venerdì 27 aprile 2007

Le Pen, facitore di Re

Dalla penna di Barbara Spinelli, un editoriale de La Stampa del 15 Aprile 2007, in cui si palesa il fatto che il quotidiano torinese ormai è schieratissimo a sinistra.
Tra massoni e comunisti che lo timonano, non c'è più spazio, non c'è più libertà e imparzialità.
Boicottiamo e non compriamo più un giornale che ogni giorno interpreta e fa interpretare la realtà in modo traviante!!!

"Fra una settimana esatta, il 22 aprile, si conosceranno i nomi dei due politici francesi ce si contenderanno il trono dell'Eliseo nel finale duello del 6 maggio.
Di trono infatti si tratta, perchè il Capo di Stato in Francia è socrano dotato di aura sacrale e incarna la nazione, quasi si trattasse di riparare il regicidio del 1793 e direstaurare il moncarca divino. La parola incarnazione torna spesso in queste elezioni.
E' segno che la politica ha di nuovo bisogno di simboli religiosi, tanto appare impotente.
E' segno che molti di aspettano una personalità non del tutto mondana, profana. Sono in voga i santi, e in primis Giovanna d'Arco.
Segolene Royal si presenta come figura d'incarnazione e pronuncia frasi sibilinne come : Mi iscrivo in un superamento, senza specificare quel che supera. Quando parla di depassement, sembra adombrare una trascendenza più che un oltre passare.
Questa bisogno di sacro e d'incarnazione è diffuso, e illustra bene lo stato d'animo fideistico, nebbiosamente desolato, dei principali candidati
E' come se la Francia politica si fosse installata in una condizionevissuta come fatale: la disfatta, la decadenza.
E' come se si trattasse di costruire a partire da un disastro avvenuto
Il senso del declino irriga da anni i discorsi elettorali, le analisi economiche.
La Francia malata che fatica a guarire è metafora ricorrente e ogni cosa è vista in un'ottica medica, è interpretata come infermità di organismi sconnessi che si disfano, di corpi che non resistono al nuovo, di morbi che preparano putreazioni.
La medicalizzazione del linguaggio politico è un luogo comune anche in Europa, e in Francia non è nuovo.

Conobbe la gloria tra fine '800 e '900, quando Eduard Drumont usò le analisi del dottor Charcot per descrivere la putrefazione-decadenza della nazione. Produsse antisemitismo feroce e divenne appannaggio delle destre estreme. Anche oggi l'ossessione del disfacimento e della rovina domina la politica, ed è monopolizzata dalle destre anche se tutti ne sono afflitti. Solo che la disfatta non è militare, e neppure è economica nonostante i toni sinistri con cui viene descritto lo stato dei conti francesi. È una disfatta culturale, dovuta a due elementi: l'installarsi ormai inestirpabile dell'estrema destra, e la fine della Francia motore d'Europa. I fenomeni sono tra loro collegati: la Francia non sarebbe così irrilevante nell'Unione, se il discorso nazional-protezionista non fosse tanto possente. E quest'ultimo non sarebbe possente se Parigi avesse lavorato più concretamente per costruire e ricostruire l'Europa. Sono decenni che l'estrema destra è rappresentata da Jean-Marie Le Pen, e il protagonista della campagna elettorale è ancora una volta lui. Magari alla fine si faranno strada Sarkozy a destra e Ségolène a sinistra: ma ambedue si presentano come sintomi e specchi, più che come risposte. Chi ha idee e iniziativa è Le Pen ed è il centrista Bayrou, che non s'accontenta d'esser specchio e propone inediti equilibri parlamentari. Con pertinenza, Stephen Philip Kramer sostiene, nel numero di Foreign Affairs del luglio-agosto 2006, che Le Pen è il vero kingmaker, il personaggio che decide chi sarà re. I suoi temi sono divenuti temi di tutti (sicurezza, immigrazione, identità) e sua è l'idea che l'establishment sia colpevole della decadenza nazionale. L'anti-establishment, scrive Kramer, appartenne per decenni ai comunisti ma ha traslocato ora verso l'estrema destra. In Europa è già accaduto: con Haider in Austria, Berlusconi e Lega in Italia, i fratelli Kaczynski in Polonia. Ma la Francia estende l'esperimento: l'intero arco delle forze politiche è stregato da Le Pen e dalle sue menzogne sull'Europa divoratrice di sovranità e identità. Nessuno ha sfatato queste illusioni dicendo il vero sulla sovranità comunque perduta, tranne Bayrou. Nessuno ricorda che, dopo il '45, Parigi ebbe la saggezza di risolvere i propri problemi risolvendo quelli d'Europa. Sarkozy come Ségolène alimentano l'illusione, riprendendo uno dopo l'altro i pensieri di Le Pen come se si trattasse di far loro cambiar casa più che di confutarli. Questa propensione a parlar di malattie organiche anziché di difficoltà politiche ha radici antiche, come antico è l'assillo del declino: Drumont descriveva una Francia contaminata dagli ebrei e la paragonava alla Polonia, corrotta nella purezza cristiana fino a esser fagocitata da potenze aliene. Oggi come allora, tuttavia, è una ben strana disfatta quella che viene agitata come spauracchio. Non tutto è andato male in questi decenni, a cominciare dal governo socialista di Jospin (aumento dell'occupazione, privatizzazione dell'economia) e il suo naufragio alle presidenziali del 2002 è senza gran rapporto con la realtà: Jospin fu sorpassato al primo turno da Le Pen perché la sete d'illusioni era soverchiante, non perché Jospin fosse rovinoso. La disfatta francese è in gran parte immaginaria, il declino viene esagerato. Una cosa certo s'è disfatta: l'idea che ci si faceva di una sovranità inalterata. Ma proprio quest'illusione resta in piedi, e la parabola Jospin non ha insegnato nulla. Le Pen preserva il miraggio e questa resta la sua forza di kingmaker. Di rovine identitarie la Francia ne ha conosciute molte in passato e di strana instabilità mentale parla lo storico Marc Bloch, in un libro scritto quando il paese fu vinto da Hitler nel '40 (La strana disfatta è tradotto da Einaudi). È un libro che andrebbe riletto, non solo in Francia: per lo sforzo di capire quel che accadeva non tanto sul fronte quanto nelle retrovie, non tanto nella condotta militare quanto nelle menti di un'élite. Anche il metodo suggerito da Bloch - il «conosci te stesso» socratico - andrebbe riesumato. Nel capitolo più luminoso («Esame di coscienza di un francese») Bloch esplora le cause vere della sconfitta: l'ignoranza pigra delle classi dirigenti (borghesia illuminata, partiti a destra e sinistra, sindacati, industriali, stampa); la loro riluttanza a informare il popolo e dirgli il vero; l'«impreparazione al sorprendente»; l'intelligenza fine a se stessa, senza relazione con la pratica. E poi, nei sindacati, «l'incapacità di vedere più lontano, più alto, più ampio», senza impantanarsi nell'interesse breve e particolare. E l'accidia cieca, nei borghesi: «D'un tratto la borghesia smise d'esser felice», «istupidita» dall'odio del Fronte Popolare. E la convinzione che la Francia fosse pourrie, marcia, nei capi d'industria, negli amministratori, negli ufficiali dell'esercito: «Ricevevano gli ordini da un sistema politico che pareva loro corrotto fino all'osso; difendevano un paese giudicato in anticipo incapace di resistere». È significativo che il gollista Sarkozy, a tanti anni di distanza, respinga proprio quel metodo di Bloch. In un'intervista al filosofo Onfray, sulla rivista Philosophie Magazine (nr 8 - marzo), non insiste solo nel medicalizzare la politica, facendo prevalere l'innato sull'acquisito alla maniera di Drumont e dicendo che «si nasce pedofili» o con tendenze suicide. Aggiunge qualcosa di non meno significativo. Dice di esecrare proprio la massima che più aiuterebbe, oggi, i francesi: «Nella conversazione - scrive Onfray - Sarkozy mi confida che non ha mai ascoltato qualcosa di così assurdo come la frase di Socrate: “Conosci te stesso”. Resto di ghiaccio. Quest'uomo ritiene dunque vana la conoscenza di sé». Sarkozy è il più vicino al Fronte Nazionale, com'è ovvio: Le Pen nasce a destra, e assorbirlo spetta a quest'ultima. Sarkozy sogna di incorporarlo per soffocarlo, come fece Mitterrand con il Pc. Ma Le Pen ha il vento in poppa, mentre i comunisti non l'avevano; Le Pen è kingmaker, i comunisti non lo erano. Manca infine a Sarkozy la calma di Mitterrand. Costantemente eccitato, si è insediato stabilmente nel declino perché tutto quel che va male lo avvantaggia: fu così dopo il referendum europeo, e dopo le violenze in banlieue nel 2005. Sarkozy vive di quelle che vengon chiamate malattie, dunque le accentua: il pericolo di una sua vittoria è qui. Forse sarebbe in grado più di altri di riformare e aprire a forze nuove, ma il suo bisogno di conflitto, di odio e di paura è molto grande e liberarsene non sarà facile. A forza di crescere sulla paura o sul disgusto dell'establishment, sia Sarkozy sia Ségolène corrono il pericolo di precipitare nell'ottusità. Michel Rocard lo ha fatto capire venerdì: c'è un solo modo per battere Sarkozy ed è quello di uscire dalle chiusure mentali dei due blocchi, di creare un'alleanza che sorprenda, tra Ségolène e Bayrou. Fin da ora, prima del 22 aprile, perché la desistenza funzioni bene il 6 maggio. Qualcosa occorre fare, per fronteggiare il paradosso secondo cui l'unico a poter battere Sarkozy (Bayrou) è il politico che rischia d'essere assente fra primo e secondo turno. Sdegnati, i socialisti hanno respinto l'invito lanciato da Rocard e accolto con slancio da Bayrou. Così tenace è l'attaccamento alle illusioni, a sinistra e a destra. Così ben distribuita è la stupidità anziché il buon senso. Così forte il potere immobilizzatore di Le Pen, facitore di re".


see u,
Giangiacomo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

hai ragione!
ancora oggi, viene pubblicato un articolo su Sarkozy dove lo si descrive come un mostro, un nuovo Hitler, legato al potere

bugiardi!!
chissà quanti leggeranno tale articolo e, non avendo basi su cui riflettere e comparare, assumeranno i concetti e le posizioni e i giudizi come loro!

Marco

Anonimo ha detto...

da cretino idiota e beota, ho comprato la stampa anche oggi:
8 pagine per il processo alla Franzoni!!!!!
assoluzione di berlusconi che ovviamente per loro (giornalisti la stampa) è ritenuta inconcepibile e vorrebbero loro gridare toghe azzurre
articolo contro Sarkozy dove è ritenuto un dittatore della tv (come Berlusconi). un intero articolo sulla Royal che sembra apparentata con il candidato centrista che le girerà tutti i voti. solo nell'ultima riga del poema comunista viene confermato che metà dell'elettorato di Bayrou voterà per il candidato di destra ;)

see u