sabato prossimo saremo tutti a Roma, per il Family Day!
Appuntamento alle 15.00 in Piazza San Giovanni in Laterano, e dobbiamo riempirla!
In questi giorni hanno tenuto banco le polemiche, tante e forti, contro la Chiesa: ha esagerato l'Osservatore Romano a parlare di terrorismo per le parole di Andrea Rivera al concertone del primo maggio? Vi propongo la risposta data, incredibile ma vero, da Alberto Melloni sull'Unità: si, proprio lui, l'intellettuale che ha anche firmato l'appello ai vescovi perchè non facessero la nota sui DICO, il dossettiano per eccellenza. Bene, nel suo pezzo scrive che la reazione dell'Osservatore è stata spropositata, ma volutamente, perchè "è una reazione alla generale sottovalutazione per quel messaggio siglato dalla stella a cinque punte e firmato Br, inviato al cittadino Bagnasco. Su questo non si scherza. Non si può scherzare", e più avanti "E' come se uno avesse attaccato la DC nei giorni del rapimento Moro".
Carlo Panella, laicissimo collaboratore de Il Foglio, esperto di Islam. Panella nel suo sito titola "Family Day: s'avanza uno strano soldato" e spiega che "In Italia monta una fiera ribellione di spiriti liberi -e non solo di noi del Foglio- contro una prepotenza laicista che arriva sino a proporre pasticcetti, pseudo famiglie, senza peraltro mai avere il coraggio di discorsi alti, sempre chiagnendo la miseria e la sfortuna di pseudo emarginati. Comunque vada, il segnale del Family day è nuovo e forte, e l'imbarazzo che tanti avvertono nell'Ulivo, rischia di trasformarsi in un segnale di pericolo ben più drammatico" e conclude dicendo che il Papa è uno degli intellettuali più straordinari della contemporaneità.
www.carlopanella.it/web/dett-edi.asp?ID=251
see u,
Giangiacomo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
In un momento in cui si fa di tutto per far tacere la Chiesa, il family day puo' essere una testimonianza di solidarieta' a Bagnasco. E questo vale per chi e' d'accordo e per chi non lo e' con la Chiesa, visto che certi attacchi ricordano tanto quelli che precedettero gli anni di piombo.
FAMILY DAY - SILIQUINI (AN):
“NO AI DI.CO. SI A POLITICHE DI SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA”
TORINO – “Confermo la mia presenza alla manifestazione del Family Day di sabato 12 maggio a Roma, perché sarà l’occasione per dire “no” ad un modello di famiglia di serie “B”, ma soprattutto perché è giunto il momento di dimostrare concretamente il sostegno alla famiglia italiana: servono meno parole e più fatti” ha dichiarato l’On.le Maria Grazia Siliquini, dirigente di AN, partecipando alla conferenza stampa della federazione di Alleanza Nazionale di Torino, in occasione della presentazione del Family Day torinese.
“Non da oggi, ma da sempre –ha continuato l’On.le Siliquini- siamo in prima linea per la difesa e l’affermazione dei diritti delle famiglie italiane: il passato governo di centrodestra ha varato leggi a sostegno della famiglia, quali la legge sulla creazione di nuovi asili nido, del tutto disapplicata per l’inerzia dell’attuale esecutivo”.
“A dimostrazione che il centrodestra risponde con i fatti ai problemi delle famiglie –ha continuato Siliquini- domani 8 maggio insieme al direttivo delle donne di Alleanza Nazionale presenteremo un disegno di legge che offre proposte concrete a sostegno della famiglia: soluzioni ai problemi della maternità, aiuti per la formazione delle nuove famiglie e al problema della casa, proposte per l’importantissimo problema della conciliazione tra lavoro e figli”.
“Contributi reali e concreti –ha concluso Siliquini- per le famiglie, che ritengo che siano non solo il pilastro della società in termini di valore etico-sociale, ma rappresentano anche il cardine dell’economia nel nostro paese. Per questo dico NO ai DI.CO e SI a tutte le forme di sostegno per la famiglia italiana”.
VATICANO - LE PAROLE DELLA DOTTRINA a cura di don Nicola Bux e don Salvatore Vitiello - Verso il Family day, alias Dies Familiae
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Tra poco più di quarantott’ore è convocato a Roma il Family day: espressione del laicato cattolico, sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana, e di non poche associazioni non confessionali che tuttavia si riconoscono nello statuto identitario della convocazione. Ma come si è giunti a tanto? Come si è arrivati a dover manifestare per difendere e promuovere l’identità di quella che, prima di ogni credo religioso e di ogni opzione politica, è la più naturale delle società: la famiglia?
Il percorso, anche se la sua manifestazione appare veloce e repentina, ha radici profonde. Esse risiedono in quella “dittatura del relativismo” di ratzingeriana memoria, che caratterizza la nostra epoca e, prevalentemente, l’Occidente. Il rapporto tra relativismo e messa in discussione della natura dell’istituto familiare è sia di ordine causativo che finale.
Infatti il relativismo non tollera che esistano verità oggettive universalmente condivisibili e, per conseguenza, tende ad annullare progressivamente tutte le differenze, comprese quelle irrinunciabili, come la differenza sessuale. Per questa ragione il relativismo è considerabile “causa” dell’inaccettabile proposta di “nuovi modelli familiari” paragonabili giuridicamente alla Famiglia e ad essa assimilabili.
Nel contempo tutti facciamo, ed abbiamo fatto, esperienza che la Famiglia è un fatto reale, è il luogo del realismo per eccellenza: l’ambito umano, affettivo, educativo e spirituale, in cui l’individuo impara necessariamente a confrontarsi con la realtà, con l’alterità, con la differenza, entrando così in quella dinamica di scelta tra bene e male, tra vero e falso, che caratterizzerà tutta la propria esistenza.
Prospettiva, quella del realismo, agli antipodi del relativismo e da questo aborrita: è impossibile per i relativisti affermare che una cosa sia bene o male, meno ancora che sia vera o falsa.
Attaccare la Famiglia, allora, non è appena un voler difendere presunti inesistenti diritti di riconoscimento in ambito di diritto pubblico, di questioni tranquillamente regolamentabili dal diritto privato. Dietro c’è molto di più.
L’attacco alla Famiglia, con la conseguente proposta di una “famiglia debole” (perché debolmente impegnata in foro pubblico), è aggressione all’ultimo, forse l’unico, luogo rimasto in cui imparare ad essere realisti. Il fine del relativismo culturale è quello che non vi siano più argini alla propria “dittatura”, e l’argine più grande, inespugnabile perché vero, è la Famiglia. In questo senso il rapporto tra relativismo ed attacco alla Famiglia è anche di ordine finale.
Ma l’impostazione culturale relativista, oltre che contraddittoria in se stessa, mostra tutta la propria “invivibilità” ed “asfissia” esistenziale: non è possibile vivere non distinguendo mai tra bene e male, tra vero e falso. Il cuore dell’uomo, fatto per il bene, il vero, il giusto, il bello, saprà reagire a questa nuova dittatura, riscoprendo spazi di libertà e certezza. Noi siamo per la realtà, per la Famiglia, per il Family Day che preferiremmo chiamare Dies Familiae
Posta un commento