sabato 31 marzo 2007

Grazie, coraggiosi vescovi d’Italia!

La Cei ha parlato con autorevolezza e straordinario coraggio: è l'unica voce autorevole che si è preoccupata dei nostri figli, ringraziamo e chiediamo loro di continuare a farsi portavoce delle nostre famiglie: nessuna parità tra unioni e famiglia, ma maggiori privilegi alla famiglia tradizionale italiana.
Per ringraziare il vostro vescovo, www.fattisentire.net/modules.php?name=invio_mail3
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Conferenza Episcopale Italiana
Nota del Consiglio Episcopale Permanente a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto
L’ampio dibattito che si è aperto intorno ai temi fondamentali della vita e della famiglia ci chiama in causa come custodi di una verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal Vangelo e che continuano a produrre frutti preziosi di amore, di fedeltà e di servizio agli altri, come testimoniano ogni giorno tante famiglie. Ci sentiamo responsabili di illuminare la coscienza dei credenti, perché trovino il modo migliore di incarnare la visione cristiana dell’uomo e della società nell’impegno quotidiano, personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune.
La Chiesa da sempre ha a cuore la famiglia e la sostiene con le sue cure e da sempre chiede che il legislatore la promuova e la difenda. Per questo, la presentazione di alcuni disegni di legge che intendono legalizzare le unioni di fatto ancora una volta è stata oggetto di riflessione nel corso dei nostri lavori, raccogliendo la voce di numerosi Vescovi che si sono già pubblicamente espressi in proposito. È compito infatti del Consiglio Episcopale Permanente "approvare dichiarazioni o documenti concernenti problemi di speciale rilievo per la Chiesa o per la società in Italia, che meritano un’autorevole considerazione e valutazione anche per favorire l’azione convergente dei Vescovi" (Statuto C.E.I., art. 23, b).
Non abbiamo interessi politici da affermare; solo sentiamo il dovere di dare il nostro contributo al bene comune, sollecitati oltretutto dalle richieste di tanti cittadini che si rivolgono a noi. Siamo convinti, insieme con moltissimi altri, anche non credenti, del valore rappresentato dalla famiglia per la crescita delle persone e della società intera. Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio, e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna. Poter avere la sicurezza dell’affetto dei genitori, essere introdotti da loro nel mondo complesso della società, è un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita. E questo patrimonio è garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio, proprio per l’impegno che essa porta con sé: impegno di fedeltà stabile tra i coniugi e impegno di amore ed educazione dei figli.
Anche per la società l’esistenza della famiglia è una risorsa insostituibile, tutelata dalla stessa Costituzione italiana (cfr artt. 29 e 31). Anzitutto per il bene della procreazione dei figli: solo la famiglia aperta alla vita può essere considerata vera cellula della società perché garantisce la continuità e la cura delle generazioni. È quindi interesse della società e dello Stato che la famiglia sia solida e cresca nel modo più equilibrato possibile.
A partire da queste considerazioni, riteniamo la legalizzazione delle unioni di fatto inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo. Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume.
Un problema ancor più grave sarebbe rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile.
Queste riflessioni non pregiudicano il riconoscimento della dignità di ogni persona; a tutti confermiamo il nostro rispetto e la nostra sollecitudine pastorale. Vogliamo però ricordare che il diritto non esiste allo scopo di dare forma giuridica a qualsiasi tipo di convivenza o di fornire riconoscimenti ideologici: ha invece il fine di garantire risposte pubbliche a esigenze sociali che vanno al di là della dimensione privata dell’esistenza.
Siamo consapevoli che ci sono situazioni concrete nelle quali possono essere utili garanzie e tutele giuridiche per la persona che convive. A questa attenzione non siamo per principio contrari. Siamo però convinti che questo obiettivo sia perseguibile nell’ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare.
Una parola impegnativa ci sentiamo di rivolgere specialmente ai cattolici che operano in ambito politico. Lo facciamo con l’insegnamento del Papa nella sua recente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis: "i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana", tra i quali rientra "la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna" (n. 83). "I Vescovi – continua il Santo Padre – sono tenuti a richiamare costantemente tali valori; ciò fa parte della loro responsabilità nei confronti del gregge loro affidato" (ivi). Sarebbe quindi incoerente quel cristiano che sostenesse la legalizzazione delle unioni di fatto.
In particolare ricordiamo l’affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo cui, nel caso di "un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge" (Considerazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n. 10).
Il fedele cristiano è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l’insegnamento del Magistero e pertanto non "può appellarsi al principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società" (Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, 24 novembre 2002, n. 5).
Comprendiamo la fatica e le tensioni sperimentate dai cattolici impegnati in politica in un contesto culturale come quello attuale, nel quale la visione autenticamente umana della persona è contestata in modo radicale. Ma è anche per questo che i cristiani sono chiamati a impegnarsi in politica.
Affidiamo queste riflessioni alla coscienza di tutti e in particolare a quanti hanno la responsabilità di fare le leggi, affinché si interroghino sulle scelte coerenti da compiere e sulle conseguenze future delle loro decisioni. Questa Nota rientra nella sollecitudine pastorale che l’intera comunità cristiana è chiamata quotidianamente ad esprimere verso le persone e le famiglie e che nasce dall’amore di Cristo per tutti i nostri fratelli in umanità.
Roma, 28 marzo 2007
I Vescovi del Consiglio Permanente della C.E.I.


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Giangiacomo

Questa è la sconfitta dei cattolici «adulti»

La nota della Conferenza Episcopale sui DICO
Commento di Massimo Introvigne: "Questa è la sconfitta dei cattolici 'adulti'"
di Massimo Introvigne (il Giornale, 29 marzo 2007)

Tutte panzane. Molti giornali ci avevano raccontato che nella Conferenza Episcopale Italiana era in atto uno scontro fra amici di Prodi e di Berlusconi, che come in un telefilm di serie B in Vaticano c'erano il poliziotto cattivo, impersonato dal Papa, e il poliziotto buono, interpretato dal cardinale Bertone che avrebbe consigliato ai vescovi italiani mano leggera sui Dico. Sciocchezze, spazzate via dal testo ufficiale della nota dei vescovi italiani sui Dico, dove non c’è traccia né di sconti né di scappatoie.

Il documento giudica la legge Bindi-Pollastrini sui Dico «inaccettabile sul piano di principio, pericolosa sul piano sociale ed educativo». Né bastano le proclamate buone intenzioni: «Quale che sia l’intenzione di chi propone questa scelta, l’effetto sarebbe inevitabilmente deleterio per la famiglia. Si toglierebbe, infatti, al patto matrimoniale la sua unicità, che sola giustifica i diritti che sono propri dei coniugi e che appartengono soltanto a loro. Del resto, la storia insegna che ogni legge crea mentalità e costume». Come è ovvio, è giudicato «un problema ancor più grave» quello «rappresentato dalla legalizzazione delle unioni di persone dello stesso sesso, perché, in questo caso, si negherebbe la differenza sessuale, che è insuperabile». Ma il «più» davanti a «grave» significa che restano gravi anche i Dico eterosessuali. Eventuali problemi concreti e casi pietosi possono essere risolti «nell'ambito dei diritti individuali, senza ipotizzare una nuova figura giuridica che sarebbe alternativa al matrimonio e alla famiglia e produrrebbe più guasti di quelli che vorrebbe sanare».


La battaglia decisiva che i «cattolici adulti» hanno combattuto sui media amici cercando qualche sponda fra i vescovi - soprattutto in pensione, però - e permettendo a qualche giornale di riferire i fatti della Chiesa in due colonne, dove all'insegnamento del Papa si contrapponeva il «magistero parallelo» del cardinale Martini, di qualche professore di teologia e giù giù fino a Rosy Bindi, non riguardava però il giudizio della Conferenza Episcopale sui Dico. Dopo una raffica di interventi chiarissimi del Papa, nessuno poteva immaginare che i vescovi si pronunciassero diversamente. La vera questione era quella del margine di manovra delle varie Bindi, pronte ad appellarsi alla libertà di coscienza e all’autonomia della politica, che è il cuore del progetto dei «cattolici adulti».

Su questo punto, dove avevano voluto portare la battaglia, i «cattolici adulti» incassano la più sonora delle sconfitte. Certamente, spiega la nota, i cattolici impegnati in politica devono decidere secondo coscienza, ma questa dev'essere «rettamente formata». Diversamente, l'appello alla coscienza potrebbe giustificare qualunque cosa. «Il fedele cristiano - spiega la nota - è tenuto a formare la propria coscienza confrontandosi seriamente con l'insegnamento del Magistero, e pertanto non può appellarsi al principio del pluralismo e dell'autonomia dei laici in politica, favorendo soluzioni che compromettano o che attenuino la salvaguardia delle esigenze etiche fondamentali per il bene comune della società». Per chi non avesse capito, o non volesse capire, questo significa che «il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge». Se non lo fa, è un «cristiano incoerente»: e dovrebbero trarne conseguenze precise sia il suo parroco sia gli elettori cattolici.


"Cattolici adulti" o "cattolici adulteri"?
se ci pensate bene...

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Giangiacomo

www.teheran2007.org

Vi ricordate dell'appello dell'Ugei sulle colonne del Foglio in favore degli studenti iraniani che avevano apertamente sfidato il regime di Ahmadinejad?

Vi ricordate della manifestazione che ne scaturì lo scorso dicembre?

Il comitato organizzatore della manifestazione - che raccoglie moltissime associazioni giovanili, politiche e religiose, anche molto lontane fra loro - non ha mai smesso di occuparsi dell'argomento.

Adesso è attivo un sito internet, su cui trovare notizie sempre aggiornate sulla situazione degli studenti iraniani. Un sito internet che possa promuovere nuove future iniziative.


IRAN: PROTESTE STUDENTI, CREATO IN ITALIA SITO SOLIDARIETA'
(ANSA) - ROMA, 22 MAR -
Il movimento di giovani italiani che si è schierato con gli studenti iraniani, che nei mesi scorsi hanno dato vita a manifestazioni di protesta contro le restrizioni del Governo di Teheran, prosegue, sul web, la sua iniziativa.
E', infatti, stato creato il sito
www.teheran2007.org che, spiegano i promotori, ''vuole essere un osservatorio sulla vita degli studenti iraniani, le cui condizioni sembrano peggiorare giorno dopo giorno''.
Ma il sito, aggiungono, sarà anche ''un canale di comunicazione che, eludendo la censura ed utilizzando la tecnologia, incrementerà i contatti tra italiani e iraniani, per dimostrare la solidarietà agli studenti che hanno sfidato il regime'' .
Nel dicembre scorso prese il via in Italia, dopo l'appello dell'Unione Giovani Ebrei, una mobilitazione in favore degli studenti iraniani e che portò, il 21 dicembre, alla manifestazione davanti all'ambasciata iraniana. Alla mobilitazione parteciparono gruppi giovanili cattolici, ebraici e musulmani.
Tobia Zevi, uno dei promotori del comitato Teheran 2007, ha sottolineato come iniziative come quelle del sito mirano a colmare quel vuoto di mobilitazione ''tante volte annunciata dal mondo politico, ma poi mai attuate per i condizionamenti della realpolitik''. (ANSA)


IRAN: STUDENTI ANTI-REGIME, SU INTERNET IL COMITATO TEHERAN 2007
Roma, 17 mar. (APCom)
Arriva su internet l'iniziativa delle associazioni giovanili italiane a favore degli studenti iraniani del Politecnico Amir Kabir di Teheran che a dicembre scorso manifestarono contro il regime del presidente Ahmadinejad. Con il sito
www.teheran2007.org, i promotori intendono offrire un osservatorio sulla condizione degli studenti di Teheran, da allora a rischio di persecuzione, consentire al tempo stesso contatti tra italiani e iraniani e testimoniare, infine, la solidarietà ai giovani anti-Ahmadinejad.

L'iniziativa era nata con un appello dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia. Subito dopo fu organizzata una manifestazione bipartisan davanti all'ambasciata iraniana di Roma, lo scorso 21 dicembre, a cui aderirono le sigle di quasi tutti i partiti italiani, e di gruppi giovanili cattolici, ebraici e musulmani. Da lì è partita l'idea di inviare una delegazione a Teheran per rendere visibile la solidarietà transnazionale verso gli studenti itaniani, o almeno ricevere in Italia un gruppo di loro. Quell'ipotesi, per ora, è sospesa per obiettive difficoltà, ma i promotori di Teheran2007 hanno escogitato un modo per essere vicini, almeno virtualmente, ai loro coetanei persiani.

"Pochi scelgono di occuparsi in maniera specifica della cosa, perché parlando di Iran viene subito naturale affrontare il tema del nucleare o delle sanzioni", afferma Tobia Zevi, uno dei promotori dell'iniziativa. Secondo Zevi, a parole vari esponenti politici si sono detti interessati al tema degli studenti iraniani, ma uno spirito di Realpolitik ha sinora prevalso. Il sito, anche in questo senso, intende mantenere alta la pressione sul destino degli universitari del Politecnico Amir Kabir. Di alcuni di essi, scomparsi o latitanti, non si hanno notizie da mesi.


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Giangiacomo

lunedì 26 marzo 2007

Compromesso antistorico

di Massimo Introvigne (il Giornale, 25 marzo 2007)

A sentire Romano Prodi viviamo nella migliore delle Europe possibili. L'Europa è un esempio per il mondo, cui pensa di poter dare lezioni in tema di pace, moralità e diritti delle minoranze. Il libro dei sogni di Prodi è stato subito seguito da un brusco risveglio. Benedetto XVI, ricevendo sabato gli episcopati dell'Unione Europea, ha ripetuto quanto aveva già detto a Natale: l'Europa «sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia». Altro che magnifiche sorti e progressive.
Benedetto XVI è tornato sui tre punti centrali in cui vede la malattia mortale del continente europeo. Il primo è la «crisi demografica», che «causa enormi difficoltà alla coesione sociale» ma soprattutto rivela che l'Europa «sta perdendo fiducia nel proprio avvenire», né vede nei suoi governanti chi sia in grado di rassicurarla. Anzi, nota il Papa, «il processo stesso di unificazione europea si rivela non da tutti condiviso, per l'impressione diffusa che vari capitoli del progetto europeo siano stati scritti senza tener adeguato conto delle attese dei cittadini».
In secondo luogo, l'Europa vive una «singolare forma di apostasia da se stessa, prima ancora che da Dio», nel senso che «dubita della sua stessa identità». La radice di questa apostasia è la paura non solo del cristianesimo, ma di una legge morale condivisa che s'imponga a tutti, credenti e non credenti. Persa nel relativismo, l'Europa dubita che i valori che emergono dalla sua storia siano - come per Benedetto XVI invece sono - «valori universali». Così, non è in grado di difenderli quando sono aggrediti da chi è portatore di altri valori opposti e incompatibili, e reagisce proponendo un «bilanciamento di interessi» o una «ponderazione» che si risolve in continue mediazioni: un «compromesso», che finisce per non difendere il bene comune ma procurare al continente aggredito da altre culture il suo esatto contrario, che il Papa chiama «il male comune». «Il pragmatismo, presentato come equilibrato e realista, in fondo tale non è, proprio perché nega quella dimensione valoriale ed ideale, che è inerente alla natura umana»: parole su cui dovrebbero forse meditare anche i politici nostrani che teorizzano e praticano l'arte del compromesso perfino con i terroristi talebani.
Il terzo aspetto della crisi europea è il laicismo delle istituzioni e delle leggi che «nega ai cristiani il diritto stesso d'intervenire come tali nel dibattito pubblico». Né i cristiani vogliono tutelare presunti «ingiustificati privilegi». Il relativismo, dopo avere corroso la fede, oggi attacca anche la ragione e nega «l'esistenza certa di una natura umana stabile e permanente, fonte di diritti comuni a tutti gli individui, compresi coloro stessi che li negano». Anche qui, l'appello ai cristiani presenti nella vita pubblica perché «difendano strenuamente» la verità, e la condanna di chi accetta «compromessi sui valori essenziali» come quelli sulla vita e sulla famiglia, presentandoli in modo «cinico» come «presunto male minore», vale certo in tutta Europa ma si applica in particolare a vicende italiane che riguardano l'eutanasia, la droga, la ricerca sugli embrioni e i Dico.
Il «pensiero forte» di Benedetto XVI colpisce al cuore ogni «cattolicesimo adulto» disposto a sacrificare i valori per mantenersi al governo: «Non piegatevi alla logica del potere fine a se stesso! Vi sia di costante stimolo e sostegno l'ammonimento di Cristo: se il sale perde il suo sapore a null'altro serve che ad essere buttato via e calpestato».


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Giangiacomo

Le semi-profezie pungenti di Prezzolini...

"Visto e considerato che gli Italiani non riescono a mettersi d'accordo nemmeno dopo la Caporetto economica del 1974, gli Stati d'Europa, riuniti in conferenza straordinaria, e con l'assistenza di una rappresentanza consultiva della Repubblica dei Soviet e della Cina, e sotto la presidenza simbolica del Segretario generale delle Nazioni Unite, fanno la seguente proposta agli Italiani:
visto e considerato l'ingegno artistico, il gusto pubblico, la prontezza nell'affrontare gli eventi e nel cambiare bandiera, la capacità di trasferirsi in altri paesi e di assumervi un'attiva e utile partecipazione, anzi emergervi;
l'Europa e gli stati aderenti e testimoni della validità della promessa fanno offerta agli Italiani di prendere in affitto il governo d'Italia nei limiti attuali da esso occupati, alle seguenti condizioni:

1) Gli Italiani saranno liberi di sviluppare le loro promettenti personalità e saranno trattati imparzialmente da governatori stranieri.
2) Il governo di ogni regione sarà retto da un governatore straniero, che non porterà seco né moglie, né figlie, né parenti femminili per timore che la ben nota abilità degli italiani nel sedurre le ragazze abbiano a crearvi dei principati permanenti e delle dinastie locali.

3) L'Italia sarà come segue divisa:
I) Il Piemonte sarà affittato dalla Francia, che adoprerà principalmente come suoi emissari e rappresentanti i cittadini della Valle d'Aosta.
II) Il porto di Genova, la costa ligure e la Corsica funzioneranno come una federazione mediterranea con l'unione alle isole Baleari sotto la
protezione della Spagna.
III) La Lombardia sarà accettata come un cantone in preparazione, e sotto sorveglianza della Svizzera in attesa di essere ammesso, dopo cinquanta anni di esperimento e di condotta riconosciuta buona, alla parità con il Canton Ticino.
IV) Il Veneto formerà una provincia del rinnovato impero austro-ungarico con la monarchia degli Asburgo; Trieste diventerà porto franco dell'Europa.
V) La Romagna e l'Emilia, che, per la loro devozione al Comunismo, hanno dimostrato di essere mature per passare alla cogestione dei lavoratori coscienti, saranno riunite alla Jugoslavia, dove avranno un compito di reggimento socialista modello per le ragioni slave. I Dalmati e gli Istriani saranno preferiti in tutti gli impieeghi dei due paesi, e il nuovo Stato si chiamerà LIbera obbligata comunità italo-slava tommaseiana.
VI) La Toscana verrà connessa o annessa alla Catalogna e ai paesi baschi in una federazione modello degli anarchici; nella quale non vi saranno autorità di nessuna sorta, lasciando all'innata civiltà, gentilezza e umanità degli abitanti di quelle regioni di sviluppare le loro qualità naturali. Avrà in sottodominio temporaneo la Sardegna finché gli abitanti di questa non abbiano smesso il sequestro delle persone e abbiano imparato la favella italiana o la lingua basca (con scelta facoltativa).
VII) Le Marche, il Lazio e l'Abruzzo torneranno ad essere sotto l'augusta sopravvisione di Sua Santità il Papa, con elezioni libere dei parroci, abati e vescovi che assumeranno gli incarichi attualmente occupati da sindaci, questori, prefetti.
VIII) L'antico regno di Napoli sarà restituito a un membro della reale casa dei Borboni che dovrà vivere in Napoli e riconfermare la posizione di capitale a quella città, centro universitario, burocratico e teatrale della regione.
IX) La Sicilia, però, sarà separata dal regno di Napoli e affidata al signor Gheddafi in una unione personale con la Librio che potrà un giorno trasformarsi in regno. Una commissione di mafiosi di alto grado sarà incaricata della amministrazione.
X) La repubblica di San Marino sarà mantenuta nelle sue libertà, però con uno sbocco al mare Adriatico al fine di non dipendere dal governo della penisola, dai Sanmarinesi considerato come pericolo permanente.

Queste sono le proposte che ci paiono più convenienti per il futuro benessere degli Italiani così cari a tutti i turisti europei. I giovani italiani saranno soddisfatti nel sapere che ogni sorta d'esercito sarà abolito, e gli anziani che le forze di pubblica sicurezza saranno disarmate. La proliferazione delle prostitute (chiamate d'ora innanzi "noleggiatrici di corpi") sarà incoraggiata e sostenuta mediante appositi regolamenti, tariffe nazionali e pubblicità nei periodici stranieri.

A tutti gli Italiani sarà concessa una indennità o pensione a vita affinché senza occuparsi di lavoro conservino la loro giaezza, l'affabilità con i forestieri e possano coltivare l'arte del convitare, del bere, del divertirsi. Le lettore finora esistenti saranno raddoppiate.
Gli spettacoli tetrali saranno sovvenzionati in ogni provincia o comune, proporzionalmente al numero degli abitanti.
Lo sport del calcio sarà perfezionato con scuole, afiteatri e gare speciali. Ogni regione avrà diritto di aprire un Casinò da gioco.
L'Italia sarà considerata un terreno neutrale da tutte le nazioni. I profughi di tutti i paesi, per qualunque ragione, politica, religiosa o criminale, potranno trovarsi asilo a patto di non fare concorrenza o recare disturbo ai cittadini originari. Università speciali per il perfezionamento nelle arti del dolce far niente e della vita allegra saranno istituite e aperte a tutti i maggiori di diciotto anni per i maschi e di quindici per le femmine con sussidio che durerà fino alla laurea ".

Giuseppe Prezzolini, "Modeste proposte scritte per svago di mente, sfogo di sentimenti e tentativo di istruzione pubblica degli italiani", 1975


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Giangiacomo

domenica 25 marzo 2007

5 cose su di me!

Mi hanno "nominato"...
No, tranquilli, non partecipo al Grande Fratello o simili, ma qualcuno ha creato un nuovo modo di comunicare strutturando una divertente catena di blogger.

Siccome un genio del marketing come Leonardo (leggi Crazy Marketing nel mio blogroll) mi ha invitato a giocare...
giochiamo!

1) Per alcune esperienze, realtà, associazioni ed eventi, mi occupo di fund raising e problem solving. Mi appaga e realizza il fatto di tessere reti e mettere in comunicazione amici e organizzazioni che non si conoscono al fine di costruire qualcosa di utile. Sono un collettore di iniziative e risorse e reti per tutti.
2) Erasmus. Con l'associazione ESEG, in collaborazione con le università e l'ufficio mobilità internazionale dell'università e del politecnico, seguo gli studenti erasmus, sia a livello di tutorato, sia a livello di eventi in cui coinvolgerli (gite, cinema, attività culturali). lavoriamo da 3 anni con 3 università e il politecnico di milano e da qualche mese stiamo lavorando anche a torino.
3) Serate. sono il coordinatore e ideatore di University Night, format universitario della Prince s.a.s.; organizziamo ogni Mercoledì sera al Karma. legandoci ad un format nato a milano, da quest'anno organizziamo come International Place il Venerdì sera al Lucignolo (è una serata con una nazione a tema ogni settimana). il sabato Rock City con musica elettronica.
A Milano invece, come International Week, Martedì sera all'Hollywood (a Novembre durante la serata Stati Uniti abbiamo avuto Michael Jordan come ospite), Mercoledì sera all'Old Fashion, Venerdì sera al Cafè Real.
In questo segmento, mi occupo di ufficio stampa, relazione con i pr, le associazioni studentesche, di tessere reti con realtà, istituzioni, consolati e istituti di cultura, ecc.

4) vorrei copiare da Leonardo stesso la sua descrizione "ho un carattere difficile (anche se solare), causa la mia innata curiosità, che mi porta a non avere mai orari di lavoro "umani" (sono instancabile); adoro la creatività e non perdono chi mi pone dei limiti. Del mio carattere (veramente crazy) spicca la disponibilità e sicuramente la volontà di primeggiare (da buon sportivo quale sono)". ma siccome non sarebbe corretto...
sono membro del comitato promotore di "Giù le mani dai Bambini", www.giulemanidaibambini.org, prima campagna di farmacovigilanza in Italia, a cui ha aderito persino Federfarma qualche mese fa. La Stampa ha il nostro banner su ogni pagine del suo sito e la Rai è uno dei nostri media partner. A Dicembre abbiamo fatto l'ultima conferenza stampa a livello nazionale a roma e da metro a la stampa al corriere della sera alla prima pagina dell’ansa avevano la nostra iniziativa in primo piano.
5) odio i ladri, i falsi e gli ipocriti: desidero la loro morte e allora... sarò felice!!


E ora tocca a qualcun'altro scoprirsi...
Giovanni Vagnone di Trofarello e di Celle
Marco Margrita
Gabriele Pezzano
Giovanni Boggero
Emanuele Orsi


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Giangiacomo

Nuove equazioni: 1 giornalista = 5 terroristi

E' evidente che siano in atto trasformazioni culturali, innovazioni scientifiche e molto altro.
Ma anche nel campo della matematica, non ci siamo fermati! Pitagora e gli arabi non avevano scoperto tutto.
in questi giorni abbiamo visto come il Governo Prodi ci abbia insegnato (e imposto, ovviamente senza legge e codici alla mano) una nuova equazione:

Daniele Mastrogiacomo, giornalista = 5 (o forse più?) terroristi di Al Qaeda

questa liberazione è stata l'ultimo segno di quanto l'Italia sia ormai irriconoscibile in politica estera, non credibile nei confronti degli alleati, soggetto alla sinistra radicale.

ricordiamocelo e segnamolo sulle nostre calcolatrici prima dei prossimi compiti in classe!!

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Giangiacomo

sabato 24 marzo 2007

GIGI D'AGOSTINO - Vorrei fare una canzone

da leggere, da vivere, da paragonare con la propria esperienza!

Vorrei fare una canzone
da suonar con la chitarra
per le strade alle persone
vorrei fare una canzone
per donare a tutto il mondo
un poco di immaginazione
vorrei fare una canzone
che trasmetta un ideale
se le cose vanno male
vorrei fare una canzone
anche solo per cantare
anche solo... per cantare

vorrei fare una canzone
da suonar con la chitarra
per le strade alle persone
vorrei fare una canzone
per donare a tutto il mondo
un poco di immaginazione
vorrei fare una canzone
che trasmetta un ideale
se le cose vanno male
vorrei fare una canzone
anche solo per cantare
anche solo per cantare

vorrei fare una canzone
da suonar con la chitarra
per le strade alle persone
vorrei fare una canzone
che trasmetta un ideale
se le cose vanno male

vorrei vorrei
donare a tutti i sogni miei
vorrei vorrei
dirti che cosa tu per me sei

vorrei fare una canzone
per donare a tutto il mondo
un poco di immaginazione
vorrei fare una canzone
anche solo per cantare
anche solo per cantare

vorrei fare una canzone
coi colori della sera
perlomeno un pò sincera
vorrei fare una canzone
con il cuore in movimento
come l'aria con il vento

Quanto è vera!
Ascoltare gigidag ti rende lieto, ti rinvigorisce e ti fa nuovamente respirare!

see u,
Giangiacomo

Ora legale: 25 Marzo 2007, tutti pronti a spostare le lancette in avanti

Domenica tutti pronti a spostare in avanti di un'ora le lancette dell'orologio, arriva l'ora legale che sarà in vigore per sette mesi fino al 28 ottobre.
Infatti, nel 2001, la Comunità Europea ha stabilito che in ogni Stato membro il periodo dell'ora legale ha inizio all'una del mattino, ora universale, dell'ultima domenica di marzo e termina all'una del mattino, ora universale, dell'ultima domenica di ottobre.

Già nel 1784 Benjamin Franklin, l'inventore del parafulmine, pubblicò sul quotidiano francese Journal de Paris delle riflessioni su come risparmiare energia, ma le sue idee non trovarono seguito. Oltre un secolo dopo nel 1907, l'idea venne ripresa dal britannico William Willet, che riuscì a conquistare la fiducia del governo. Nel 1916 la Camera dei Comuni di Londra diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un'ora in avanti durante l'estate. Molti paesi imitarono la Gran Bretagna in quanto in tempo di guerra il risparmio energetico era una priorità'.
In Italia l'ora legale è stata adottata per la prima volta alle ore 24 del 3 giugno 1916 fino al 1920. Da allora fu abolita e ripristinata diverse volte tra il 1940 e il 1948. Tuttavia, dal 1966, periodo di crisi energetica, è stata utilizzata con continuità, pur con modalità diverse negli anni. Dal 1966 al 1980 venne stabilito che l'ora legale doveva rimanere in vigore dalla fine di maggio alla fine di settembre; dal 1981 al 1995, invece, si stabilì di estenderla dall'ultima domenica di marzo all'ultima di settembre, ma solo nel 1996 si decise di prolungarne ulteriormente la durata dall'ultima domenica di marzo all'ultima di ottobre. " Il 25 marzo - ha spiegato Andrea Miccoli esperto dell'Unione Astrofili Italiani (Uai) - tutti quelli che hanno il nostro fuso orario si metteranno un'ora avanti.
Astronomicamente - ha detto Miccoli - rimane tutto invariato. Si va verso l'allungamento del giorno che avrà la sua massima durata il 21 giugno alle ore 19.06, giorno del solstizio d'estate, quando avremo quindici ore di luce e nove ore di notte". "L'ora legale - ha continuato l'esperto - è un modo per sfruttare al meglio la luce solare. Infatti, in questo periodo il sole arriva a sorgere anche alle quattro e mezzo del mattino, cinque e mezzo ora legale, e alle sette è già alto. Un'altra caratteristica è che d'estate il crepuscolo, e cioè il lasso di tempo durante il quale tramonta il sole e arriva la notte, è più lungo, dura mediamente due ore contro l'ora e mezza del periodo invernale".
Secondo Terna, la società responsabile della gestione dei flussi di energia elettrica sulla rete ad altissima tensione, durante i 7 mesi di ora legale , dal 26 marzo al 28 ottobre 2006, sono stati risparmiati, in totale, 645 milioni di kilowattora, un valore pari, per esempio, a circa 2,5 volte il consumo della provincia di Isernia. Considerando che il costo di 1 kilowattora per il cliente finale è stato in media di 12,4 centesimi di euro al netto delle imposte, l'Italia, nel complesso, ha risparmiato con l'ora legale circa 80 milioni di euro con un aumento del 16% rispetto al 2005.

see u,
Giangiacomo

Il Proclama di Prodi

Da leggere prima dall'alto e poi dal basso, riga per riga

Noi manteniamo le promesse.
Solo gli imbecilli possono credere che
non governeremo nel vostro interesse.
Perché se c'è qualcosa di sicuro per noi è che
l'onestà e la trasparenza sono fondamentali
per raggiungere i nostri ideali.
Dimostreremo che è una grande stupidità credere che
la "serietà al governo" è solo uno slogan elettorale.
Assicuriamo senza dubbio che
la giustizia sociale sarà il fine principale del nostro mandato.
Nonostante questo, c'è gente stupida che ancora pensa che
si possa continuare a governare con i trucchi della vecchia politica.
Assumendo il potere, faremo il possibile affinchè
l'inefficienza statale sia combattuta.
Non permetteremo in nessun modo che
siate oberati dalle tasse.
Compiremo i nostri propositi nonostante
le vostre risorse siano esaurite.
Eserciteremo il potere fino a che
Si capisca che da ora
Siamo l'ULIVO, la nuova politica

Ora rileggete il tutto al contrario, dal basso verso l'alto riga, per riga...

il mio amico Marco mi faceva notare che il problema, però, è che non siamo stati così imbecilli da pensare che oltre a non mantenere le promesse, andasse a casa alla prima... caduta!

see u,
Giangiacomo

venerdì 23 marzo 2007

Contrastare la diffusione delle pratiche di mutilazioni genitali

“L’immobilismo del Governo Prodi non contrasta la diffusione delle pratiche di mutilazione dei genitali nel nostro paese, rendendo inutile la legge n.7 del 2006 approvata dal centro destra, e vanificando le strategie che l’Unione Europea sta elaborando e le energie che sta mettendo in campo, per la difesa dei diritti dei minori” ha detto l’On.le Maria Grazia Siliquini, di Alleanza Nazionale, intervenendo all’Audizione con le organizzazioni del settore dei minori, organizzata dall’On.le Angelilli presso la sede del Parlamento Europeo a Roma.
“Mi riferisco alla battaglia contro la mutilazione dei genitali femminili, che in questi anni è stata praticata –in Italia- su oltre 40.000 bambine appartenenti alle comunità immigrate da ben 40 paesi nel mondo: con grande senso di civiltà– ha continuato l’On.le Siliquini- in qualità di autrice del primo DDL in Italia contro le pratiche dell’infibulazione, da me presentato nel 1999, e come membro del precedente governo, che tanto ha fatto per giungere all’approvazione della legge 7/2006, una delle più avanzate in Europa, denuncio la totale assenza dell’attuale governo su questi temi, in quanto non da applicazione a tutti gli impegni previsti nella parte propositiva della legge, quali la diffusione di informazioni nelle scuole, tra il personale medico e nelle comunità di immigrati, come ampiamente previsto nella legge 7/2006, e altri strumenti preventivi, che però a tutt’oggi restano disattivati”.
“Inoltre il ministero della Salute, d'intesa con quello dell'Istruzione, non ha provveduto ad emanare le linee-guida per la formazione di figure professionali che operino nelle comunità nelle quali sono in uso queste pratiche, al fine di realizzare una adeguata politica di interventi, sia per la prevenzione sia per la riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte alle mutilazioni”.
“Su questi temi, ho presentato una interrogazione urgente al governo, affinché venga a spiegare in parlamento le motivazioni di questo totale e colpevole disinteresse in ordine a queste tematiche: dobbiamo infatti continuare la battaglia vigilando sulla piena applicazione della legge –ha concluso Siliquini- in nome dei 130 milioni di donne che oggi portano questo “marchio infamante”, per eliminare una procedura così inumana e non rispettosa dell'integrità fisica della donna, e delle minori che la subiscono”.


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Giangiacomo

giovedì 22 marzo 2007

Città libera sicura creativa

Oggi il problema non è la cattiveria dei cattivi, ma la vacua bontà dei buoni.
E così si afferma un nuovo masochismo moderno che neppure Jung è riuscito a prevedere. Con il pretesto ideologico di aiutare gli emarginati (ma sono tutti tali? anche i disobbedienti possidenti?) si ignorano le esigenze della gente comune e si spingono nel precipizio dell'abuso chi è sulla china del vizio, della arginalità.
In un quadro di secolarizzazione del potere il principio di autorità non ostacola, ma favorisce la libertà di coscienza.
La fatica improba di giustificare, senza apprestare rigorosi rimedi culturali e legislativi, è un esercizio nocivo che tarpa le ali alla vita sociale.
La diseducazione al rispetto delle istituzioni si traduce in danno sopratutto per la parti più deboli.
Ecco perchè partiti, sindacati, associazioni imprenditoriali e professionali debbono saper cogliere il nuovo: non arroccati su angusti particolarismi, ma elevarsi a comprendere il tempo attuale e a costruire il futuro per tutti. Per Leopardi la città è stata costruita da Caino, per Marinetti la metropoli è il regno della libertà. Il problema non è quale delle due suggestioni accogliere, ma coltivare una città nella libertà, nella sicurezza e nella creatività.

see u,
Giangiacomo

"Cioccolatorta": una torta da 52 mila euro

Il Sindaco Chiamparino (diessino) stupisce ancora... negativamente!

E' in arrivo infatti l'ennesimo spreco della Giunta Chiamparino, che all'insaputa dei torinesi ha stanziato oltre 52 mila euro di soldi pubblici per far realizzare una torta.
Sarà certamente buonissima e unica, almeno nel costo, ma si tratta pur sempre di un dolce.
Sono sdegnato per la decisione dell'amministrazione di dedicare una cospicua parte delle risorse pubbliche al concorso "Cioccolatorta", in occasione di "Cioccolatò".
Ma quanto ci costa il cioccolato? Alla fine dei conti circa 223 mila euro di denaro pubblico.
E' uno sproposito! I conti sono presto fatti, delibere di Giunta alla mano: oltre 41 mila euro per la promozione, quasi 130 mila per gli spazi pubblicitari e altri 52 mila per la torta.
Non più tardi di qualche giorno fa, su Panorama Economy, il Sindaco Chiamparino ha rilasciato una lunga intervista nella quale spiega i motivi per cui i cittadini saranno chiamati a pagare imposte più elevate per far fronte al buco delle casse comunali.
Contemporaneamente i suoi assessori spendono senza alcun criterio le scarse risorse a disposizione della città.
E' questa la politica economica che la Giunta intende applicare per risanare il debito comunale e rilanciare l'economia di Torino?

see u,
Giangiacomo

domenica 18 marzo 2007

L'ex terrorista Cesare Battisti arrestato in Brasile

Cesare Battisti, ex terrorista in fuga dal 2004, e' stato arrestato oggi in Brasile. Lo si apprende da fonte giudiziaria francese.
Cesare Battisti e' stato arrestato in un albergo di Rio De Janeiro, alle otto e mezza del mattino ora locale (le 12.30 in Italia). Lo rende noto il direttore dell'Ucigos Carlo De Stefano, spiegando che Battisti e' stato arrestato dalla polizia brasiliana insieme a personale dell'Antiterrorismo, dell'antidroga e dalla polizia francese.
Una fonte della magistratura francese ha confermato l'arresto in Brasile di Cesare Battisti, in fuga dal 2004, notizia che era apparsa sul sito internet di Le Figaro. Secondo figaro.fr, Battisti e' stato fermato dalla polizia brasiliana su base di informazioni e alla presenza di rappresentanti della polizia giudiziaria francese. L'ex esponente dei PAC (proletari armati per il comunismo) si era gia' rifugiato in America latina dopo la sua evasione in Italia avvenuta nel 1981 e solo successivamente era approdato in Francia dove era vissuto fino alla sua sparizione nel 2004 dopo la sentenza di estradizione. Sostenuto dalla sinistra e da gruppi di intellettuali, la decisione della sua estradizione prima e la sua fuga poi avevano sollevato forti dibattiti sull'opportunita' della scelta adottata dalla giustizia francese che aveva modificato la scelta fatta a suo tempo dal presidente Francois Mitterrand di tutelare i fuoriusciti. Anche recentemente intellettuali contrari all'estradizione di Battisti si stavano muovendo per appoggiare la sua causa sensibilizzando Segolene Royal e Francois Bayrou e chiedendo una revoca della sentenza di estradizione. In prima linea tra i sostenitori di una revisione delle decisioni prese c'e' Bernard-Henri Levy che aveva scritto la presentazione dell'ultimo libro scritto da Battisti, ''La mia fuga''.
allora non è solo in Italia che ci sono sporchi imbecilli a difendere brigatisti e terroristi rossi!!
Cesare Battisti, ex capo dei Proletari armati per il comunismo, nel 1988 era stato condannato in Italia all'ergastolo per omicidio. Battisti aveva vissuto in Francia con il permesso di soggiorno fino al suo arresto il 10 febbraio 2004. Il 4 marzo dello stesso anno era stato scarcerato in attesa della conclusione del procedimento di estradizione. Il 21 agosto Battisti aveva fatto perdere le sue tracce. Negli ultimi anni Cesare Battisti e' diventato un apprezzato scrittore di libri gialli.

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Giangiacomo

sabato 17 marzo 2007

carlo giuliani

Sono a venuto a conoscenza di un caso che mi ha attaccato l'orticaria...

Un figlio di puttana, nulla facente, ladro, delinquente e vandalo come carlo giuliani (non ha diritto neanche alle iniziali maiuscole), lo squatter morto a Genova mentre attentava alla vita di un carabiniere, sia commemorato con una stanza al senato http://cosacchiasanpietro.wordpress.com/2006/10/12/carlo-giuliani-eroe.

Alle vittime di Nassiriya? Niente di niente!
Complimenti, anzi complimentoni ai politici della "maggioranza e follini"!!

see u,
Giangiacomo

Rudolp Giuliani


carissimi lettori del blog,


da oggi ospito nel blogroll un banner per promuovere e appoggiare (certo di non fare la differenza) la candidatura di Rudolph Giuliani a prossimo Presidente dei Repubblicani.

frequentate quindi http://rudy08.blogspot.com!!


see u,

Giangiacomo


Fede antioccidentale

di Massimo Introvigne (il Giornale, 16 marzo 2007)

"Il dibattito lanciato martedì sulle colonne di questo giornale, con la consueta chiarezza, da monsignor Alessandro Maggiolini a proposito della «teologia di Rosy Bindi» non può essere lasciato cadere. Riguarda, infatti, le radici culturali del governo Prodi e il suo rapporto con quella sintesi di fede e ragione, di Gerusalemme e di Atene che chiamiamo Occidente. Si chiede la Bindi se «non si tradisce la fede imprigionandola in un modello culturale, strumentalizzandola a sostegno del sistema occidentale, che è solo uno dei molti con cui un messaggio universale come il cristianesimo è chiamato a confrontarsi». All'obiezione aveva già risposto Benedetto XVI, in quel manifesto del suo pontificato che è il discorso di Ratisbona.
Ai nemici dell'Occidente il Papa ricordava allora che l'incontro «tra la fede biblica e il pensiero greco, è un dato di importanza decisiva che ci obbliga anche oggi: il patrimonio greco, criticamente purificato, è una parte integrante della fede cristiana».
Il nemico di Benedetto XVI è il relativismo, secondo cui, per esempio, il matrimonio monogamico ed eterosessuale sarà pure un valore tradizionale in Italia, ma non lo si può imporre ai musulmani poligami o alle nuove culture gay. Se, come oggi afferma Rosy Bindi, quello occidentale è solo un modello fra i tanti, perché mai la fede dovrebbe essere «detta» nei termini della cultura occidentale e non di quella araba o malese? Questa obiezione, risponde il Papa a Ratisbona, «non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana ed imprecisa». Non è sbagliata, nel senso che non è necessario esportare le forme esteriori del cristianesimo occidentale in tutte le culture: per esempio, non è obbligatorio leggere la Bibbia nella pur autorevole versione greca, così come non si devono adottare per forza le forme artistiche dell'Occidente quando si costruisce una chiesa in Mongolia.
Ma l'obiezione è anche «grossolana» perché, ricorda Benedetto XVI, resta un fatto che «il Nuovo Testamento è stato scritto in lingua greca e porta in se stesso il contatto con lo spirito greco». Il sospetto è che chi se la prende con l'Occidente voglia negare l'idea stessa di una legge naturale, valida per tutte le culture e che la ragione può conoscere. Allora si deve rispondere con fermezza, con il Papa a Ratisbona, che se il problema riguarda «le decisioni di fondo che riguardano il rapporto della fede con la ricerca della ragione umana, queste decisioni di fondo fanno parte della fede stessa».
Uno dei più insidiosi progetti di separare il cristianesimo dalla cultura greca per riportarlo a un'ipotetica purezza originaria e renderlo completamente permeabile all'incontro con culture non occidentali fu la dottrina della Chiesa «culturalmente povera» teorizzata da don Giuseppe Dossetti. Per Dossetti, maestro di Rosy Bindi ma anche di Romano Prodi, la Chiesa deve farsi povera non solo spogliandosi di molti dei suoi beni terreni, ma anche rinunciando a quella ricchezza che è la sua cultura occidentale. Si tratta proprio della posizione criticata da Benedetto XVI a Ratisbona. E il fatto che Dossetti e il suo ideale della «povertà culturale» siano stati celebrati in un convegno a Bologna a dieci anni dalla sua morte, nel dicembre 2006 - dunque, tra l'altro, dopo il discorso di Ratisbona -, dai suoi numerosi discepoli della cosiddetta «scuola di Bologna», fra cui spiccava Romano Prodi, mostra come il progetto anti-occidentale dossettiano dia il tono culturale all'attuale governo della Repubblica italiana".


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Giangiacomo

lunedì 12 marzo 2007

L'egoismo è la nostra condanna

"Il Vescovo di San Marino-Montefeltro raccomanda alle preghiere di tutti i buoni fedeli della Diocesi l'anima di questo bambino che, pur essendo nato vivo e vitale dopo che era stato sottoposto ad un'operazione di tipo abortivo, non è sopravissuto alla brutalità di chi non l'ha voluto accogliere.«Ho detto più di una volta in occasione dei miei interventi che quello cui assistiamo normalmente nella nostra società è un vero e diabolico accanimento contro la vita per lo spegnimento di questo dono altissimo che Dio fa all'umanità.Sono anche personalmente convinto che molti altri casi di questo tipo saranno accaduti, nel silenzio connivente di una struttura che sembra perseguire di più l'aborto, come obiettivo, che non la promozione della vita.Egoismo e irresponsabilità nei confronti delle prove dolorose e l'edonismo sfrenato che segna la nostra vita, condannano a morte centinaia, migliaia di bambini nel corso di un anno.E' stato calcolato, in modo assolutamente chiaro e certo, che dall'inizio della pratica della legge sull'aborto quattro milioni di bambini italiani non sono nati.Questo immenso delitto continua; preme sulla coscienza del nostro popolo e non può non essere la causa remota di quell'imbarbarimento dei costumi familiare, personale e sociale che in più di un'occasione abbiamo osservato come qualche cosa di assolutamente invincibile.La società è malata, ma certamente una delle fonti di questa malattia consiste nel disprezzo sistematico della vita che viene subordinata a tutto il resto, soprattutto al proprio benessere individuale, di coppia, di vita sociale.Raccomanderei la preghiera anche per questa madre che evidentemente ha ceduto alla mentalità dominante; Dio non le ha restituito questo bambino come era sembrato.L'unica cosa che ora le rimane è trovare la forza per dedicare una parte del suo tempo e delle sue energie a servizio del mistero della vita che nel suo figlio ha così improvvidamente e scriteriatamente rifiutato»."
Luigi Negri Vescovo di San Marino - Montefeltro

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Giangiacomo

domenica 11 marzo 2007

Quale LAICITA' per il XXI secolo?

rinnovo l'invito ad un'interessante incontro presso l'Università degli Studi di Torino
QUALE LAICITA' PER IL XXI SECOLO?

"Fra i numerosi equivoci che inquinano la discussione sulla scuola pubblica e privata c'è anche il frequente uso improprio del termine «laico», parola così ricca di significato e valore. Laico non significa affatto, come spesso ignorantemente si presuppone, l'opposto di «cattolico» e non indica, di per sé, né un credente né un agnostico o un ateo. Laicità non è un contenuto filosofico, bensì un abito mentale, la capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che invece è oggetto di fede e di distinguere le sfere di ambiti delle diverse competenze, ad esempio quelle della Chiesa e quelle dello Stato, ciò che - secondo il detto evangelico - bisogna dare a Dio e ciò che bisogna dare a Cesare". Claudio Magris

"Laico è colui che non deriva la giustificazione dei suoi valori da alcuna rivelazione o teologia, cioè uno che considera i valori come imperativi morali, ma non come comandamenti divini. Se il laico viene contrapposto al credente è solo per questo: per la genealogia dei valori, non per il loro contenuto. I contenuti, spesso, sono gli stessi". Marcello Pera

12 Marzo 2007 - ore 18
Aula 3, Palazzo Nuovo, Università degli Studi di Torino, Via Sant'Ottavio 20

Ne discutono:
- On. Daniele Capezzone, deputato della Rosa nel Pugno e Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati
- Prof. Salvatore Vitiello, docente di Teologia all'Università Cattolica del "Sacro Cuore" di Roma e presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino
ModeraMario Adinolfi, blogger e giornalista di " Europa", quotidiano de "La Margherita"

Introduzione: Prof.ssa Annamaria Poggi, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione e docente di Diritto Costituzionale presso l'Università di Torino

Presentazione: Giovanni Boggero, studente alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino

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Giangiacomo

sabato 10 marzo 2007

Cosa succede negli ospedali italiani?

Da Assuntina Morresi...

dobbiamo chiarire bene la questione del bimbo sopravvissuto all'aborto all'ospedale di Careggi, a Firenze, e spiegare perchè ci sono gli estremi per un'azione penale.

1. Leggiamo sui giornali che il piccolo è stato assistito solo dopo venti minuti dalla nascita. E' omissione di soccorso? Spieghiamo.
Come avviene un aborto dopo i primi 90 giorni? Come un parto indotto. Vengono provocate le contrazioni, c'è il travaglio e la donna partorisce. Il feto, immaturo, non sopravvive al parto, e nasce morto, oppure muore subito dopo la nascita. Sì, perchè se viene espulso vivo, non si può più parlare di aborto, ma di nascita. Di grande prematuro.
Cosa succede quando nasce un grande prematuro? Succede che il medico non può perdere tempo a cercare il battito o a vedere se respira. Quando i grandi prematuri nascono sono ovviamente piccolissimi, i loro polmoni sono chiusi, il battito cardiaco può essere molto lento e difficile da trovare. Si potrebbero perdere minuti preziosi: intanto che cerchi il battito, il cervello non si ossigena e si danneggiano irreparabilmente centinaia di migliaia di neuroni. Allora il neonatologo dovrebbe rianimare di prassi, in questi casi. Se la rianimazione non dà effetti, allora non c'è niente da fare, e si lascia che muoia, o si verifica che sia già morto.
Nel caso del Careggi, invece il piccolo non solo non è stato rianimato, ma non ha avuto assistenza per venti, lunghissimi e decisivi minuti dopo la nascita: se lo avessero assistito, visto che si è dimostrato tanto forte da sopravvivere per altri sei giorni, sarebbe sopravvissuto?"Siamo stati chiamati dall'ostetrica 20 minuti dopo la nascita del bambino e solo allora siamo intervenuti. Il piccolo fino a quel momento è rimasto senza assistenza. Forse se non avessimo tardato sarebbe potuto sopravvivere". Lo dichiara Firmino Rubaltelli, che dirige il reparto di terapia intensiva neonatale del Careggi, lo ha detto al Corriere e al Foglio. "Fino a quando il piccolo è rimasto fra noi, prima del trasporto al Meyer dovuto alla mancanza di posto nel nostro reparto, ha ricevuto cure normali, non straordinarie. Solo farmaci per aprire i polmoni e facilitare la respirazione. Non so per quale motivo hanno aspettato prima di chiamarci". (dal Corriere di ieri).
Si dice che non si vuole che nascano bambini handicappati. Cioè noi abbiamo deciso che gli handicappati è meglio che non ci siano, che non vivano. Allora decidiamo di non rianimare più chiunque abbia un ictus, un'ischemia o un infarto. Ma anche i sopravvissuti ad incidenti stradali, per esempio. Lasciamo crepare tutti quelli che stanno in coma (chissà come staranno quando si risveglieranno), e via dicendo.
Noi vogliamo sapere cosa succede nei reparti di neonatologia degli ospedali italiani. E vogliamo sapere come viene applicata la 194. Perchè da tempo si dice che i sopravvissuti agli aborti tardivi (non chiamiamoli terapeutici, per favore) vengono lasciati morire senza assistenza. Sono voci, racconti, che nessuno si è preso la briga di andare a verificare. Ma che sono trapelati anche dagli articoli di questi giorni, per esempio dall'iniziativa del San Camillo a Roma, in cui la ginecologa Scassellati ha dichiarato che nel suo reparto chi fa un aborto tardivo firma un "consenso informato" per non far rianimare il piccolo, qualora sopravvivesse. Sia chiaro: qua non c'entra l'autodeterminazione della donna o la 194. Questa è storia da codice penale.
In questo modo, con un "consenso informato" di questo tipo, si scarica tutto il peso sulla donna, senza darle il tempo di essere informata come potrebbe. E infatti leggiamo ieri sul Corriere che l'iniziativa della Scassellati non era stata approvata da nessun comitato etico dell'ospedale, e che "E' un infanticidio. Staccare la spina a un neonato malformato che sopravvive a un aborto terapeutico non è altro: un infanticidio.", lo dichiara Claudio Donadio, direttore del dipartimento materno-infantile del San Camillo. Leggiamo sul Corriere che la direzione dell'ospedale definisce l'iniziativa della Scassellati "di particolare gravità" e annuncia l'apertura di un'inchiesta interna.

2. Bisogna verificare se c'è stata una violazione della 194. Vediamo perchè.
Per la legge nei primi 90 giorni di gravidanza non è reato abortire se lo si fa per motivi di salute della donna, motivi economici, sociali, etc. Dopo i primi 90 giorni lo si può fare in caso di pericolo per la vita della madre, oppure se il feto ha malformazioni tali da mettere in pericolo la salute fisica o psichica della madre (non si fa se il feto è malformato, ma se la malformazione del feto mette in pericolo la salute della madre. Può sembrare un giro di parole, ma non lo è. La legge non è eugenetica). Ma se il feto ha possibilità di vita autonoma, allora la donna può abortire solo se c'è pericolo per la sua vita, e non per la sua salute. Ad esempio: se la donna ha un'ipertensione che le fa rischiare la vita (pericolo di vita) , allora può abortire, ma se scopre che il figlio è handicappato e va in depressione (pericolo per la salute) non può abortire. Non solo: in questi casi si ha il dovere di rianimare il feto, se sopravvive. Nel caso del bambino del Careggi c'era possibilità di vita autonoma (22 settimane di gravidanza, la possibilità c'è, lo si sa a priori) e secondo la 194 si poteva procedere con l'aborto solo se fosse stata in pericolo di vita la madre.
Quando il feto ha possibilità di vita autonoma? Questo la legge non lo dice. Perchè non c'è un termine che si possa stabilire per legge, anche se è ovvio che a tredici settimane non sopravvive, mentre a 30 si. Di fatto, adesso il 40% dei nati a 23 settimane sopravvive. E sopravvivono anche a 22, chiaramente in percentuale minore.
Possibilità di vita autonoma significa che la gravidanza è a un punto tale che il feto può nascere vivo. La 194, in pratica, dice che a una donna che rischia la vita si può indurre il parto a qualsiasi settimana di gestazione, per salvarla, e si deve far di tutto per salvare anche il bambino.
Vogliamo che siano rispettate le leggi dello stato (la 194 in particolare e il codice penale in genere), e vogliamo sapere cosa succede negli ospedali italiani.

see u,
Giangiacomo

giovedì 8 marzo 2007

Il caso Mastrogiacomo: è andata a cercarsela!!

Il caso Mastrogiacomo.
così come le due Simone, il nostro "supereroe" della Repubblica, colonna del comunismo in Italia e organo di stampa filogovernativo, è volato in Afghanistan alla ricerca di un superstramega capo Talebano da intervistare.
cosa avrebbe reso noto? "I Talebani sono uomini pacifici, bravi, belli, moderati, sono stati offesi dai cattolici, vogliono la libertà e non essere subordinati a nessuno, vogliono fare i contadini (non dicendo di coltivare oppio!!)" e simili castronerie...

bene!
ora sono contento che sia là!!
è andata a cercarsela!!!

ora, il deputato libanese vicino agli Hezbollah amico di D'Alema non riesce ad aiutare la liberazione del loro "compagno" giornalista di Repubblica?

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Giangiacomo

lunedì 5 marzo 2007

Alitalia, Toto accumula munizioni

Carlo Toto sta preparando una cartolarizzazione sui contributi aggiuntivi che l'Anas deve versargli per alcuni cantieri dell'autostrada Salerno - Reggio Calabria. L'operazione - come anticipato dall'agenzia Radiocor - frutterà all'imprenditore abruzzese, 42 milioni di euro. E cade in una fase cruciale dell'asta su Alitalia, a cui Toto (con la controllata Air One) partecipa in cordata con Banca Intesa.

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Giangiacomo

L'imprenditore e il Professore

in questa balena Telecom ne succedono veramente delle belle.
purtroppo, i dirigenti, una volta amici, legati dal vincolo dell'obiettivo e della mission societaria, ora si pugnalano alle spalle, si fanno la pelle, pur di stare a galla e di farsi vedere dai nuovi amministratori delegati e presidente.
più in alto invece...

Da una parte c'è l'Imprenditore, cioà Marco Tronchetti Provera.
Dall'altra, il Professore, cioà Guido Rosso.
Si frequantano da tempo e proprio Tronchetti Provera, quando ha scelto di fare un passo indietro lasciando la presidenza di Telecom ha passato il testimone a Rossi.
Ma, ormai da qualche tempo, hanno maturato opinioni decisamente opposte sul futuro della società.
Tronchetti Provera punta a ridurre i danni dell'investimento in Telecom vendendo una partecipazione significativa della controllante Olimpia agli spagnoli di Telefonica. Così ha possiblità di incassare liquidità adeguata da trasferire nella casse della sua Pirelli. E Telefonica, il colosso spagnolo delle telecomuniczioni, è pronta a pagare la partecipazione in Olimpia ragiungendo, e forse perfino supeando, quota 3 euro per titolo Telecom, che per Tronchetti rappresenta una sorta di Linea Maginot, da difendere ad oltranza anche se molto superiore alla quotazione attuale dell'azione in piazza Affati (attualmente oscilla intorno a 2,2, euro).
Ma Telefonica non è un ente di beneficenza. E in cabio chiede di contare a valle, cioè nella definizione delle strategie di Telecom. Proprio questo è il passagio che non convince Rossi, che immagina per Telecom un un futuro da public company, in linea con la sua storia personale. Finora la scelta di entrambi è di misurarsi lontano dalle luci della ribalta. Ma arrivano segnali chiari che, in vista del consiglio di amministrazione sui conti del gruppo di giovedì 8 marzo, il confronto è destinato a diventare sempre più serrato.

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Giangiacomo

Giulio Andreotti e gli omosessuali

"... il fatto è che io sono all'antica.
Le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna.
Invece, qui vanno di moda altre cose.
E dire che noi abbiamo sudato lacrime e sangue per fare la riforma agraria e per dare la terra ai contadini.

Invece, oggi vogliono dare il contadino al contadino.
Già, il mondo adesso è pieno di omosessuali, ma io continuo a preferire la tradizione, un uomo e una donna.
E soltanto oggi, alla mia età, capisco perché mia madre da ragazzino non voleva mandarmi al cinema da solo.
Temeva facessi brutti incontri, perfino in quel cinemetto dove andavo, in via dei Prefetti, dove oltre al film ti davano anche la merenda.
Ma crediamo davvero che i nostri giovani attendano col fiato sospeso il matrimonio omosessuale? ..."
Giulio Andreotti 1 marzo 2007


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Giangiacomo

domenica 4 marzo 2007

Patto dei giovani con Silvio Berlusconi

Ieri ero a Roma, ad Ostia esattamente, per un incontro con Berlusconi...
www.clikkasulfuturo.it

5.000 giovani da tutta Italia hanno chiesto a Berlusconi di sottoscrivere un patto:


“Liberi di scegliere”

Noi giovani chiediamo a Silvio Berlusconi di sottoscrivere un Patto per assicurare alle nuove generazioni l’opportunità di essere:

LIBERI E ORGOGLIOSI DELLE PROPRIE RADICI
- Crediamo nella centralità della persona, nell’inviolabilità dei suoi diritti, nel primato della libertà e nel principio della meritocrazia;
- Siamo convinti che il rispetto della nostra identità, che affonda le sue radici nella tradizione giudaico-cristiana, sia il punto di partenza su cui costruire una società integrata e solidale;

- Vogliamo contribuire alla diffusione dei principi democratici e costruire un percorso di pace cogliendo le straordinarie opportunità della globalizzazione.

LIBERI DI SCEGLIERE COSA IMPARARE
- Difendiamo la centralità della persona nel processo educativo e di transizione alla vita attiva;
- Perseguiamo una vera libertà formativa e culturale e chiediamo di aprire i concorsi e l’accesso agli ordini professionali a chi dispone di un adeguato curriculum;
- Promuoviamo la piena attuazione del principio della sussidiarietà e auspichiamo un maggiore dialogo con il mondo del lavoro attraverso l’applicazione della legge Biagi;
- Vogliamo che le Scuole e le Università siano davvero libere e autonome e chiediamo con forza che, in queste sedi, sia premiato il merito e valorizzato il talento.

LIBERI DI SCEGLIERE COME LAVORARE
- Riteniamo fondamentale il completamento della legge Biagi e l’introduzione del diritto alla formazione permanente;

- Sosteniamo la necessità di politiche atte a promuovere sia il lavoro, prevedendo una maggiore flessibilità, sia la cultura del rischio, attraverso periodi di franchigia fiscale per i giovani imprenditori;
- Chiediamo un sindacalismo più libero e moderno insieme all’abbattimento di quelle barriere improprie per l’accesso ai mestieri e alle professioni.

LIBERI DI SCEGLIERE IL PROPRIO FUTURO PREVIDENZIALE
- Per garantire la sostenibilità finanziaria e aumentare il grado di equità del sistema pensionistico, proponiamo un “conto corrente previdenziale” nel quale fare affluire i diversi versamenti effettuati e ricostruire compiutamente la piena corrispondenza tra lavoro e previdenza;
- Auspichiamo che l’età media di pensionamento venga incrementata di 5 anni entro il 2010, così come indicato dall’Unione Europea;
- Chiediamo che vengano previsti gli adeguati strumenti per la previdenza integrativa, in modo da garantire alle generazioni future un adeguato livello di sicurezza sociale.

LIBERI NELL’AMBIENTE, TEATRO DELLA VITA
- Vogliamo farci carico del mondo in cui vivranno i nostri figli assumendoci la responsabilità della gestione del nostro ambiente, con la tutela del paesaggio e l’integrità del territorio;
- Vogliamo essere promotori di politiche coraggiose per il risparmio energetico e per il miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua;
- Vogliamo che vengano promossi importanti investimenti nella ricerca per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.


una piccola critica, ma costruttiva: perchè un patto da firmare oggi, Berlusconi, che non hai più una leadership e un ruolo così stabile e sicuro come in passato e... nei 5 anni di Governo di centrodestra le politiche giovanili hanno svolto un ruolo di secondo piano e le nuove generazioni non sono state significativamente aiutate e promosse?
un po' tardi direi...

see u,
Giangiacomo

Manifesto per il coraggio di vivere

Segnalo un importante documento che merita appoggio.
E' il Manifesto per il coraggio di vivere e di far vivere, promosso da dieci personalità del mondo
accademico e scientifico, tra le quali Adriano Pessina, direttore del Centro di bioetica dell'Univ. Cattolica,
dall'oncologo Mario Melazzini, presid. dell'Ass. sulla sclerosi laterale amiotrofica, dai presidenti di Scienza e Vita
Maria Luisa di Pietro e Bruno Dallapiccola.
L'iniziativa è partita il 18 gennaio; al manifesto hanno già aderito più di 6000 persone - incluso il sottoscritto.
Si può trovare presso
www.scienzaevita.org o www.unicatt.it/centriricerca/bioetica_mi/manifesto/
Chi lo desidera, può sottoscriverlo online, e farlo conoscere ad altri.

see u,
Giangiacomo

venerdì 2 marzo 2007

Il Ministro Ferrero indatato per la BR Ronconi

La Procura di Roma ha avvisato il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero di aver avviato delle indagini preliminari nei suoi confronti per la nomina dell'ex brigatista Susanna Ronconi a membro della consulta nazionale delle tossicodipendenze. E' quanto si apprende da fonti del ministero. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il reato ipotizzato dalla Procura sarebbe quello di abuso d'ufficio. Ieri il ministro Ferrero aveva annullato la nomina di Susanna Ronconi nella Consulta degli esperti e degli operatori sociali sulle tossicodipendenze, consulta dalla quale la stessa Ronconi si era dimessa. L'annullamento della nomina era stato motivato perché l'incarico era "illegittimo" in quanto Susanna Ronconi è interdetta dai pubblici uffici e la Consulta, pur non dando luogo ad alcuna forma di remunerazione dei propri membri, partecipa all'iter formativo della decisione della pubblica amministrazione. Era stato lo stesso ministro Ferrero a rendere noto che sull'illegittimità della nomina era stata anche aperta un'inchiesta della Procura di Roma.

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Giangiacomo

giovedì 1 marzo 2007

Patto generazionale: lasciare il potere a 60 anni

Da Cuperlo a Meloni, da Floris a Profumo, il lungo elenco di coloro che hanno sottoscritto l'appello

Uscire di scena a sessant'anni, lasciando "da vincitori, senza che l'incedere del tempo, le dinamiche della societa' o la salute" ti costringano a farlo. Lasciare a altri il proprio posto direttivo, decidendolo ora, per dedicarsi alla formazione professionale dei giovani e favorendo un ricambio generazione, tanto auspicato, quanto puntualmente rimandato. E' l'obiettivo a cui punta l'appello promosso da Luca Josi, quarantenne, ex dirigente politico socialista e oggi manager in un grande gruppo editoriale scientifico che, dopo aver sentito per due decenni invocare la necessita' del 'ricambio', dello svecchiamento dell'establishmet pubblico e privato, ha deciso di rompere gli indugi e passare all'azione. Per un anno e mezzo ha lavorato intorno a un progetto: fare spazio ai giovani, eliminando la gerontocrazia nelle classi dirigenti. ''Mi pare un segnale formidabile per i gerontocrati ed ex sessantottini che tengono in ostaggio la vita politica italiana:un modo di far sapere, alle prossime generazioni, che almeno loro non saranno ne' un problema ne' un tappo sul loro futuro'', ha commentato oggi Filippo Facci in prima pagina sul 'Giornale' diretto da Maurizio Belpietro.
"Da una parte - scrive Josi nella premessa dell'appello- e' vero che una classe dirigente il potere se lo conquista, e che e' difficile che gli anziani lascino il posto spontaneamente ai cosiddetti giovani. Ma ho anche pensato che dietro questa fisiologica esigenza di ricambio, da parte mia o nostra, possa nascondersi un atteggiamento molto italiano per cui si chiedono cose che poi non domanderemo a noi stessi; chiedere ricambio generazionale, ossia, ma senza garantire che un domani, quando tocchera' a me, sapro' comportarmi di conseguenza".
Ora si cerca di passare dalle parole ai fatti. "Il 15 marzo faremo un'iniziativa pubblica a Roma -ha aggiunto Josi- per spiegare cosa vogliamo fare e come intendiamo attuarlo". Si parte da una certezza: "Non credo all'obbligo imposto da una legge. Mi piacerebbe che partisse un 'movimento generazionale', di gente convinta che, ad un certo punto, e' giusto lasciare il passo per dedicarsi ad altro. Parliamo di una scelta privata, di una convinzione intima e personale che non puo' essere forzata dalla legge dello Stato".
"L'appello -aggiunge Josi- non pretende di impegnare le generazioni che ci precedono e che oggi figurerebbero gia' fuori quota, perche' e' giusto o normale che la loro uscita di scena sia fisiologica. In molti casi si tratta di una gerontocrazia che ha contribuito all'esistenza di generazioni come le nostre, che talvolta hanno rimosso ogni avventura di responsabilizzazione e che sono cresciute nell'idea di essere ancora giovani a quarant'anni. E noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno, ma un segno possiamo darlo subito. E potrebbe essere un segno importante".
"Sentirsi insostituibili -prosegue Josi- e' una debolezza umana. Noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno, ma abbiamo la possibilita' di pensare, sin da oggi, a uno strumento che ci impedisca di interpretare a nostra volta un ruolo civilmente malsano. Sappiamo che un'indubbia gerontocrazia ha dato vita a generazioni che hanno rimosso e allontanato ogni avventura di responsabilizzazione, e che sono cresciute nell'idea di essere ancora giovani, ancora protette e inadeguate, magari all'eta' di quarant'anni".
"Chi di noi -domanda Josi- quindi, coerentemente a quando chiede ricambio e competitivita', e' disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta l'eta' dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (cariche primarie della politica e dell'economia) continuando ad offrire il suo impegno nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla societa' di avvantaggiarsi e non disperdere la sua esperienza?".
Al 'patto' promosso da Luca Josi hanno gia' aderito: Federico Berruti (Sindaco di Savona, DS), Sandro Bicocchi (Compagnia delle Opere), Riccardo Bocca (L'Espresso), Italo Bocchino (Alleanza Nazionale), Francesco Bonami (gia' direttore Biennale di Venezia, museo arte contemporanea Chicago, Vanity Fair), Laura Castelletti (Presidente Consiglio Comunale Brescia), Fabio Corsico (Gruppo Caltagirone), Angelo Crespi (Il Domenicale), Edoardo Caovilla (Caovilla) Daniele Capezzone (Radicali), Gianni Cuperlo (DS, gia' segretario giovani comunisti), Giuliano Da Empoli (Marsilio e Zero), Federico De Rosa (Corriere della Sera) Filippo Facci (Mediaset, Il Giornale).
E poi Giovanni Floris (RAI), Marco Follini (Italia di Mezzo), Giorgio Gori (Magnolia), Simone Guerrini (Finmeccanica, gia' segretario Giovani Democristiani), Rula Jebreal (RAI, La7), Maria Latella (Anna), Gad Lerner (La7), Matteo Marzotto (Marzotto), Giorgia Meloni (Azione Giovani), Paolo Messa (Formiche), Chiara Moroni (Forza Italia), Alessandro Profumo (UniCredit), Riccardo Pugnalin (British American Tobacco), Sabina Ratti (Fondazione Mattei), Patrizia Ravaioli (Lega Italiana Lotta Tumori), Giuseppe Recchi (General Electric), Matteo Renzi (Presidente Provincia Firenze), Antonio Romano (Area), Ivan Scalfarotto (Citigroup), Luisa Todini (Todini), Silvia Vaccarezza (RAI), Francesco Valli (British American Tobacco), Alberto Versace (Ministero del Tesoro).
adnkronosUn Patto generazionale La notizia potrebbe sembrare che personaggi come Alessandro Profumo, Matteo Marzotto, Giovanni Floris, Marco Follini, Italo Bocchino, Gianni Cuperlo e Giorgio Gori hanno deciso che entro i 60 anni si dimetteranno da eventuali cariche istituzionali. Ma è qualcosa di meglio: un gruppo trasversale di persone di varia estrazione politica e professionale, su idea dell'imprenditore ex-politico Luca Josi, ha deciso di siglare un Patto generazionale nel quale sottoscrivere l'impegno a lasciare o non accettare ruoli di leadership istituzionale una volta raggiunti i 60 anni. Non si tratta di andare all'ospizio, ma di continuare a offrire il proprio apporto in qualità magari di vice, consulente, numero due, qualsiasi posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi di un'esperienza senza disperderla.
Si parla ovviamente di politica o economia pubblica, e mi pare un segnale formidabile per i gerontocrati ed ex sessantottini che tengono in ostaggio la vita politica italiana: un modo di far sapere, alle prossime generazioni, che almeno loro non saranno né un problema né un tappo sul loro futuro. Ci hanno messo la firma in tanti, e trasversalmente: non avrei mai pensato di ritrovarmi in un Patto assieme a Gad Lerner, per dire. Ma chissà, forse anche così, un giorno, avremo un governo guidato da un quarantenne con vent'anni di responsabilità davanti a sé. Come Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti. giornale.itL'APPELLO DI LUCA JOSIMi chiamo Luca Josi.
Ho quarant'anni, ho due figlie da due matrimoni, ho due vite professionali ormai distanti tra loro ma sono ormai ventun anni che ricevo inviti per partecipare a convegni sul ricambio generazionale. Forse è per questo che quando parlo con uno straniero, e mi scappa imperdonabilmente un "noi giovani", rischio di passare per dislessico.
Da una parte è vero che una classe dirigente il potere se lo conquista, è che è difficile che gli anziani lascino il posto spontaneamente ai cosiddetti giovani. Ma ho anche pensato che dietro questa fisiologica esigenza di ricambio, da parte mia o nostra, possa nascondersi un atteggiamento molto italiano per cui si chiedono cose che poi non domanderemo a noi stessi; chiedere ricambio generazionale, ossia, ma senza garantire che un domani, quando toccherà a me, saprò comportarmi di conseguenza.
Perciò ho scritto l'appello che vi chiedo di leggere, e che è appunto sconta il linguaggio giocoforza ampolloso e un po' aulico di tutti gli appelli. Molti l'hanno già firmato così com'è, dunque lo lascio intatto nella sua sostanza. Il tema non è ideologico ma appunto generazionale, e sto provando a coinvolgere persone dalle esperienze e dagli orientamenti più diversi. E' un modo di far sapere, alle generazioni successive, che il problema del loro futuro, la coperta o il tappo, non saremo noi.
L'appello non ha la velleità di voler pregiudicare a un'intera generazione tutti gli scranni dell'universo mondo, ma impegna circa una manciata di incarichi istituzionali perlopiù pubblici. Riguarda, in pratica, la decina o quindicina di incarichi posti ai vertici della politica di un Paese. Difatti il privato, il mondo dell'impresa soprattutto multinazionale, non ha bisogno di appelli come questo: si è già regolato di conseguenza e già sa quanto il ricambio generazionale sia semplicemente una necessità e un investimento. L'appello, pure, non pretende di impegnare le generazioni che ci precedono, e che oggi figurerebbero già fuori quota, perchè è giusto o normale che la loro uscita di scena sia fisiologica. In molti casi si tratta di una gerontocrazia che ha contribuito all'esistenza di generazioni appunto come le nostre, che talvolta hanno rimosso ogni avventura di responsabilizzazione e che sono cresciute nell'idea di essere ancora giovani a quarant'anni. E noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno, ma un segno possiamo darlo subito. E potrebbe essere un segno importante.Ciò che desidero è ovviamente che tu possa sottoscrivere e firmare l'appello che qui segue, ma in qualsiasi caso mi piacerebbe avere la tua opinione.Grazie.
Un Patto
Una comunità è viva quando condivide un sentimento, una missione, quando si riconosce in una chiamata. Una comunità, assieme al piacere di ritrovarsi, può condividere una responsabilità che tuttavia la obbliga ad un impegno, ad un programma per chi verrà: non per decidere del destino altrui, ma per offrire il proprio.
Sentirsi insostituibili è una debolezza umana che col passare degli anni confonde molti uomini, e si tenta invariabilmente di allungare l'esistenza e di negarne le età. Noi non possiamo sapere se tra dieci o venti anni cadremo nello stesso inganno, ma abbiamo la possibilità di pensare, sin da oggi, a uno strumento che ci impedisca di interpretare a nostra volta un ruolo civilmente malsano.
Sappiamo che un'indubbia gerontocrazia ha dato vita a generazioni che hanno rimosso e allontanato ogni avventura di responsabilizzazione, e che sono cresciute nell'idea di essere ancora giovani, ancora protette e inadeguate, magari all'età di quaranta anni. E' in questo modo che una società, come figlia di genitori morbosamente protettivi, non si sviluppa e ritarda il suo confronto con la realtà al pari di un adulto privo di adolescenza.
Per questo, forse, può servire accendere nel nostro Paese un comportamento, un'attitudine e obbligare una generazione a svegliarsi. Darle un segno per spiegare che il problema del suo futuro, la coperta o il tappo, non saremo noi.
Per poter cambiare, dunque, serve il tuo e nostro esempio che trasformi in realtà una necessità. Se tu non sarai il primo a farlo, non potrai pretendere che altri lo facciano per te. Non potrai chiedere ad altri un impegno che per te non vale. Perciò serve un gesto, uno strappo, forse una rinuncia.
Chi di noi, quindi, coerentemente a quando chiede ricambio e competitività, è disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta l'età dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (cariche primarie della politica e dell'economia) continuando ad offrire il suo impegno nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi e non disperdere la sua esperienza?
Guerre e tragedie, ad altre generazioni, hanno rapito il domani. Noi abbiamo avuto molto, e, se anzichè chiedere saremo pronti a dare, ad autolimitare a soli altri vent'anni la finestra del nostro potenziale primato, tutto ciò richiamerà all'obbligo di crescere chi giovane lo è ancora davvero.
Una comunità che diventa leader anticipa il cambiamento, anticipa un futuro passo indietro per obbligare altri a farne in avanti. Così vivono le nazioni che emergono, che esplorano: dove l'errore è lecito perchè si cresce provando, mettendo alla prova nuovi talenti.
Forse così, senza stupore, un giorno avremo un governo guidato da un quarantenne come Stati Uniti, Gran Bretagna o Spagna. Un quarantenne con vent'anni di responsabilità avanti a sè.
ADERISCI AL PATTO GENERAZIONALE

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Giangiacomo

Torino, Chiamparino e l'Assessorato alle Politiche Giovanili

E' stato un sogno!
Dopo anni e anni, dopo la prima volta di Giampiero Leo negli anni '90, abbiamo ammirato e lodato Chiamparino (io stesso ad una trasmissione televisiva su una radio locale) per aver ripristinato un Assessorato del Comune di Torino totalmente dedicato alle politiche giovanili!

E' durato poco!!

Nella Giunta del Comune di Torino, lo scorso 27 Febbraio, è stato deciso dallo stesso Sindaco di Torino che le politiche giovanili fossero una delega da delegittimare, l'ultima delle cose a cui pensare e... anzi... inserendolo all'interno dei compiti dell'Assessorato al decentramento Marta Levi.
ottima mossa per abbassare l'importanza di politiche così decisive e che riguardano diverse discipline (edilizia, lavoro su tutte) e per pensare di destinare, un giorno, secondo Chiamparino molto vicino, le politiche giovanili alle circoscrizioni!

un assessorato così importante, creato e ucciso in soli 200 giorni... solo per sminuire i giovani e per far notare che, come al solito, sono sempre usati a fini elettorali!

poveri noi!

see u,
Giangiacomo