia fondata sul matrimonio non rappresenta un interesse privato (tanto meno quello che per Marx, ricordiamolo, era una atto di prostituzione legalizzata), bensì il luogo di costruzione e di proposta della unità come scopo della vita. La famiglia fondata sul matrimonio è anzitutto il segno di un unità riconosciuta, a cui ci si apre perché da solo l’uomo non è capace di darsela. Poi la famiglia è ambito di trasmissione ai figli di una prima ipotesi di vita (orientamento ideale) sulla quale si costruisce l’unità antropologica dell’io. Quindi la famiglia è la prima cellula della comunità, nella quale si assumono delle responsabilità pubbliche che sono ordinate ad uno scopo. Ne rileviamo due: il lavoro e l’educazione. Il luogo comune che tanto piace a chi accusa gli italiani di familismo (“tengo famiglia”: sinonimo di acquiescenza allo Stato assistenziale) è nei fatti travolto dalle nuove prospettive del lavoro nel contesto di una economia di mercato globale. In questa situazione la famiglia, se sostenuta da adeguate politiche, può garantire la tutela della persona dalla disumanizzazione del lavoro (“tengo se ho famiglia”, si potrebbe controbattere). A proposito dell’educazione, bisogna ribadire che la famiglia è il primo ambiente nel quale ai figli vengono proposte posizioni ideali ed esistenziali che poi nel corso della vita verranno inverate o criticate. La famiglia per questo ha un posto basilare in campo educativo, quindi un ruolo sostanziale nella scuola. Dal Family Day deriva un chiaro messaggio a che la scuola italiana si sviluppi nella direzione della sussidiarietà: si dia alle famiglie la possibilità di essere partecipi degli orientamenti di fondo che la scuola autonoma decide di avere; si dia però anche alle famiglie la possibilità di scegliere la scuola che ritengono più opportuna per i loro figli.
see u,
Giangiacomo
giovedì 17 maggio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Interessante osservazione!
"Viviamo proprio in un mondo alla rovescia, un mondo in cui è necessario scendere in piazza e manifestare per dare sostegno alla famiglia, a quella vera, formata da un uomo e una donna"
Roberto Calderoli, Lega Nor
Posta un commento