sabato 26 aprile 2008

God bless America (dal concepimento alla morte naturale)

17 aprile 2008
Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi statunitensi
God bless America (dal concepimento alla morte naturale)
La sottile influenza del secolarismo e lo scopo ultimo dell'esistenza
Aborto e sacralità della vita al centro delle parole del Papa a Washington. Dopo i festeggiamenti per il suo ottantunesimo compleanno e l'incontro con il presidente George Bush alla Casa Bianca, Benedetto XVI ha parlato ai vescovi statunitensi. Salutando l'America come paese che ha sempre mostrato "prontezza a venire in aiuto dei fratelli e sorelle che erano nel bisogno", ha sottolineato come gli Stati Uniti siano "una terra di grande fede". L'America, ha rimarcato il Pontefice, "ha fiducia in Dio e non esita ad introdurre nei discorsi pubblici ragioni morali radicate nella fede biblica". Benedetto XVI ha quindi rilevato (anche rispondendo alle domande dei prelati dopo il suo discorso) come in America "la mentalità secolare non si è posta come intrinsecamente opposta alla religione". Certo è che, però, la "sottile influenza del secolarismo" incide nel modo in cui le persone permettono alla fede di influenzare i prori discorsi. "E' forse coerente – ha chiesto ai vescovi – professare la nostra fede in chiesa alla domenica e poi, lungo la settimana, promuovere pratiche di affari o procedure mediche contrarie a tale fede?". Ma soprattutto "E' forse coerente per cattolici praticanti ignorare o sfruttare i poveri e gli emarginati, promuovere comportamenti sessuali contrari all'insegnamento morale cattolico, o adottare posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale?". Benedetto XVI ha messo in guardia da un materialismo che induce a farsi "ammaliare dalle possibilità quasi illimitate che la scienza e la tecnica ci offrono; è facile compiere l'errore di pensare di poter ottenere con i nostri propri sforzi l'adempimento dei bisogni più profondi". Compito dei pastori, ha rimarcato, è "richiamare le persone allo scopo ultimo dell'esistenza". Un lavoro impegnativo per la chiesa americana tenuto conto che, come ha detto poco dopo parlando di "leggi in vigore o in discussione che suscitano preoccupazione dal punto di vista della moralità", per il Papa "qui c'è ancora molto da fare". Ecco perché il Pontefice si è poi soffermato sull'importanza dell'educazione, della famiglia, del matrimonio e della preghiera. Il discorso ha anche toccato il tema della pedofilia ("gestito in pessimo modo") con un doloroso giudizio negativo immediatamente illuminato dall'osservazione che "vi sono molti segni che, nel periodo successivo, una purificazione ha davvero avuto luogo".
Qui è possibile leggere l'intero discorso ai vescovi americani. Qui le successive risposte alle loro domande.
Ora il Papa in diretta dagli States. Segui Benedetto XVI a Washington.
di Piero Vietti

see u,
Giangiacomo

5 commenti:

Anonimo ha detto...

bravo questo vietti...
un giornalista in ascesa...

Anonimo ha detto...

ciao, solo per dirti che ho cambiato url: vandeaitaliana.blogspot.com.
ti prego di cambiarlo anche nella sezione link, grazie.

Anonimo ha detto...

Indignazione contro le linee guida all'applicazione della Legge 40
Rivolta contro il provvedimento pubblicato in extremis

di Antonio Gaspari - zenit.org - 30 aprile 2008

Con un provvedimento in extremis, a pochi giorni dalla nomina del nuovo Governo, il Ministro della Salute Livia Turco ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 30 aprile 2008 le nuove linee guida sull'applicazione della Legge 40 che regola la procreazione medicalmente assistita. I tempi, le modalità e i contenuti del provvedimento hanno sono stati duramente contestati da medici, bioeticisti, associazioni e istituti di Bioetica.

Il prof. Francesco D'Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb), ha dichiarato che le nuove linee guida sulla Legge 40 "sono gravemente lesive dello spirito della legge 40. E, probabilmente, anche della lettera della legge". Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica, ha spiegato che le linee guida all'applicazione della Legge 40 firmate dal Ministro della Salute "introducono alcune novità che di fatto stravolgono lo spirito e la lettera della stessa legge".

Secondo il presidente del Movimento per la Vita, Carlo Casini, "le linee guida non possono andare oltre la legge: di conseguenza non possono essere modificati gli articoli 3 e 4 della Legge 40 che proibiscono non solo la selezione eugenetica ma anche la distruzione degli embrioni". In una nota recapitata a ZENIT il presidente del MpV, che è anche giurista, precisa che "l'interpretazione della legge è compito dell'autorità giudiziaria e non di quella amministrativa". In ogni caso, ha commentato Casini, appare "singolare che l'emanazione di un documento di rilevante importanza politica venga fatta da un Ministro destinato a lasciare il suo incarico tra pochi giorni".

Il Forum delle associazioni familiari ha espresso viva preoccupazione per il fatto che le linee guida della Legge 40 siano state pubblicate quando il Governo ha sostanzialmente esaurito il suo mandato e dovrebbe limitarsi a gestire l'ordinaria amministrazione. In tale contesto, il Forum ha chiesto che il tema delle linee guida, e più in generale della corretta applicazione della legge nel rispetto della persona umana e del diritto alla vita fin dal concepimento, "venga adeguatamente approfondito dal nuovo esecutivo in dialogo con le significative espressioni della società civile che hanno contribuito in maniera decisiva all'imponente manifestazione di volontà popolare registrata in occasione del recente referendum".

Molto critica nei confronti del Ministro anche l'Associazione Scienza & Vita, che in un comunicato diffuso nel pomeriggio del 30 aprile ha scritto: "Dopo aver difeso la Legge 40 nelle piazze e disertando le urne, come ha fatto la maggioranza assoluta dei cittadini italiani, tutto potevamo aspettarci tranne che di doverci difendere da un Ministro della Repubblica. Un Ministro che in questa circostanza ha mostrato tutto il suo volto illiberale e arrogante". L'Associazione Scienza & Vita, nata dal Comitato che difese la Legge 40 nel referendum abrogativo del 2005, ritiene che il colpo di mano del Ministro Turco abbia voluto "porre il suo pessimo sigillo su un'azione di Governo fallimentare sulle questioni eticamente sensibili". "Ciò che è più grave - precisa Scienza & Vita - è che il Ministro con le nuove linee guida ha apertamente contraddetto l'esito referendario, ergendosi così contro la volontà popolare che aveva respinto i quesiti referendari perché sorretta da un principio di precauzione nei confronti dell'embrione".
Per Scienza & Vita, "ai cittadini italiani che amano la vita e la difendono, questo Ministro e questo Governo hanno voluto dare l'ultimo schiaffo, forzando l'interpretazione della legge e decretando il via libera alla diagnosi preimpianto che resta a tutti gli effetti illegale, in quanto portatrice di una pratica eugenetica". "A questo punto - conclude l'Associazione - la palla passa nelle mani del nuovo Governo, il quale dovrà, per rispetto della volontà popolare, ripristinare la legittimità del risultato referendario".

Perentorio il commento dell'Associazione dei Medici Cattolici Italiani di Milano, i quali si dicono "in totale disaccordo con l'atto firmato dal Ministro per motivazioni etiche scientificamente comprovate". Nello specifico, l'A.M.C.I. Milano manifesta una "forte contrarietà nella possibilità di effettuare diagnosi preimpianto la cui utilità è tutta da dimostrare e il cui rischio per la vitalità dell'embrione è pienamente evidenziato nella letteratura medica". "Le diagnosi preimpianto - al di là di quanto scritto nelle linee guida - rimangono per noi una porta aperta verso l'eugenetica", conclude l'A.M.C.I.

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Il colpo di mano di Livia Turco
Le sue linee guida autorizzano la diagnosi (eu)genetica preimpianto

© IL FOGLIO – 1 maggio 2008 – prima pagina

Roma. L’emanazione in zona Cesarini delle nuove linee guida della legge 40 ha, come scopo non secondario, quello di buttare un bel petardo tra i piedi della maggioranza. Ora investita della responsabilità di decidere se tenersi quel provvedimento così com’è, con tutte le sue ambiguità e con le porte spalancate alla diagnosi eugenetica preimpianto, oppure se cambiarla, con il rischio di riaprire vecchie crepe e turbare equilibri delicati.

Non è difficile immaginare che a questo abbia pensato la ministra Livia Turco, che quel testo lo aveva firmato l’11 aprile ma se l’è tenuto nel cassetto fino a ieri, per non turbare la propria, di maggioranza, in vista delle elezioni. Senza contare che l’emanazione di un atto che nessuno potrebbe definire “di ordinaria amministrazione” appare una scorrettezza istituzionale, come dice al Foglio il professor Francesco Saverio Marini, docente di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università di Tor Vergata: “Al governo dimissionario tocca solo il disbrigo degli affari correnti e degli atti indifferibili e urgenti, gravati da scadenze prescrittive. Non era certo il caso delle linee guida della legge 40, che a questo punto toccavano al nuovo governo. Senza contare che la sentenza del Tar del Lazio, che nel nuevo testo è richiamata per giustificare l’eliminazione della parte che consente exclusivamente indagini di tipo osservazionale dell’embrione, ha rimandato la questione alla Consulta, la quale deve ancora pronunciarsi”.

Doppia scorrettezza di metodo, quindi, per l’iniziativa della Turco. Ma il peggio lo troviamo nell’analisi del merito del suo provvedimento, che apre, con l’aria di non volerlo fare, un importante varco nel divieto di pratiche eugenetiche contenuto nelle precedente linee guida, in osservanza ai principi della legge 40. Se è infatti formalmente conservato il divieto di “diagnosi preimpianto a finalità eugenetica”, in realtà lo si aggira, come spiega Eugenia Roccella (Pdl): “D’ora in poi potranco essere usate sull’embrione tutte le tecniche diagnostiche, compresi i test genetici, in teoria solo a fini ‘conoscitivi’. Ma anche la ministra Turco sa che l’indagine osservazionale, l’unica consentita in precedenza, ha lo scopo di informare la coppia su anomalie gravi e irreversibili dell’embrione, che ne impedirebbero lo stesso sviluppo in utero; la diagnosi preimpianto, invece, è un test genetico che individua patologie che non impediscono necesariamente la crescita e l’impianto dell’embrione, ma hanno un tasso di probabilità più o meno alto di manifestarsi nel feto o sucesivamente nell’adulto. Con queste informazioni, la coppia che ricorre alla procreazione assistita potrebbe rifiutare l’impianto dell’embrione ‘difettoso’”.

Eugenetica significa selezione dei sani ed eliminazione dei malati, ed è quello che diventa possibile con la nuova versione delle linee guida. “Può forse esistere una diagnosi preimpianto che non abbia scopi eugenetici?”: la domanda dell’associazione Medicina e Persona ha una sola possibile risposta, nei fatti, ed è negativa.

L’altro varco è l’estensione a coppie non infertili della possibilità di usare tecniche di fecondazione assistita, come nel caso delle situazioni in cui il maschio sia affetto da malattie sessualmente trasmissibili, quali il virus Hiv e quelli delle epatiti B e C. A queste coppie, le nuove linee guida riconoscono, come spiega Livia Turco nella lettera di accompagnamento del suo provvedimento, uno “statu di infertilità di fatto”, dovuto alla necessità di precauzioni nel rapporto sessuale. Un criterio ambiguo e suscettibile di ogni possibile ampliamento: perché non riconoscere l’infertilità “di fatto” alle coppie portatrici di disfunzioni genetiche, anche loro “costrette” a precauzioni per timore di un figlio malato? E infatti ci ha già pensato Amica cicogna, che promette azioni legali in proposito, mentre la lobby della fecondazione senza limiti mostra apprezzamento per le nuove linee guida.

Definite, sull’altro versante, “un colpo di mano” dall’Associazione Scienza & Vita, che chiede al nuovo governo di azzerarle e di “ripristinare la legittimità del risultato referendario”.

Anonimo ha detto...

Ancora una volta l’indignazione non basta a commentare l’ultimo gesto di un ministro smesso, sconfitto e disautorato: Livia Turco stravolge la legge 40, ammettendo la diagnosi preimpianto. Con il solito metodo odioso di smentire con i fatti le parole di esordio delle linee guida: “la piena e corretta applicazione della legge 40” è ciò che afferma la seconda riga del documento! In barba alla volontà popolare, agli autorevoli pronunciamenti della scienza genetica, alla indiscussa professionalità del mondo medico.

Ci troviamo di fronte ad un gravissimo atto di abuso di potere, ad una legalizzazione del criterio eugenetico: a nulla vale una sterile quanto formale dichiarazione verbale a contrario. Che cosa è l’eugenetica se non dire che qualcuno può essere eliminato se non corrisponde a criteri qualitativi stabiliti?

Ieri erano eliminabili i negri, gli ebrei, i matti; oggi lo sono alcuni embrioni, se sembrano ammalati.
E fosse un’eugenetica consapevole e dichiarata, basata almeno su dati inoppugnabili: se pure è sempre grave e intollerabile dichiarare sopprimibile un essere umano (e la moratoria sulla pena di morte la dice lunga sulla definitiva ammissione planetaria del principio di rispetto per tutti), qui arriviamo all’assurdo di dichiarare da buttare un embrione di cui si sospetta vagamente che potrebbe avere qualche imperfezione, forse, chissà, meglio stare sul sicuro. Chiunque (non solo un ministro della Salute che dovrebbe per dovere istituzionale saperne a sufficienza), chiunque si interessi seriamente al problema sa che le diagnosi preimpianto sono molto ma molto probabilistiche e non certe. Non lo possono essere per ammissione dei genetisti, non dei fruttivendoli: i quali, dal canto loro, sanno invece con certezza se l’insalata che ci vendono è guasta o bella fresca!

Oggi è stata stampata una pagina vergognosa della Gazzetta Ufficiale, che non vale la carta su cui è scritta.
Bisognerà far sentire presto e forte al nuovo Parlamento che la gente non vuole tornare alle leggi razziali travestite da opinioni scientifiche, che la scienza seria è consapevole dei propri limiti e non ha deliri di onnipotenza: al contrario di chi, cacciato dal voto elettorale di pochi giorni fa e dal voto referendario di tre anni fa, compie un disperato colpo di coda per mantenere efficace la propria ideologica voglia di manipolazione dell’umano.

Bisognerà – credo possa essere la richiesta più incisiva – che da subito vengano rese pubbliche sia le corrispondenze tra diagnosi e riscontro autoptico per gli aborti cosiddetti terapeutici, sia le cifre di “scarto” degli embrioni prodotti e non impiantati. Non ho dubbi che questi confronti mostreranno l’assurdo divario tra ciò che si sospetta e ciò che la realtà mostra inequivocabilmente.

Che cosa faremo come Scienza e Vita? Ci coordineremo fra di noi e con le tante associazioni che condividono la passione per la vita e l’onestà intellettuale. Con l’obiettivo di sempre: fare chiarezza e impedire il travisamento della realtà.
Potremmo bombardare la signora Livia Turco di messaggi di disappunto, ma temo che chi ha mostrato un tale disprezzo per le opinioni della gente e per le autorevoli voci degli esperti in materia non ne sarà colpita più di tanto. Bisognerà proseguire quella già intensa opera culturale di formazione di una mentalità di accoglienza e di difesa della vita, nella certezza che la verità ha già in sé una potente carica di ragionevolezza. Bisognerà chiedere da subito che vengano attuati tutti i dispositivi per ritornare ad un fedele rispetto dello spirito con cui fu stilata la legge 40: i correttivi a quella legge sono auspicabili solo nella misura in cui sapranno davvero essere rispettosi della grande dignità della procreazione umana. Se e fino a quando non sarà possibile, resti almeno la diga contro il dilagare della barbarie del “figlio-come-tu-lo-vuoi”.

Si discuta con franchezza se è lecito selezionare gli esseri umani: questa è materia di etica e di filosofia. Ma non si affermi che la diagnosi pre impianto è in grado di farlo in modo sicuro e indolore: la scienza medica non si raggira con tanta leggerezza.

Dott.ssa Chiara Mantovani
Scienza e Vita Ferrara
AMCI Ferrara

Anonimo ha detto...

Un errore emarginare i cattolici dalla politica

Il Papa, nell'omelia di domenica 20 aprile allo Yankee Stadium di New York, è tornato a sottolineare il grande contributo che i cattolici possono dare alla costruzione della vita pubblica e del bene comune. «In questa terra di libertà e di opportunità, la Chiesa ha unito greggi molto diversi nella professione di fede e, attraverso le sue molte opere educative, caritative e sociali, ha contribuito in modo significativo anche alla crescita della società americana nel suo insieme... In questa terra di libertà religiosa i cattolici hanno trovato non soltanto la libertà di praticare la propria fede, ma anche di partecipare pienamente alla vita civile, recando con sé le proprie convinzioni morali nella pubblica arena, cooperando con i vicini nel forgiare una vibrante società democratica».
L'apporto dei cattolici alla vita pubblica non è difesa corporativa di interessi particolari, ma è possibilità di costruire opere che rispondano al desiderio di tutti gli uomini e di concepire una politica che sia fatta per la difesa e lo sviluppo di questa operatività sociale e quindi per un incremento del bene comune. È lo stesso tema toccato dal cardinale Scola in Università Cattolica nell'incontro promosso il 18 aprile dalla Fondazione Europa e Civiltà sul concetto di laicità.
È un tema di stretta attualità perché i cattolici rischiano di essere emarginati dalla vita politica. Nello schieramento di centrosinistra l'indifferenza e, in certi casi, l'ostilità verso i principi non negoziabili ha emarginato contenuti e persone di orientamento cattolico. Il centro si pone in alternativa rispetto allo schieramento, più che per il contenuto originale. Il centrodestra può correre il rischio di privilegiare le sue componenti più «muscolari» non valorizzando chi, proprio in nome di un'esperienza cattolica, ha mostrato esempi di buongoverno. Tuttavia, se ciò avvenisse, ci perderebbe di più proprio chi potrebbe avvalersi di questo apporto.
L'emarginazione dei cattolici dalla politica non sarebbe tuttavia il male peggiore. Infatti, più che un potere non intelligente, ciò che sarebbe negativo è, nel lungo periodo, la perdita di originalità, quella che ha reso certi cattolici insipidi e clientelari ai tempi della Dc, altri cattocomunismi ridotti a stampella morale della sinistra e, altri ancora liberisti senza spessore nel centrodestra. Se, invece, pur di fronte a un potere che non dà spazio, si continua a costruire in laboratori locali in collaborazione con altre realtà culturali e politiche mosse dalla sussidiarietà, dal rispetto della persona, dalla ricerca del bene comune, in stretta connessione e al servizio di realtà sociali, produttive, movimenti, luoghi di creazione di un nuovo sapere, il tempo giocherà a favore.



Giorgio Vittadini
Presidente Fondazione per la Sussidiarietà