Vogliamo giustizia. Quante volte ci è capitato di sentire pronunciare questa frase. È il grido di coloro che, davanti ad un torto subito, chiedono di veder riconosciute le loro ragioni. In molti casi si tratta di persone comuni vittime di un sistema che non è riuscito a tutelarle come dovrebbe. L'articolo 101 della nostra Costituzione è inequivocabile: «La giustizia è amministrata in nome del popolo». Non si tratta quindi di un attività solipsistica. Sempre, nell'esercizio delle loro funzioni, i giudici hanno una limitazione, un vincolo irrinunciabile: il bene comune. Come è possibile coniugare giustizia e bene comune? È come se le lancette dell'orologio fossero tornate indietro di 10 anni. Nella discussione che si sta sviluppando in queste ore, a finire sul bando degli imputati non sono le norme predisposte dal governo, ma il fatto che quest tocchino un processo che vede coinvolto il Presidente del Consiglio.
E' come se si dicesse: siamo d'accordo sul principio, ma siccome c'è di mezzo Berlusconi quello che si sta facendo è sicuramente sbagliato. Pochi ad esempio ricordano la circolare con cui, due anni fa, il procuratore di Torino Marcello Maddalena, davanti all'impossibilità di celebrare tutti i processi, invitava a dare precedenza ai procedimenti più urgenti mettendo in coda quelli su cui era intervenuto l'indulto.
Stessa ratio guida il cosiddetto "lodo-Schifani". Il punto non è l'impunità del Presidente del Consiglio, ma un assetto dei poteri più giusto che superi il conflitto permanente che ci ha accompagnato in questi anni. Troppo spesso, infatti, il potere giudiziario è stato utilizzato come arma di lotta politica. Stabilire l'immunità, durante l'esercizio delle proprie funzioni, di alcune alte cariche dello Stato, significa anzitutto garantire governabilità e stabilità al Paese. Tutti ricordiamo cosa accadde nel 1994. I cittadini vogliono una politica capace di decidere, che non subisca ricatti di sorta. Ce lo hanno chiesto chiaramente alle ultime elezioni bocciando un centrosinistra che ne due anni precedenti si era dimostrato inconcludente e premiando nettamente una coalizione coesa. Credo che l'errore più grande oggi sia quello di tornare sulle barricate. Dobbiamo andare avanti nel confronto tra maggioranza e opposizione consapevoli che quella della giustizia è una delle grandi emergenze del nostro Paese.
see u,
Giangiacomo
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1 commento:
articolo che condivido al 100% di Maurizio Lupi, Libero, 29 Giugno 2008, pagina 2
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